I cinni. Che palle. Ma anche, che gioia.
I cinni, che costo. Ma molto meno di andare a mangiare fuori o a farsi degli aperitivi tutte le sere. Almeno finchè sono piccoli.
E poi c’è il lavoro. Che palle. Ma anche che sollievo quando si portano i cinni al nido e ci si va a riposare al lavoro su un campo di Farmvill.
Poi i cinni si ammalano sempre. Che palle. Questo lo dice il capetto che si arrabbia perché la mamma si assenta frequentemente dal lavoro e non produce consuma crepa.
I figli sono per sempre, il lavoro no e capita sempre più spesso che le donne vengano licenziate appena dicono di essere incinta, oppure quando fanno intuire al gerarca sbagliato il loro desiderio di procreazione. In questo ultimo caso, il mobbing è garantito. Ad alcune passa pure la voglia di riprodursi e il capetto può così dormire sonni tranquilli fino a che non gli si ripresenterà la stessa situazione con un’altra donna rigorosamente over 35 .
Poi c’è chi fa il grande passo e dopo nove mesi in cui la futura madre è ttrattata come una malata, inizia il casino per i neo gentori adultolescenti.
Chi ha i nonni umarells è a posto. Cambia poco e niente. Gli si sbolognano i cinni tutto il giorno, ognuno torna a lavorare come niente fosse e il problema è risolto.
Chi non ha i nonni umarells di solito gira uno dei due stipendi della famiglia alla bebisitter o al nido privato, perchè all’asilo pubblico il cinno non glielo hanno preso. Motivo: i genitori lavorano entrambi e guadagnano troppo. Il che è pure vero, lo afferma il modello ISEE.
A Bologna siamo messi così.
Da una recente ricerca di Palazzo Malvezzi è emerso che i genitori bolognesi desidererebbero lasciare i figli all’asilo fino alle 19, avere flessibilità di orario sia in entrata che in uscita. L’asilo aperto il sabato però non interessa visto che, dopo una settimana di lavoro, vogliono trascorrere i uichend in giro coi cinni che vedono poco e niente nel corso della settimana. Nel programma del pidielle sbuca addirittura la proposta di prolungare l’orario degli asili fino all’una di notte per chi è senza nonni.
A Bologna siamo messi così. Un bel casino, se poi a questa problematica asili aggiungiamo una certa arretratezza culturale che vede la donna (e l’uomo) fuori tutto il giorno per realizzarsi con il lavoro al posto di godersi i cinni finchè sono piccoli e prima che diventino delle carogne, le vie d’uscita non ci sono. O meglio, non ci si sforza neppure a cercarne, ma per trovare qualche idea da importare basterebbe osservare cosa avviene in altri paesi Europei avanzati.
La mia amica di feisbuc boloberlinese Sara ad esempio, mi racconta che a Berlino lo Stato dà soldi alle donne quando rimangono incinta, 1000 euro quando partoriscono (epidurale gratutita) e 200 euro al mese per ogni figlio fino ai 18-27 anni di età. Gli asili costano 50-150 euro al mese, c’è posto per tutti. A chi non ha abbastanza entrate, gli viene pagato l’affitto per ottenere una casa più grande e addirittura il passeggino più tutto l’armamentario essenziale da cinno piccolo. A Berlino c’è un tasso di mamme single (e felici) vertiginoso e in pochi mesi di vita nelle lande teutoniche, Sara ha conosciuto più mamme casalinghe là che in anni a Bologna.
Quando le chiedo come è la vita a Berlino, Sara non mitizza certo questa realtà, mi dice che lì è il paese delle cose NORMALI, (ovvero, come dovrebbero essere, e che funzionano). Ogni volta che racconta a un tedesco quanto costa al mese un asilo italiano, il crucco casca dalla sedia. E ha ragione.
Qua a Bologna Sara doveva sempre giustificare il fatto che sua figlia a un anno non andasse al nido (“Nei nidi italiani, non ce l’avrei mandata neanche se fossero stati gratis!” dice Sara) e che non avesse la minima intenzione di tornare al suo determinato lavoro al col senter senza ferie. A Berlino se Sara dice che non lavora e che la figlia duenne non va all’asilo le dicono: “Ma certo, anche il mio sta a casa ..sono ancora così piccoli”.
Scenari irriproducibili a Bologna dove la donna e l’uomo devono (far vedere di) performare a tutti i costi e dove chi legge questo post e vuole continuare a conciliare lavoro e cinni piccoli dirà piccato/a “Bellissimo il modello Berlino, però in Italia ci sono meno soldi e soprattutto vengono spesi malissimo”.
A questo/a Sara risponderebbe così: “In Italia i soldi vengono spesi malissimo. A Berlino gli stipendi sono più bassi che nel resto della Germania e vivi con poco. Con 20 euro riempi il carrello del supermercato, le case costano mille euro al metro quadro (quindi un garagggg a bologna = bilocale a Berlino) e in certe zone con 500 euro affitti un’appartamento con due camere, sugli 80 mq, il costo bolognese di un posto letto in doppia per studenti”. Ci meritiamo tutto. Grazie Berlino per avercelo ricordato.

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