Oltre 500 milioni di debito, tra Comune e partecipate. Ma a Parma, le società a partecipazione pubblica continuano a chiedere prestiti, senza preoccuparsi più di tanto, il sindaco Pietro Vignali e le società da lui create hanno bisogno di liquidità, visto il rischio bancarotta. E adesso il bando per la richiesta di prestiti non passa nemmeno dal consiglio comunale.
Proprio di qualche giorno fa, infatti, la pubblicazione di un bando di gara rivolto alle banche da parte di Parma Infrastrutture spa, una società interamente comunale, per un mutuo di 30milioni di euro. Un debito, che la società inizierebbe a pagare dal 2013, ammortato in 20 anni.
Mentre tutte le altre partecipate di Parma si trovano quindi a dover fare i conti con la guardia finanza in casa – considerate le numerose visite ricevute negli ultimi mesi -, la nuova Parma infrastrutture gode di ottima salute essendo operativa da poco e potrebbe continuare a chiedere ciò che le altre non possono più. Soprattutto avendo ricevuto da poco alcuni immobili e una fetta di azioni di Stt e di Iren, altre partecipate del Comune, dal valore di circa 20 milioni di euro. Il senso di tale indebitamente sfugge quindi ai più, se non ipotizzando una necessità di liquidità per intervenire un po’ ovunque visto che il Comune e le altre partecipate sono bloccate dai debiti pregressi.
Una richiesta di liquidità che fa insospettire e preoccupare, dato che i debiti del Comune sono già abbastanza e questi 30milioni aggraverebbero la sua posizione. Parma infrastrutture, infatti, è interamente comunale, con un cda di nomina totalmente comunale. E mentre i consiglieri dell’opposizione iniziano a sollevare dubbi di merito e di utilità sull’operazione, il Comune spiega che è un modo per fare investimenti con sgravi fiscali e senza i vincoli del patto di stabilità.
“La clausola più interessante e significativa è quella relativa al fido bancario di preammortamento – afferma il capogruppo del Pd Giorgio Pagliari -. In base a questa clausola, infatti, la banca dovrà erogare, in via di anticipazione, a Parma Infrastrutture a semplice richiesta di quest’ultima, fino ad un massimo di 20 milioni di euro. In buona sostanza, questa operazione, che dovrà essere garantita da fideiussione del Comune di Parma, consente a Parma infrastrutture di avere un prestito immediato e di cominciare a pagarne gli oneri solo tra quasi due anni. Il senso dell’operazione è chiaro: assoluta urgenza di liquidità, impossibilità, quanto meno nell’immediato, di sostenere gli oneri degli interessi bancari; spostamento in avanti degli obblighi nei confronti della banca mutuante». La domanda, a questo punto, sorge spontanea:
“Come può – prosegue Pagliari – una società partecipata garantire, prima della decisione del consiglio comunale, che il comune di Parma concederà fideiussione” Chi ha permesso la spendita del “nome” del Comune in assenza dell’autorizzazione dell’organo competente?”. Domande a cui risponde con una nota il vicesindaco Paolo Buzzi: “La società non ha un proprio reddito e deve necessariamente reperire sul mercato le risorse per realizzare opere e manutenzioni o in alternativa andare avanti con risorse trasferite direttamente dal Comune. Il vantaggio che ha il Comune con Parma Infrastrutture è rappresentato dal fatto che la società ottiene benefici fiscali, come ad esempio l’Iva, che consente un notevole risparmio se si considerano gli investimenti di milioni di euro. L’eventuale garanzia fideiussoria e l’ammontare che il Comune è tenuto a prestare – conclude Buzzi – rappresenta una condizione che si verificherà quando la gara sarà espletata e solo in quel momento il consiglio comunale sarà chiamato a esprimersi”.
Il tutto assume una luce ancora diversa se lo si rilegge alla luce del fatto che il 30 aprile (il bando pubblicato da Parma infrastrutture scade il 22 aprile) entra in vigore il regolamento sulle società partecipate, previsto a febbraio, proprio dopo la donazione delle azioni Iren e Stt e a Parma Infrastrutture. E, quindi, alla vigilia di una nuova disciplina che introduce il controllo comunale sulle operazioni di indebitamento da parte delle partecipate, che finora hanno creato una voragine da 500milioni di euro di passivo, prevedendo una apposita deliberazione consiliare per ogni assunzione di mutuo da parte delle società comunali.
di Giulio Colla