Sospendere il trattato di Schengen “in caso di falle sistematiche e fino a quando il problema non sarà risolto”. Secondo quanto riferisce l’Eliseo è questa la proposta che la Francia porterà al vertice con l’Italia di martedì prossimo a Roma. L’idea d’oltralpe è che una sospensione dell’accordo che autorizza la libera circolazione di cose e persone all’interno dei Paesi dell’Unione Europea aderenti, posso aiutare a tamponare gli straordinari flussi di migranti dalla Tunisia e dalla Libia. In serata è arrivata la smentita da parte dell’Unione Europea, secondo cui “le autorità francesi hanno chiarito alla Commissione di non avere alcuna intenzione di introdurre controlli alle frontiere interne o di avere mai ipotizzato una sospensione degli accordi” di Schengen. “E’ stato un malinteso”, ha riferito Michele Cercone, portavoce della Commissaria europea per gli affari interni Cecilia Malmstrom. Il presidente franmcese Nicolas Sarkozy ha intanto fatto sapere oggi di aver accettato l’invito di Mustafa Abdel Jalil, leader del Consiglio nazionale transitorio libico. Sarebbe il primo capo di Stato a visitare Bengasi.
Non si ferma infatti il fronte diplomatico al lavoro sul conflitto libico. Russia e Grecia hanno annunciato la loro disponibilità come mediatori, “nel caso fosse necessario”. Il premier greco George Papandreou ne ha discusso con il presidente russo, Dmitri Medvedev, in una telefonata confermata dal Cremlino. E oggi il senatore americano John McCain è volato a Bengasi dove, nel pomeriggio, incontrerà i leader del Cnt. Al suo arrivo, l’ex candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2008 è stato accolto da una cinquantina di manifestanti al grido di “Libia libera, Gheddafi vattene, grazie America, grazie Obama”.
Sul fronte militare, almeno tre forti esplosioni sono state sentite questa notte a Tripoli. Secondo fonti locali, si tratterebbe della nuova fase dei bombardamenti Nato annunciata nei giorni scorsi dai vertici militari. I raid dell’Alleanza si concentreranno sulle linee di comunicazione all’interno e nei dintorni della capitale. La tv di Stato libica ha infatti riferito dell’interruzione delle linee telefoniche in alcune aree del Paese.
E continuano anche gli scontri tra i ribelli libici e le forze di regime. Al confine con la Tunisia, gli insorti consolidano le vittorie di ieri. Sono rientrati in Libia il centinaio di miliziani lealisti che ieri avevano sconfinato in territorio tunisino e si era consegnati alle autorità locali. Non è ancora chiaro se i soldati – considerati dal regime come disertori – siano stati arrestati dai ribelli o si siano uniti a loro. Con la loro defezione, da ieri gli insorti hanno preso il controllo dell’avamposto di Dhiba, sostituendo il vessillo verde simbolo del regime con una bandiera monarchica. Un trattore ha demolito il grande ritratto del Muammar Gheddafi che, fino a ieri, si trovava sul confine. Anche a Misurata, i ribelli che controllano il centro della città stanno avendo la meglio sui soldati del Colonnello: un gruppo di brigate fedeli al rais è stato circondato e, secondo quanto riferisce la tv ‘Al Jazeera‘, è in corso una trattativa per la loro resa.
Ieri notte sono infine arrivate a Bengasi le salme di Tim Hetherington e Chris Hondros, i due fotografi uccisi in un attacco delle forze lealiste a Misurata. Una trentina di persone hanno reso omaggio ai due fotoreporter in una cerimonia notturna. Nella hall dell’albergo Tibesti sono state disposte due macchine fotografiche circondate da candele. “Sono degli eroi. Sono venuti qui per testimoniare del conflitto al resto del mondo”, ha dichiarato Abdel Hafiz Ghoqa, rappresentante del Cnt di Bengasi.