In Italia si sta da tempo configurando una zona oscura fra la pianura della democrazia moderna e la montagna della guerra civile. La chiameremo, prendendo a prestito il titolo di un film, La collina del disonore. Nel film, un’autorità stupida e crudele costringe gli uomini ad ogni sorta di umiliazione psicologica nel percorrere in continuazione una artificiale collina di sabbia, godendo così dell’impotenza indotta, a sancire l’intoccabilità dell’autorità e l’impraticabile distanza fra essa e le sue vittime. Tale autorità, pur formalmente legittima, abusa della sua legittimità per imporre ai sottoposti esperienze insopportabili.
Nel nostro Paese almeno la metà dei cittadini è vittima della collina del disonore. Milioni di persone oneste e normali, restie a farsi affascinare dai sinistri bagliori di un carisma costruito sulla prepotenza e il cattivo gusto, incapaci di accettare l’elogio dell’avvilimento della ragione e dell’argomentazione, stanchi dell’esibizione del non senso, degli arrampicatori sugli specchi, dei servi volontari e compiaciuti di ciò, dell’apologia del cinismo, attoniti di fronte all’irrisione della morale pubblica e al proliferare dei suoi cantori, tutti si sentono in qualche modo disonorati senza colpe. L’utilizzo infettivo della colpa sugli innocenti, della malattia sui sani ha una lunga tradizione: quella della strategia delle forze deboli per neutralizzare i forti di spirito e generosi. Seguendo Nietzsche, dobbiamo davvero cominciare a proteggere i forti contro i deboli. Sursum corda!