Per i nemici della pena di morte arriva una buona notizia da Londra. Il Regno Unito ha infatti deciso la messa al bando della vendita agli Stati Uniti delle sostanze usate per comporre la miscela dell’iniezione letale.
Nello specifico, i farmaci banditi sono il potassio cloride, sostanza che blocca l’attività cardiaca, il potente sedativo pentobarbital e il rilassante muscolare pancuronio bromide. Il mix di questi tre composti è il liquido che viene iniettato nelle vene dei condannati alla pena capitale.
La decisione è stata formalizzata dal ministro del Commercio, il liberal-democratico Vince Cable, con l’auspicio che tutta l’Europa possa seguire l’esempio. Ma nulla sarebbe stato possibile senza la pressione esercitata da Reprieve, l’organizzazione non governativa britannica in prima linea nella lotta contro la pena di morte.
In realtà, gli States hanno cominciato a rivolgersi alla Gran Bretagna solo di recente. Dal 2010, quando la Hospira decide di bloccare la produzione di sodio thiopental, il farmaco che utilizzava il boia al posto dell’attuale pentobarbital).
In crisi di rifornimenti, le autorità carcerarie statunitensi decidono così di rivolgersi all’estero e la scelta cade su una piccola farmaceutica inglese, la Dream Pharma. Nell’ottobre del 2010, Jeffrey Landrigan viene ucciso in un carcere dell’Arizona, con sodio thiopental importato dalla Gran Bretagna. L’episodio fa muovere gli avvocati di Edmund Zagorsky, da 28 anni nel braccio della morte in Tennessee. I suoi legali contattano Reprieve che avvia la sua campagna contro l’export di queste sostanze. E il successo di tale iniziativa è confermato dal recente bando del governo di Londra.
“La Gran Bretagna fa da guida nel terminare la complicità con la pena di morte negli Stati Uniti, e questo è molto positivo”, ha dichiarato al quotidiano The Guardian il direttore di Repieve, Clive Stafford Smith. Tuttavia, al di là della soddisfazione del momento, la battaglia non può considerarsi finita. Stafford Smith ha infatti messo in guardia: “Gli stati americani in cui vige la pena di morte ora si rivolgono a una compagnia danese”.
Il riferimento è alla casa farmaceutica Lundbeck, multinazionale con sede a Copenhagen, che rifornisce ora gli Stati Uniti di pentobarbital. E che potrebbe continuare a farlo in futuro, aumentando i suoi affari, approfittando della moratoria imposta nel Regno Unito
Secondo quanto ricostruisce ancora l’articolo del Guardian, Lundbeck ha rifiutato di bloccare in assoluto la vendita di pentobarbital, anche se, messa sotto pressione da diversi gruppi attivi sul versante dei diritti umani, si è impegnata nel chiedere alle autorità carcerarie americane di non usare la sostanza di sua produzione (a quanto pare, al momento, con scarsi risultati). Il ministro degli Esteri danese Lene Espersen, da parte sua, afferma di non poter influire direttamente sull’azienda produttrice, poiché il farmaco sarebbe prodotto dalla multinazionale nel suo stabilimento in Kansas.
Vero impedimento, o scusa che sia, una cosa è certa. Un singolo stato può dare anche l’esempio, ma da solo non porta avanti efficacemente una causa che coinvolge per forza di cose i governi di molti Paesi. Ragione di più per auspicare un bando nell’esportazione delle sostanze letali che si estenda almeno a tutta l’Europa.