L'ultima strategia per uscire dal pantano libico è quella di ammazzare il Raìs. L'ipotesi, condivisa da Inghilterra e Stati Uniti, viene rilanciata oggi da un'analisi di Guido Olimpio sul Corriere della Sera
L’Italia sceglie di non stare più nel mezzo e si getta a testa bassa dentro la crisi libica. Anche Berlusconi bombarderà. Lo ha detto ieri, sollevando un prevedibile polverone politico guidato dalla Lega. Il ministro degli Esteri Franco Frattini assicura che non c’è la necessità di votare questa nuova escalation italiana nella guerra. Ignazio La Russa assicura: “Saranno raid mirati”. Ecco, questo appare oggi il punto. Mirati su cosa e soprattutto su chi? Sullo scacchiere internazionale, infatti, da giorni è tornata a imporsi l’ipotesi, ventilata all’inizio del conflitto, e poi rimessa nel cassetto, di uccidere Gheddafi. “Tagliare la testa al serpente”. Questa la bomba lanciata da Lindsey Graham, senatore repubblicano e membro influente della Commissione difesa. Tradotto: fare fuori il Raìs. A raccontare la possibile virata è oggi Guido Olimpio dalle colonne del Corriere della Sera. Che squaderna fatti come indizi: i bombardamenti di ieri sugli uffici di Gheddafi e l’arrivo dei Predator sullo scenario libico. Ci sono, dunque, parole che sembrano missili e missili che acquistano traiettorie sempre più precise.
L’opzione assoluta non è più un sussurro. Uccidere il Colonnello a molti pare l’exit strategy più veloce per uscire da un pantano che si annuncia lungo e dispendioso. E del resto, annota Olimpio, alle parole del senatore Usa ha risposto il ministro degli Esteri britannico William Hauge, il quale non concede interpretazioni sibilline alle sue parole. Dice: “Cosa e chi sia un legittimo bersaglio dipende dal suo comportamento”. E dunque il Colonnello è avvertito. La palla passa a lui. E lui sceglie l’opzione Saddam Hussein, non dormendo più nelle sua residenze, ma scegliendo abitazioni civili meglio se abitate da donne e bambini. Gheddafi, insomma, sa di essere un obiettivo. Lo sa fin dai primi scud lanciati nel golfo della Sirte. Per questo si circonda di scudi umani. L’obiettivo è scoraggiare i missili alleati. Per la Nato il compito è difficile. L’unica possibilità è colpire Gheddafi mentre si sposta da un rifugio all’altro. Ma non è impresa facile. Non lo posso fare i caccia normali. Tocca quindi ai Predetor, velivoli senza pilota che più e meglio degli altri possono restare in volo sopra Tripoli in attesa di colpire. Questa, dunque, è la strategia delle prossime settimane. Quella di piazzare la cosiddetta “pallottola d’argento” che chiuda i giochi in fretta. Anche perché l’esercito libico, se pur arrugginito, è comunque in grado di tenere in scacco e fare strage di civili.