La Libia manda il governo nel caos svelando i malumori del Carroccio dopo il vertice intergovernativo Italia – Francia. I mal di pancia di alcuni ministri hanno fatto saltare il Consiglio dei ministri che doveva tenersi venerdì. Maggiore collegialità è stata chiesta da Umberto Bossi che, secondo quanto ricostruisce ‘La Padania’, non sapeva nulla della decisione di Silvio Berlusconi di annunciare la partecipazione italiana ai raid in Libia. Il quotidiano del Carroccio racconta, inoltre, di una coversazione telefonica tra Bossi e Giorgio Napolitano avvenuta ieri, in cui il Senatur ha ricordato al Capo dello Stato che “il Consiglio dei ministri non ha mai detto ‘sì’ ai bombardamenti”. In serata infatti il presidente della Repubblica aveva dato il suo via libera al potenziamento della missione militare italiana in Libia appoggiando di fatto quanto annunciato da Berlusconi durante il vertice con Sarkozy.
La posizione del senatùr, del resto è ribadita anche dal ministro dell’Interno Roberto Maroni che nel tardo pomeriggio ha duramente criticato il comportamento di Berlusconi: “Non si può chiedere alla Lega di dire sempre sì – ha detto Maroni – noi non siamo lì a schiacciare il pulsantino, siamo partner di Governo”. Il ministro dell’Interno ha quindi riferito di aver appreso dalle agenzie la decisione di Berlusconi e di aver ricevuto una telefonata dal premier solo nella serata di lunedì. “Il presidente del Consiglio – ha spiegato Maroni – ha telefonato anche a Roberto Calderoli e Umberto Bossi”.
In serata arriva anche una bordata al premier da Mario Borghezio che definisce Berlusconi uno “scarso imitatore di Mussolini”. Sulla Libia, ha detto a Radio24 Borghezio, “andare a sparacchiare a destra e a sinistra: noi Italiani non siamo portati. Comunque il dato che emerge chiaro è che non c’è più ‘lui’, il primo Cavaliere, ora c’è un imitatore, modesto. Io preferivo l’originale, che è stato un grande padano”. Poi, “certo – ha proseguito Borghezio parlando di Mussolini – purtroppo ha commesso degli errori, ma resta un grande padano”. Ma anche Berlusconi è padano, fanno notare i conduttori: “Sì, ma io ho detto grande” ha risposto Borghezio. “Quando c’era ‘lui’ Gheddafi non si sarebbe permesso di farsi baciare l’anello, si sarebbe preso un bel calcio nel culo”.
Con la Lega sul piede di guerra, il capo dell’opposizione Pier Luigi Bersani torna a far balenare l’ipotesi di una verifica in Parlamento sulla tenuta della maggioranza di fronte alla gestione della crisi libica. “Mi pare che di fronte a contingenze così rilevanti non abbiamo una maggioranza, né un governo che tenga la barra e quindi, probabilmente, bisognerà – dice il segretario Pd intervistato da SkyTg24 – riverificare in Parlamento lo stato delle cose”. Scelta peraltro “apprezzata” dallo stesso Maroni: “Mi sembra inevitabile che ci sia un passaggio parlamentare su una cosa così rilevante. Lo chiede l’opposizione, noi non siamo contrari”.
Quali siano gli umori effettivi all’interno della Lega Nord lo chiarisce ‘La Padania’ che attacca duramente l’atteggiamento del presidente del Consiglio ‘supino di fronte alle richieste’ dei francesi durante il vertice di ieri. Il quotidiano leghista riferisce della “irritazione (a dir poco)” mostrata da Umberto Bossi in Via Bellerio. I francesi si sono presentati “arroganti” all’incontro, ha commentato il leader leghista, “Nicolas Sarkozy urlava: ‘Io voglio questo io voglio quello'”. “Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire un nuovo peso internazionale”, ha osservato Bossi nel colloquio con i giornalisti del quotidiano del Carroccio. “Ma è il contrario”, ha criticato, “non è bombardando dei poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire anche no”.
