Quei tredici candelotti, i ventuno detonatori e i metri di miccia trovati nel giardino della casa palermitana di Massimo Ciancimino, erano sufficienti a far esplodere l’intero immobile di via Torrearsa. “Se l’esplosivo fosse stato innescato, sarebbe potuto saltare in aria l’intero palazzo”, conferma il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che ieri aveva appreso della presenza della dinamite dallo stesso figlio di don Vito nel corso dell’interrogatorio nel carcere di Parma. “Non era innescato – aggiunge – e dobbiamo attendere la relazione tecnica, ma sembra vi fosse il pericolo di un auto-innesco accidentale”. La procura di Palermo sta valutando la posizione di Ciancimino jr anche per l’esplosivo trovato in casa, oltre che per il reato di calunnia aggravata ai danni di Gianni De Gennaro.
I magistrati, infatti, non considerano convincenti le spiegazioni del superteste che ha raccontato di avere ricevuto per posta una settimana fa l’esplosivo, bagnandolo e poi nascondendolo, senza denunciare il fatto per non suscitare allarme.
Intanto il giudice per le indagini preliminari, Alessandro Conti, dopo un interrogatorio durato circa due ore e mezzo, ha convalidato il fermo del super teste del processo sui legami tra Stato e stragi mafiose.
Questa mattina, fuori dalla casa circondariale di massima sicurezza di via Burla, sono arrivate solo le parole dell’avvocato di Ciancimino, Francesca Russo: “Il mio assistito – dichiara il legale arrivato a Parma direttamente da Palermo – è sempre più scosso. Secondo l’avvocato difensore, infatti, Ciancimino sarebbe in pensiero per la sua famiglia: “E’ molto preoccupato, come lo è stato in questi giorni dopo che gli è stato recapitato il pacco bomba a Palermo – commenta la Russo -. Ha infatti voluto nascondere tutto in giardino allontanando i propri famigliari, proprio per non farli spaventare e per proteggerli. Ieri però è stato lui stesso a denunciare la presenza dell’esplosivo ai magistrati, ribadendo la sua estraneità nella falsificazione del documento consegnato alla procura riguardante l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro”.
Una situazione ingarbugliata e poco chiara, che secondo i pm palermitani, che ieri hanno interrogato Ciancimino per oltre 3 ore, potrebbe anche nascondere la presenza di un burattinaio alle spalle del superteste, o comunque di qualcuno che miri a smontare le accuse da lui sollevate verso il mondo politico e delle forze dell’ordine. Ma il legale difensore di Ciancimino junior smentisce ci sia una figura che manovra il suo assistito: “I documenti che ha consegnato in procura sono quelli di suo padre che ha trovato, non ha idea se qualcuno possa averli manomessi. Lui sicuramente no”.
di Caterina Zanirato