Il processo per abuso d’ufficio potrebbe morire con la prescrizione breve senza nemmeno una sentenza di primo grado. Nonostante le testimonianze di 13 famosissimi vip dello spettacolo
Uno stuolo di attori e attrici di fama interrogati in gran segreto in una caserma della Finanza di Roma a confermare che, sì, era Zeffirelli il vero padrone di casa, non l’amministratore della società ufficialmente titolare dell’immobile. Il custode della villa, testimone di tutti i segreti di 30 anni di vip a Positano, che anziano e pieno di acciacchi, a sorpresa viene in aula e conferma alcune tesi della Procura di Salerno. E la disperata corsa contro il tempo per strappare almeno una sentenza di primo grado prima che Santa Prescrizione faccia il miracolo di cancellare l’accusa a Zeffirelli di essersi appropriato illegalmente della scogliera a sud delle ‘Tre Ville’, che si affaccia sulla costa della frazione di Arienzo.
Sembra la trama di uno sceneggiato a puntate. Zeffirelli avrebbe potuto dirigerlo. Ma lui, il regista di ‘Gesù di Nazareth’ che dava del tu a Liz Taylor e Rudolph Nureyev, servendo loro un drink nella cucina della villa dalle mattonelle acquistate a Sorrento, ormai a Positano non viene più. La villa, venduta. Se l’è presa l’anno scorso un albergatore sorrentino che l’ha trasformata in un resort superlusso. L’amore per la Divina Costiera, finito. A 88 anni il regista sta preparando le sue ultime volontà: sepoltura nel cimitero di San Miniato al Monte, nella sua Firenze, accanto al piazzale Michelangelo (il più tardi possibile, ci auguriamo); il suo archivio a Roma, dove promuove una Fondazione. Nulla per Positano.
Il rapporto tra Zeffirelli e la costiera amalfitana si è incrinato parallelamente con l’avanzare delle indagini e dei conflitti sui lavori di adeguamento e ristrutturazione della villa. Lo riassume benissimo il giornalista Ermanno Corsi in un suggestivo articolo sui rapporti tra Zeffirelli e Positano: “Via via Zeffirelli è diventato “un personaggio scomodo” e il rapporto con il Demanio marittimo molto conflittuale. Per meglio adeguare le “Tre ville” alla propria visione estetica e dare maggiore “sottolineatura paesaggistica” al sito, Zeffirelli realizzò lavori edilizi che non vennero più ritenuti “semplici adeguamenti”, ma interventi di notevole ristrutturazione. Da qui quel contenzioso con il Comune, le Sovrintendenze, il Demanio diventato progressivamente un’aspra vicenda giudiziaria”. Aspra al punto da sfociare in due processi. Quello per violazioni edilizie, conclusosi con la prescrizione in appello. E quello attualmente nel vivo, con l’accusa di abuso d’ufficio. Ma per spiegare le liti e i processi bisogna fare molti passi indietro e descrivere per sommi capi la mole di carte e di informazioni raccolte dal pm di Salerno Roberto Penna nell’ambito dell’inchiesta. Iniziando dal contratto di acquisto delle ‘Tre ville’, poi diventate a furor di popolo ‘Villa Zeffirelli’. E’ un contratto datato 1948, è scritto a penna. Nel delineare i confini della proprietà si legge che l’immobile acquistato dall’Ipa, la società riconducibile a Zeffirelli e in seguito ai suoi figli adottivi, “confina a sud con la scogliera del mare”. Immagine poetica, ma giuridicamente equivoca. La scogliera è demaniale. Non può essere ne venduta ne comprata. Comunque negli anni ’50 l’Ipa ottiene su quel tratto di scogliera una concessione per l’alaggio delle barche. Zeffirelli la utilizza per ospitare via mare attori, cantanti, scenografi, mentre intorno alle ‘Tre ville’ ronzano decine di paparazzi. Poi i presunti abusi. Nei primi anni ’90 l’Agenzia del demanio ingiunge all’Ipa il pagamento di 124 milioni e 599.040 lire per l’occupazione di abusiva di 1315 mq di scogliera ‘antropizzata’ dalla presenza di vialetti, pergolati e altri interventi utili a ‘Villa Zeffirelli’.
