Mentre incombe una nuova pesante manovra finanziaria, mi permetto di avanzare una strategia alternativa di risanamento del bilancio e del debito pubblico che dovrebbe essere particolarmente coerente con l’impegno a contrastare il crimine organizzato, la corruzione e l’evasione fiscale, più volte rivendicato dal Governo in carica. Paradossalmente, questi fenomeni di patologia sociale, molto meno presenti negli altri Stati dell’Unione più soggetti a rischio finanziario (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna, noti anche come PIGS ovvero PIIGS, quando s’include l’Italia), rappresentano un’opportunità, un’insperata riserva extracontabile per un Governo forte che volesse spendere la propria forza morale e materiale, insomma il suo potere. I patrimoni riciclati, in Italia come all’estero, dal crimine organizzato assieme a quelli frutto della corruzione e dell’evasione fiscale, ben possono essere considerati come un accantonamento parafiscale da utilizzare all’occorrenza. Più che vessare, ancora una volta, l’economia legale con manovre finanziarie e fiscali, basterebbe presentare il conto del risanamento finanziario e anche del rimborso del debito pubblico alla minoranza sociale degli effettivi beneficiari del malaffare, anche a risarcimento del danno d’immagine internazionale da costoro procurato.

Come si potrebbe dettagliare tale strategia di risanamento? Nei seguenti punti:

1. Si parte dalle stime più prudenziali che gli istituti di ricerca hanno fatto dell’ammontare di tali attività, incrociate con i risultati di contrasto sinora ottenuti (beni confiscati, imponibili accertati, ecc.), per giungere ad un ordine di grandezza, un obiettivo misurato, per questa azione di governo: l’unità di misura sarà certamente nell’ordine delle decine di miliardi di euro!

2. Si colmano imbarazzanti vuoti del nostro codice penale e delle norme di procedura, prevedendo in particolare il reato di autoriciclaggio: siamo l’unico Paese a non prevederlo a livello europeo!

3. Dovendo intercettare e aggredire beni in gran parte occultati e riciclati all’estero, attraverso prestanome, schermi societari, società fiduciarie, ecc., ci si dovrà avvalere per le attività di intelligence di professionalità almeno pari a quelle utilizzate per celare tali patrimoni. Con tutto il rispetto per le capacità investigative di magistratura e forze dell’ordine, questo è un mestiere per veri specialisti, capaci di una discreta e dinamica organizzazione: minima burocrazia e massimo orientamento al risultato utile.

4. Le risorse che si potrebbero recuperare attraverso tale sinergia tra istituzioni e professionalità private, sarebbero tali da consentire, attraverso la c.d. finanza di progetto, la copertura dei costi di tale cooperazione.

5. Trattandosi di acquisizione, ovunque nel mondo, di attività finanziarie, immobiliari e aziendali riconducibili a criminali, corrotti o evasori soggetti alle leggi italiane, la gestione di tali attività, sia in fase di sequestro che di successiva confisca, andrebbe affidata ad istituzioni finanziarie internazionali con il compito di gestirle e valorizzarle attraverso fondi di investimento. Questo coinvolgimento delle istituzioni finanziarie ha inoltre il valore di incentivo economico, pro-legalità, verso la zona più opaca dell’attività bancaria, specie off shore.

6. Una volta stabilito l’obiettivo economico e attuati gli strumenti normativi e organizzativi più efficaci al raggiungimento di questa aggressione di asset di fonte illecita che rappresentano, peraltro, una distorsione della libera concorrenza di mercato a danno delle attività economiche legali, lo Stato potrebbe cedere questo credito ad una società veicolo (SPV) che si finanzierebbe attraverso l’emissione di obbligazioni collocate sul mercato da consorzi bancari con tanto di rating. Operazione assolutamente familiare all’attuale Ministro dell’Economia.

7. Il ricavato di questa cartolarizzazione verrebbe quindi utilizzato per coprire il disavanzo, rimborsare il debito, risarcire le regioni il cui sviluppo economico sia stato minato dalla presenza di criminalità organizzata ovvero solo per qualcuna di queste finalità. Il rimborso del debito pubblico avrebbe l’effetto immediato di abbattere la spesa per interessi, tra le prime del bilancio pubblico e quindi causa originale delle ricorrenti manovre. Il rimborso di debito, detenuto principalmente da residenti, avrebbe peraltro l’effetto di immettere liquidità nel sistema economico e finanziario.

Vi è una sola condizione perché un Governo possa immaginare ed attuare una simile strategia: non avere alcuna contiguità con le attività criminali che si intenderebbe in questo modo contrastare e non avere alcun altro interesse ad indebolire gli strumenti di indagine (si pensi alle intercettazioni) che possono rendere efficace tale azione di contrasto. Certo, politicamente parlando, ci vorrebbe un bel coraggio a chiedere ulteriori sacrifici,  “lacrime e sangue”, alla maggioranza delle persone perbene, assicurando ulteriore impunità alla minoranza criminale nostrana. Si dice che l’opposizione non abbia oggi idee sul problema del debito e sappia parlare solo di (sperata) crescita: queste idee sono a disposizione di chi voglia farle proprie, al Governo come all’opposizione!

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