"Io voto contro. L'Italia ha già fatto abbastanza, senza avere nulla in cambio sul tema immigrazione" è il commento del ministro della Semplificazione del Carroccio, Roberto Calderoli. Ma il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, spiega: "Lo chiede la Nato. Saranno missioni con missili di precisione su obiettivi precisi"
E’ arrivato il sì italiano ai bombardamenti in Libia. “Non bombardamenti indiscriminati”, ha chiarito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ma “missioni con missili di precisione su obiettivi precisi”. Con il via libera del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l’Italia accoglie la richiesta della Nato di prendere parte ad “azioni mirate“. Dopo una telefonata con il presidente Usa, Barack Obama, il premier ha informato il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, e il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, spiega La Russa, è stato avvertito prima della diffusione del comunicato ufficiale da parte di Palazzo Chigi. La decisione italiana sarà anche al centro dell’incontro di domani con il presidente della Repubblica Francese, Nicolas Sarkozy, in occasione del vertice intergovernativo previsto a Roma. Il calendario prevede poi che il governo informi il Parlamento sulle azioni mirate in Libia, e i ministri degli Esteri e della Difesa si sono detti pronti “a riferire immediatamente” davanti alle Commissioni congiunte Esteri-Difesa.
“Il mio voto in questo senso non l’avranno mai. Abbiamo già fatto abbastanza”. E’ arrivato a caldo il primo commento alla decisione italiana di partecipare ai bombardamenti in Libia. E viene proprio da un membro del governo, il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli che aggiunge: “Personalmente non avrei dato neanche questa disponibilità se non in cambio di un concreto concorso delle forze alleate al respingimento dell’immigrazione clandestina e alla condivisione del peso dei profughi”. Ma non è in corso nessuna crisi di governo, ci tiene a sottolineare Calderoli. Un fermo no arriva anche dal collega di partito, il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli. Critico anche l’intervento di Felice Belisario, presidente dei senatori dell’IdV, secondo cui “tradendo ancora una volta la Costituzione e rimangiandosi quanto detto appena dieci giorni fa, il governo Berlusconi porta l’Italia in un’altra guerra senza un preventivo confronto in Parlamento”. Più cauta è Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato del Pd. “Il nostro riferimento continua ad essere la risoluzione 1973 dell’Onu – ha dichiarato – Se verranno confermati i confini di quella risoluzione il Pd non farà mancare il suo assenso”. La notizia è stata invece accolta positivamente dal vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, secondo cui “è un bene che l’Italia faccia il suo dovere fino in fondo”. “Ma sarebbe stato bene farlo in autonomia – prosegue Bocchino – e non facendosi tirare la giacchetta da Obama”.
Secondo quanto riferisce il ministro La Russa, sarebbe stata la situazione sempre più critica della città di Misurata a convincere il governo italiano ad intensificare il suo intervento. Sulla città, che oggi è stata dichiarata di nuovo libera dai ribelli, piovono ancora i razzi Grad delle forze lealiste. Il bilancio di oggi è stato di 30 morti e 60 feriti. “Violenti scontri sono ancora in corso nei sobborghi occidentali, ma il resto è pulito”, spiegano gli insorti. Alcuni militari di Gheddafi sarebbero ancora nascosti in città, ma si tratterebbe di singoli e non di gruppi organizzati. Da Misurata sono stati evacuati circa 140 civili, tra libici e tunisini, portati in Tunisia a bordo di una nave inviata dal Qatar. Tra questi, alcuni feriti e anche bambini e anziani.
Ma gli scontri continuano in tutto il Paese. E’ di almeno quattro morti e nove feriti il bilancio dell’attacco condotto dalle forze lealiste contro la città di Zintan, nell’ovest della Libia, dove sono stati lanciati razzi Grad. Secondo quanto riferisce un medico tunisino, una bambina di quattro anni con una pallottola in testa e un uomo ferito allo stomaco e a una gamba sono stati trasportati negli ospedali vicino al confine con la Tunisia. In serata, alcuni testimoni raccontano di tre forti esplosioni sentite nella zona est di Tripoli. Non è ancora chiaro su quali obiettivi. E’ invece della scorsa notte il raid della Nato che ha colpito la caserma e residenza di Muammar Gheddafi, a Tripoli, radendo al suolo un edificio e danneggiando una sala in cui il raìs teneva le sue riunioni. Il bombardamento su Bab-al-Azizia ha causato 3 vittime tra i civili e 45 feriti, di cui 15 gravi, ha denunciato il regime, che ha parlato di “attentato alla vita di Gheddafi”. Che però “è vivo, sta bene ed è di ottimo umore”, riferisce un portavoce. Le bombe dell’Alleanza, secondo Seif al Islam Gheddafi, uno dei figli del Colonnello, “spaventano solo i bambini, è impossibile che ci facciano paura o che ci inducano ad alzare bandiera bianca”. Tutta la missione internazionale, secondo Gheddafi jr, è “una battaglia persa”, destinata a fallire perché sostenuta da “traditori e spie” e “la storia ha dimostrato che nessuno Stato può contare su di loro per vincere”.
E se il Papa, nel messaggio Urbi et Orbi al termine della messa di Pasqua, si è augurato che in Libia la diplomazia e il dialogo prendano il posto delle armi, il senatore americano John MacCain, ha esortato gli Stati Uniti ad intensificare i bombardamenti aerei sulla Libia sostenendo che lo stallo militare prolungato favorirebbe Al Qaida. “Se preoccupa il rischio che Al Qaida possa prendere parte al conflitto, non c’è nulla di cui possa beneficiare di più che una situazione di stallo”, ha detto MacCain, che nel fine settimana è stato a Bengasi. Una visita nella città roccaforte dei ribelli è stata annunciata anche dal Ministro degli Esteri Franco Frattini, che, ha assicurato, andrà “a breve” a Bengasi per “inaugurare il consolato italiano”. Intanto il leader del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, ha riferito che il Kuwait ha stanziato 177 milioni di dollari per aiutare i ribelli libici.