Sono gli anni in cui il regista si butta in politica, partecipa alla fondazione di Forza Italia, ne diventa senatore. Si apre una trattativa per transare e annettere quel tratto di scogliera – uno ricadente interamente in una particella, e l’altro parzialmente in una seconda particella – alla proprietà della villa. Il legale di Zeffirelli strappa gli ok di due funzionari del demanio tra Salerno e Roma. Nel giugno 2003 l’accordo è definitivamente concluso. Ma il pm scoprirà due anomalie, per le quali chiede e ottiene il rinvio a giudizio di Zeffirelli, del legale e dei funzionari del demanio. La prima è che la ‘sdemanializzazione’ di un bene deve passare attraverso una procedura che ne prevede la messa all’asta, e così non è stato. La seconda è che nell’accordo le ‘Tre ville’ si annettono le due particelle per intero, dunque un tratto di scogliera di 4000 mq, non solo la porzione di 1315 oggetto del contenzioso.
Per farla breve. Nel corso del processo l’accusa ha bisogno di dimostrare che Zeffirelli, difeso da Ghedini, è l’effettivo titolare della villa. La figlia del custode, sul punto, smentisce, afferma che gli inviti partivano dall’amministratore dell’Ipa, e si becca gli strali del pm, che chiede l’acquisizione degli atti per falsa testimonianza. A quel punto c’è bisogno di una nuova deposizione del custode, che ha già parlato (e molto) durante le indagini preliminari. Ma ha 87 anni, è in dialisi. Uno, due, tre rinvii. Il pm ottiene che il Tribunale si sposti nell’aula consiliare di Positano per andare incontro alle difficoltà del testimone chiave del processo. Il custode comunica che non è il caso, e il 25 marzo riesce con grande sforzo a venire a Salerno per confermare che era Zeffirelli personalmente a ricevere i suoi amici e a dare ordini sugli interventi da realizzare nella casa. Nel dubbio, però, il pm si era cautelato. Come? Inviando i finanzieri negli archivi dei principali rotocalchi come Novella 2000 e Gente per fotocopiare copertine, foto e articoli sul dorato mondo degli ospiti di Zeffirelli a Positano. Dai pezzi e dalle didascalie esce un elenco, comunque incompleto, di almeno 15 vip che sono stati nelle ‘Tre ville’ (in una foto si intravede un irriconoscibile Enrico Montesano con barba e baffi, affianco a Carlo Verdone, Rita Rusic, Vittorio Cecchi Gori). I finanzieri li rintracciano, e insieme al pm li convocano a uno a uno in una caserma di Roma. Così, a raffica, e secretando gli atti per evitare una fuga di notizie, vengono sentiti i quattro sopracitati più Mariangela Melato, Renzo Arbore, Sydne Rome, Gina Lollobrigida, Manuela Arcuri, Gabriel Garko, Carla Fracci, Valeria Marini. Riccardo Cocciante e le gemelle Kessler erano all’estero, e non possono testimoniare. Con eccezione della Lollo (“mai stata da Zeffirelli”) e della Rome (“sono stata in un’altra villa, quella di Carlo Ponti e Sophia Loren a Conca dei Marini, per girare una scena di un film”), tutti gli altri confermano che il padrone di casa era Zeffirelli. La più precisa e circostanziata è la Fracci, che aggiunge di non conoscere chi sia l’amministratore dell’Ipa. I verbali, che costituiscono un supplemento di indagine, vengono letti dal Tribunale e dai legali degli imputati. Se il custode non avesse testimoniato in aula, il pm avrebbe chiamato in aula i vip dello spettacolo per confermare quanto detto in caserma.
Non ce ne sarà bisogno. A giugno ci sarà la requisitoria del pm e l’arringa di Ghedini, un evento nell’evento. A meno che la prescrizione breve non sia diventata legge (senza, scatterebbe solo a fine 2011). Spazzando via anche questo processo sulla scogliera di una delle più belle e famose residenze estive del mondo.