Esattamente 25 anni fa, il 26 aprile 1986, a Chernobyl l’aumento incontrollato della potenza di una centrale atomica innescò una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore. Risultato: 57 morti e una stima imprecisata di tumori (migliaia) che si propagheranno per generazioni.

Pochi giorni fa Rai 3 ha ritrasmesso Sindrome cinese, film del 1979 sui rischi derivanti dalle centrali atomiche. Jack Godell (uno strepitoso Jack Lemmon), direttore della sala di controllo operativa della centrale si accorge di una “vibrazione”, che per un edificio normale può sembrare un movimento tellurico ordinario ma per un impianto nucleare è un allarme di proprozioni gigantesche. Quella vibrazione stava a significare che si era arrivati molto vicini alla fusione del nocciolo, le cui conseguenze sarebbero state devastanti per tutta la California. Ma la Commissione federale non giudica grave l’accaduto, conclude in un batter d’occhio le indagini e fa riaprire immediatamente la centrale. Nel silenzio generale dei mass media però i reporter Kimberly e Richard (due altrettanto stroardinari Jane Fonda e Michael Douglas) sono convinti che la frettolosa chiusura sia legata agli interessi economici dei proprietari della centrale e ingaggiano la loro battaglia per la verità.

Oggi quel film conserva tutta la sua attualità. Non solo perchè la pellicola precorre i disastri dell’incidente del 1986 e di quello, terribile, di Fukushima, ma perchè ne rivela gli inquietanti contorni: le rassicurazioni del mondo politico tutto proteso a salvaguardare gli interessi economici e finanziari del nucleare, e il sostanziale silenzio dell’informazione.

A un mese e mezzo dal disastro di Fukushima, mentre si stanno ancora cercando i corpi delle migliaia di persone disperse a seguito del sisma e del successivo tsunami, e mentre si calcolano le radiazioni fuoriuscite dall’impianto diffuse nell’aria, nel terreno e in mare, il nucleare è scomparso dai principali media. Le notizie dal Giappone sono frammentarie.

Dubitiamo che i Tg di oggi aprano le loro edizioni principali ricordando Chernobyl. E praticamente nessuno, tranne le solite eccezioni, si occupa del referendum se non per dar voce agli espedienti del governo per boicottarlo e ostacolare il raggiungimento del quorum. Alla faccia della “volontà popolare” sbandierata dai Ceroni di turno al punto di volerla inserire in un fantomatico nuovo articolo1 della Costituzione.

Dov’è il rispetto di coloro che nel 1987 votarono il referendum contro il nucleare? Dove quello delle centinaia di migliaia di firmatari dei quesiti su nucleare, acqua, legittimo impedimento? Per questo dobbiamo lanciare un appello forte contro chi vuole levarci anche il diritto di votare i quesiti referendari, calpestando la Costituzione e la legalità repubblicana. Un appello per impedire l’ennesimo furto di democrazia e per illuminare ciò che vorrebbero oscurare.

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