Renzi non ha problemi a giustificare questa decisione con le motivazioni più strane, tra le quali che c’è da lavorare sempre e comunque per superare la crisi aumentando le vendite; come se la crisi si risolvesse con la vendita di magliette nel centro di Firenze e non sostenendo i redditi e risolvendo il problema della precarietà di chi non può comprare nulla perché non ha una lira.
Ricorderete che pochi mesi Renzi fa era andato a Canossa, anzi, ad Arcore, nella tana del lupo. Su questo punto stavolta il sindaco si allea con l’altra nemica di lavoratori e lavoratrici: Emma Marcegaglia, schierata per l’apertura dei negozi. Fosse per lei, negozi e fabbriche dovrebbero restare aperti anche a Natale.
Poi Renzi spiega perché si può e si deve lavorare anche il giorno della festa dei lavoratori. Ma è semplicissimo! Perchè il primo maggio non è la festa dei lavoratori, ma della libertà di lavorare o non lavorare. Citiamo testualmente: “Continuiamo a pensare che il primo maggio sia una festa di libertà quindi è giusto che chi vuol restare aperto stia aperto e chi vuole chiudere chiuda. Allo stesso modo chi vuole lavorare deve poter lavorare e chi preferisce non farlo è giusto che non lavori”. Oh bella. Nel mondo delle fiabe di Renzi non sono i padroni dei negozi a decidere di restare aperti, ma i lavoratori: è la loro festa, del resto! Ma come no, è semplicissimo: i commessi e le commesse, spesso precari e quindi completamente ricattabili, la settimana prossima decideranno se aprire il loro negozio o no. I proprietari accetteranno questa decisione democratica presa dai loro lavoratori e si comporteranno di conseguenza. Renzi, ci sei o ci fai? Ti sembra uno scenario plausibile?
Infatti, appena la Cgil ha paventato uno sciopero dei commessi, Renzi ha rilanciato: quel giorno facciamo lavorare gli interinali, e tutti saranno contenti! Perché come Renzi probabilmente sa, gli interinali e i precari non possono dire di no, a nulla: basta un no, basta alzare la testa una volta per essere lasciati a casa. Perché non approfittarne e farli lavorare anche il primo maggio al posto dei commessi tutelati da un contratto a tempo indeterminato? Altro che libertà di lavorare e non lavorare.
Una controproposta: qualche anno fa San Precario lanciò un anatema contro le catene commerciali di Milano che avrebbero tenuto aperto il primo maggio. Quel giorno, le catene aperte vennero chiuse dai precari e dalle precarie con la campagna “picchetta la catena”. Quel giorno sì che i lavoratori hanno deciso di tenere chiuso il loro negozio. I padroni se lo ricordano ancora, quel giorno, e da allora non ci provano più ad aprire nel giorno della festa “della libertà di lavorare o non lavorare”. Forse anche a Firenze qualcuno dovrebbe porsi il problema di come decidere, liberamente, se quel giorno si lavora o no nei negozi del centro…
Vignetta di Arnald. Per ingrandire clicca qui