Permessi per invalidi collegati alle targhe di otto calciatori del Bologna. E’ su questa segnalazione che la magistratura si è mossa e ha accertato una serie di irregolarità, quantomeno sospette. Per ora non c’è nessun indagato tra i calciatori, ma solo persone informate sui fatti per la vicenda delle targhe delle auto che sarebbero associate a un permesso per invalidi riconducibile alla collaboratrice del Bologna Fc Marilena Molinari, realmente invalida. Questa mattina Emiliano Viviano, portiere del Bologna e della Nazionale, e Marco Di Vaio, capitano dei rossoblù, sono stati convocati in Procura dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. Viviano è arrivato in procura alle 9.40 ed è stato interrogato per più di due ore. “Non posso dire niente”, ha detto scuro in volto rivolgendosi ai cronisti dichiarandosi sorpreso della convocazione in procura.
“Nessun giocatore risulta titolare di permessi handicap – fanno sapere i magistrati da piazza Trento e Trieste – ma gli accertamenti tendono a chiarire esclusivamente il motivo per il quale le targhe di alcune vetture dei giocatori risultino associate a permessi handicap”.
Il permesso collegato alle targhe di otto giocatori del Bologna, Viviano, Di Vaio, Portanova, Morleo, Moras, Esposito e Mudingay potrebbe, però, non essere l’unico ad essere utilizzato. Le indagini dei magistrati mirano a chiarire se questi permessi, che formalmente possono essere collegati fino a dieci vetture su cui il titolare del permesso può viaggiare, possano essere stati utilizzati contemporaneamente per transitare nella zona T del centro di Bologna, che comprende via Ugo Bassi, Rizzoli e via Indipendenza.
“Non posso parlare di ciò che ho riferito agli inquirenti neanche ai compagni di squadra”, ha affermato Di Vaio, giunto in procura alle 10 e uscito da una porta laterale dopo due ore. “Sono tranquillo – ha dichiarato al Fatto Quotidiano Di Vaio – perché penso che tutta questa storia si sgonfierà presto. Ci sono problemi molto più gravi”. In mattinata è intervenuto con conferenza stampa anche Gaby Mudingayi. Il centrocampista belga di origini congolesi è tra i giocatori sentiti ieri dalla Polizia municipale perché anche sulla sua auto sarebbe stato trovato un permesso handicap. “Non vedo tutto questo casino e comunque c’è un’indagine in corso”, si è alterato Mudingayi. “Io non ho sbagliato e neanche Marilena”. Marilena è Molinari, appunto, e lavora con il Bologna da dieci anni. E’ lei, raccontano i giocatori, che li aiuta a trovare casa, pagare le bollette, pagare affitti e gestire le pratiche quotidiane. “Io vorrei ringraziare Marilena”, ha affermato Mudingayi in conferenza stampa, “perché quando sono arrivato è stata la prima ad aiutarmi, a trovare casa e per tante altre cose. E’ lei che ci aiuta sempre”.
La donna avrebbe fatto associare i pass alle auto dei giocatori proprio per accompagnarli in centro in commissione e adempimenti burocratici, ma le indagini della procura dovranno accettare se, da parte dei calciatori, ci siano stati degli abusi. Nel caso si accertasse che il pass veniva utilizzato come una sorta di benefit aziendale, i calciatori coinvolti potrebbero finire iscritti al registro degli indagati. Anche entro breve tempo.
L’inchiesta sui falsi pass invalidi, che sta coinvolgendo anche il Bologna Fc, ha già quattro indagati con l’accusa di corruzione. Uno di loro è un impiegato della Coopertone (la cooperativa che si occupa della gestione dei permessi per conto di Atc) che in cambio di 250 euro avrebbe fornito pass handicap a persone non invalide. L’inchiesta è nata dopo alcuni controlli fatti su strada dalla polizia municipale, che si era imbattuta per caso in falsi invalidi e dopo gli interrogatori del procuratore aggiunto Giovannini (titolare del fascicolo) che aveva sentito i dipendenti della Coopertone facendo emergere l’identità dell’impiegato corrotto. Altri accertamenti, dopo l’appello a “costituirsi” caduto nel vuoto, sono stati fatti incrociando i dati dell’Ausl sui bolognesi certificati invalidi e quelli dell’Atc che hanno richiesto il pass.