Il consiglio della Campania rivede e "corregge" la provincializzazione della gestione. I cittadini si rivolgono a Bruxelles. Che deve valutare il piano e decidere se sbloccare i 145 milioni di euro congelati
Napoli e la provincia sono invase dai rifiuti. Dopo Natale anche Pasqua si preannuncia all’insegna della spazzatura, con i turisti impegnati in slalom tra i sacchetti con tanto di foto ricordo. La difficoltà di conferire negli impianti Stir rende la situazione in alcune aree drammatica con continui interventi dei vigili del fuoco per spegnere i ripetuti incendi, soprattutto nell’area flegrea, nei comuni di Pozzuoli e Quarto. Per affrontare la crisi, ormai continua, il consiglio regionale ha approvato, ieri sera, un emendamento, contenuto in una legge di modifica delle competenze regionali in materia di rischio sismico.
Al momento del voto le opposizioni e due consiglieri di maggioranza sono usciti dall’aula. Con l’emendamento si cambiano le precedenti disposizioni che imponevano una gestione su scala provinciale dei rifiuti. La norma è un aiuto alla città di Napoli, ma anche e soprattuto alla Provincia, guidata da Luigi Cesaro, Pdl, che dal momento del suo insediamento non è riuscito a trovare nel territorio un sito dove sversare i rifiuti. Con questa modifica il presidente della Regione Stefano Caldoro può consentire ai territori in difficoltà di smaltire anche fuori provincia. Insomma, Napoli potrà portare rifiuti negli impianti delle altre province che ora sono sul piede di guerra.
La società civile e i cittadini non stanno a guardare. Il Coordinamento regionale rifiuti della Campania ha scritto alle autorità europee evidenziando le criticità presenti nel piano di gestione proposto dalla regione Campania all’Ue. Tra le principali anomalie rilevate: una continuità con la gestione passata, all’elaborazione del piano ha partecipato il professore Umberto Arena, già consulente durante la gestione di Antonio Bassolino, e oggi assessore alla Provincia di Caserta. Non solo. Il piano prevede l’uso delle discariche, a breve termine, e dell’incenerimento, a lungo termine, pratiche in controtendenza con le indicazioni che arrivano dalle direttive europee che impongono riduzione, differenziata e riciclo. Senza trascurare la carenza impiantistica per il trattamento della frazione organica, a valle della raccolta differenziata prevista al 50 per cento. Queste le posizioni del coordinamento. L’Ue ha risposto ai cittadini.
Pia Bucella, direttore all’Ambiente della Commissione europea e a capo degli ispettori Ue, ha annunciato che “l’Unione europea terrà conto delle informazioni trasmesse. Le lettere presentano – si legge nella risposta indirizzata ai cittadini – una serie di osservazioni in merito ai provvedimenti adottati o previsti dalle Autorità italiane per risolvere il problema della inadeguata gestione dei rifiuti nella Regione Campania”. Il piano presentato dalla Regione potrebbe, se soddisferà i requisiti previsti dalle direttive europee, sbloccare i 145 milioni di euro al momento congelati da Bruxelles. In caso contrario la commissione europea potrebbe rivolgersi nuovamente alla Corte di giustizia europea che, a quel punto, potrebbe anche imporre sanzioni economiche all’Italia.