Nell’editoriale di apertura, sotto il titolo ‘Berlusconi si inginocchia a Parigi’, il responsabile delle pagine politiche del quotidiano, Carlo Passera, descrive un Bossi che fa irruzione nella sede del giornale “d’umore assai più nero del consueto”. I padani intuiscono i “chiarissimi segnali di guerra” e bloccano la prima pagina. “Bersaglio del malumore (termine assai soft) del leader del Carroccio”, commenta Passera, “sono le scelte non concordate, benché meno condivise del premier Silvio Berlusconi”. “Siamo diventati una colonia francese, “attacca Bossi”, come già anticipato da ‘La Padania’ ieri sera. Nella ricostruzione di Passera si critica un Berlusconi “del tutto supino di fronte alle richieste del presidente francese”. E si elenca il lungo “cahier de doleances che i vertici leghisti recapitano a Palazzo Chigi”. Questo “tocca tutti i dossier che hanno visto contrapposti, in questi mesi, gli interessi italiani e quelli francesi – si spiega – l’accusa, circostanziata e netta, nei confronti del Cavaliere è quella di non aver difeso minimamente le nostre posizione, di essersi fatto travolgere dalla prepotenza d’Oltralpe, ottenendo in cambio solo l’ok per Mario Draghi alla Bce. E’ un contentino inaccettabile”. Inoltre, si critica la “progressiva perdita delle eccellenze nazionali a favore di Parigi”, citando i casi di Parmalat ed Edison (“che è di Milano”, ha sentenziato Bossi).
Ma ciò che ha fatto infuriare il Senatur, “la goccia più pesante delle altre”, è stato l’annuncio della partecipazione italiana ai raid in Libia. “Vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane – spiega Passera – ma che richiamano a loro volta anche gravi questioni di metodo, per almeno due aspetti: primo le scelte del premier non sono state né annunciate né discusse e, tantomeno, vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che è alleato fedele e responsabile, non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza; secondo: tali scelte travolgono l’ottimismo in senso contrario di alcuni tra i migliori ministri di questo esecutivo, come Giulio Tremonti e Roberto Maroni. “Insomma, – concldue La Padania – un vero disastro che in Via Bellerio è stato percepito come tale, in tutta la sua evidente gravità politica.
E a rincarare la dose ci pensano altri esponenti del Carroccio. Da una parte il sindaco di Verona Flavio Tosi che, in un’intervista a Il Giornale attribuisce la responsabilità politica dello scontro alla “mancata leadership del premier”, anche se promette “la maggioranza non si spaccherà. Dall’altra, il presidente dei deputati della Lega Nord, Marco Reguzzoni che avverte: “E’ necessario invece che in questo contesto il nostro governo faccia valere le nostre ragioni e i nostri interessi: noi intendiamo utilizzare tutto il nostro peso politico per evitare al Paese ulteriori danni e problemi”. Ma come Tosi, anche Reguzzoni rassicura: “Sia chiaro per tutti che la nostra non è una discussione contro il governo, ma nel governo e nella maggioranza. Si mettano pertanto il cuore in pace le tante ‘cassandre’ della sinistra”.
Sul fronte opposto, i difensori a oltranza del Cavaliere. “La Lega e il suo leader Bossi non possono non apprezzare e riconoscere il ruolo svolto dal governo italiano in questo frangente così delicato della politica internazionale al fine di avere una voce ascoltata e un peso riconosciuto nelle decisioni dell’Europa sia in materia di immigrazione che di politiche economiche e monetarie”, scrive in una nota il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi. “L’incontro italo-francese è servito a ristabilire un rapporto. C’erano state delle divergenze sul tema dell’immigrazione: discutere di Schengen credo sia una cosa normale. Abbiamo interesse che l’Europa abbia una politica comune”, dice Maurizio Gasparri ospite questa mattina a Omnibus. “La sinistra confida in una deflagrazione che non ci sarà”, aggiunge sul rapporto tra PdL e Lega. Quindi, sul futuro della missione in Libia: “Il coinvolgimento delle truppe di terra è chiaramente escluso”.