Arresti domiciliari e non custodia cautelare in carcere. Questa la decisione del tribunale del Riesame di Bari nei confronti del senatore Alberto Tedesco, ex assessore alle politiche della salute della Regione Puglia, contenuta in un provvedimento di 22 pagine. La detenzione in carcere è stata disposta dal gip di Bari a febbraio 2011, su richiesta della procura, nell’ambito di indagini riguardanti la gestione della sanità in Puglia durante la prima giunta Vendola, negli anni dal 2005 al 2009. “Parlerò solo dopo aver letto la motivazione del Tribunale di Bari. E apprendo solo ora che sono 22 pagine”, ha commentato Tedesco in serata.
Le motivazioni. Per il tribunale del Riesame di Bari, il senatore Alberto Tedesco può reiterare reati analoghi a quelli per i quali il gip, due mesi fa, aveva disposto il suo arresto in carcere (non eseguibile in quanto parlamentare): corruzione, concussione e turbativa d’asta. E’ quanto è scritto nelle 22 pagine del provvedimento con cui i giudici, accogliendo parzialmente il ricorso dell’indagato, concedono a Tedesco (autosospesosi dal Pd) la detenzione domiciliare. I giudici si sono riservati la decisione sull’appello proposto dalla procura contro il provvedimento del gip che ha rigettato l’arresto per il senatore per il reato di associazione per delinquere.
Il tribunale sottolinea tuttavia che “denota sensibilità istituzionale” il fatto che, dopo l’emissione del provvedimento cautelare, “lo stesso Tedesco abbia chiesto di essere interrogato ed abbia reso ampie dichiarazioni in merito ai fatti addebitatigli”. Questa “condotta processuale” – secondo i giudici – “è tale da escludere sia il pericolo di fuga che quello di inquinamento probatorio”.
Tedesco, “personalità abitualmente coinvolta in vicende antigiuridiche”. Esaminando le esigenze cautelari, nel provvedimento il tribunale rimarca “l’assoluta indifferenza del ricorrente rispetto ai rigori della legge nell’attuare le gravissime condotte addebitategli in violazione delle regole sull’operato dei pubblici uffici; la chiara professionalità nella programmazione dell’attività criminosa; la disinvoltura dimostrata nel fare ricorso ad espedienti e artifici di qualsiasi genere pur di assicurare sia benefici economici ai privati ed ai suoi familiari sia il consenso elettorale a se stesso, condizionando l’attività amministrativa su più aree del territorio nazionale”. Per i giudici, le condotte contestate a Tedesco evidenziano una personalità dell’indagato “abitualmente coinvolta in vicende antigiuridiche tutte animate da una interpretazione dei compiti istituzionali non già come servizio da rendere alla collettività nel rispetto dei valori costituzionali e nell’interesse dell’amministrazione e dei cittadini, ma come mezzo di acquisizione e di gestione del potere di tipo economico, politico, clientelare”.
“Le condotte collusive”. Esaminando poi la figura politica di Tedesco negli ultimi dieci anni, il Riesame sottolinea che, indipendentemente dalla rilevanza penale dei fatti, Tedesco è stato in grado di compiere “condotte collusive” con interventi presso direttori amministrativi e sanitari delle strutture pubbliche e su consiglieri regionali quando era egli stesso consigliere dell’opposizione essendo nel 2002 la Regione amministrata da una giunta di centrodestra.
Da qui la conclusione che “la valutazione di attualità del pericolo di reiterazione si fonda univocamente sui costanti collegamenti” che Tedesco ha ancora oggi cnonché con imprenditori che hanno beneficiato di appalti alla Regione Puglia ed hanno sostenuto la campagna elettorale per l’elezione al Senato”.