Il bomber ha deciso di portare indietro il riconoscimento che gli era stato consegnato dal commissario prefettizio Annamaria Cancellieri. Almeno fino a quando la vicenda non si sarà chiarita. Intanto i giocatori cambiano la prima versione: "Sapevamo di poter circolare in centro, ma non che il privilegio fosse collegato a un tagliando riservato ai portatori di handicap"
I due calciatori, così come gli altri compagni coinvolti nella vicenda, avrebbero dunque utilizzato i benefici derivati dall’associazione della targa delle loro auto al pass della Molinari, anche senza che la collaboratrice del Bologna, realmente invalida, fosse a bordo.
Nel filone di indagini sui pass invalidi che riguarda i calciatori rossoblù, condotte dal procuratore aggiunto Valter Giovannini, non c’è nessun indagato ma solo persone informate sui fatti. Al vaglio degli investigatori, infatti, ci sarebbe l’ipotesi che i giocatori coinvolti abbiano effettivamente utilizzato privilegi come l’accesso alla zona T e alla Ztl, ossia a zone a traffico limitato, e come la possibilità di viaggiare sulle preferenziali e di non pagare il parcheggio sulle strisce blu.
Ma va ancora chiarito se i calciatori coinvolti fossero all’oscuro delle modalità di accesso a questi benefit, cioè della possibilità di collegare un pass handicap fino a dieci numeri di targa. A Casteldebole, però, il pass di Marilena Molinari non sarebbe l’unico ad essere collegato alle auto dei calciatori.
I pass invalidi sono tre. Uno farebbe capo alla madre di Marilena Molinari, anch’essa invalida anche se, questa ipotesi, per il momento, non è stata ancora confermata dalle indagini degli inquirenti. Gli altri due pass sarebbero collegati a due auto di uno stesso giocatore che, quindi, avrebbe usufruito dell’accesso alla zona T, via Ugo Bassi, via Indipendenza e Rizzoli, con entrambe le sue vetture.
L’indagine sui pass disabili collegati alle auto dei calciatori del Bologna è nata confrontando i permessi rilasciati da Atc con le targhe associate. “Da questi controlli – ha commentato il procuratore aggiunto Giovannini, titolare del fascicolo – sono spuntati alcuni nomi noti. Visto che si tratta di un contesto sportivo – sottolinea ancora Giovannini – mi auguro che nessuno pensi che stiamo perseguitando il Bologna, stiamo solo seguendo questa vicenda così come ne seguiamo altre”.
Per quanto riguarda il filone dell’inchiesta riconducibile al Bologna Fc, Milena Molinari ha chiesto di essere ascoltata in procura. La convocazione, probabilmente, avverrà dopo Pasqua ma nel frattempo saranno verificate le targhe di tutti i calciatori del Bologna Fc, non solo quelli residenti nel centro storico. Le indagini sui pass disabili, che vede indagati per corruzione due cittadini e un impiegato della Coopertone continueranno con gli accertamenti sugli annullamenti di contravvenzioni con giustificazione accompagnamento handicap. “Saranno controllati – spiega Giovannini – tutte le richieste di annullamento di multe in autotutela in cui si giustifica l’ingresso in centro per l’accompagnamento di un disabile”.
La procura è in possesso anche dell‘intero archivio della Coopertone, la cooperativa che gestiva la concessione di pass disabili per conto di Atc. E proprio dalla comparazione dei dati di Atc con quelli dei registri delle visite mediche dell’Asl effettuate al fine del rilascio del permesso H, che gli inquirenti cercheranno di scoprire quanti falsi pass sono stati rilasciati. “Grazie alla collaborazione dell’Asl e del Dottor Ripa di Meana stiamo procedendo alla digitalizzazione dei dati, per ora solo cartacei”. Una volta creato l’archivio informatico sarà possibile incrociare i dati Atc e Asl dal 2008 ad oggi e scoprire se ai 9000 permessi invalidi attualmente concessi a Bologna corrisponde lo stesso numero di invalidi. Nel caso di esuberi, sarà possibile risalire ai nomi dei falsi invalidi e anche all’impiegato Atc che ha avviato le procedure per la concessione del pass. Ad ogni pass, inoltre, è possibile associare fino a dieci numeri di targa. Al vaglio degli inquirenti ci sono soprattutto pass associati a tante targhe, ma anche quelli associati ad una sola vettura, perché potrebbero essere permessi non validi. Così come quello della donna fermata in Smart, per un controllo dalla polizia municipale, che ha dato avvio all’inchiesta.