Genchi, chi era costui? Bene ha fatto Marco Travaglio a sollevare la questione del silenzio, quasi tombale, che ha circondato la notizia del prosciglimento “perchè il fatto non sussiste” di Gioacchino Genchi, l’uomo che era stato indicato alla pubblica opinione come il nuovo mostro, una sorta di Girolimoni delle intercettazioni, un violentatore della privacy, un mostro che aveva messo sotto controllo 10 milioni di cittadini.
L’incredibile cifra fu sparata, a reti seminunificate, dal solito Berlusconi che pur di proteggere sè stesso non ha mai esitato e mai esiterà a farsi scudo dei connazionali, trasformati in bersagli a sua difesa. In quell’occasione il satrapo di Arcore si presentò in Tv e annunciò che stava per essere rivelato “il più grande scandalo della Repubblica“, che una banda composta da toghe rosse e da spioni infedeli aveva messo in pericolo le sorti della Repubblica. Le sue allarmate parole furono condivise da un coro trasversale che denunciò il pericolo golpista, non quello rappresentato da Berlusconi ovviamente, ma dal signor Genchi che per altro non conocevamo allora e non conosciamo oggi.
Ebbene, il clamoroso complotto è stato liquidato con un’alzata dispalle dai giudici di Roma, quelli che pure erano stati lodati quando avevano aperto il procedimento. Che fine ha fatto il clamoroso complotto? Dissolto, ridotto in polvere, non resterà traccia neppure negli archivi della procura di Roma. Eppure quegli stessi Tg che diedero la notizia con grande rilievo, talvolta in apertura, con tanto di dichiarazioni sdegnate, hanno quasi cancellato il proscioglimento, non hanno ritenuto di fare un titolo, non hanno dato la parola a Genchi, non hanno ridato memoria delle bufale berlusconiane assunte come verità. Qui non si tratta più di garantire la par condicio tra le forze politiche, ma più semplicemente di rispettare i più elementari principi deontologici, di dare le notizie, anche quelle che non piacciono al padrone.
Per queste ragioni, ci permettiamo di chiedere alle associazioni professionali e sindacali dei giornalisti di sollecitare solo e soltanto che una verità calpestata ed una dignità ferita, quella di Genchi, siano ripristinate. E la stessa cosa chiediamo alle autorità di garanzia, alla commissione di vigilanza, al presidente Garimberti: in questa Rai il diritto di replica spetta solo a Berlusconi e alla sua corte, o è ancora previsto anche per gli altri cittadini? In queste settimane a Berlusconi è stato consentito di insultare a videocassette unificate i suoi giudici e la magistratura in generale, si vorrà ora consentire ad un cittadino imputato, dunque nella situazione di Berlusconi, ma che è stato prosciolto di proclamare la sua verità e la sua innocenza? Tanto più che al cittadino Genchi non è venuto neppure in mente di farsi una prescrizione su misura.