A due settimane dal voto i berluscones hanno l’umore serioso. I sondaggi non la raccontano bene. E la dicono lunga, invece, il volto e le parole di Maurizio Gasparri, capogruppo al senato, uno degli uomini di punta del Pdl, inviato a Bologna per cercare di sollevare i destini di una campagna elettorale fiacca e segnata dall’imposizione dell’uomo del Carroccio, Manes Bernardini. L’unica cosa che è riuscito a dire Gasparri è che il partito che esprime il candidato gode di un inevitabile “effetto traino”. Ma senza entusiasmo, anche se alla fine, quasi per copione, ha detto “ce la possiamo fare”. Anche se poi, farcela, vorrebbe dire regalare l’ennesima vittoria alla Lega Nord.
Così Gasparri aggiusta il tiro e dice che sì, “anche la lista Pdl può ottenere un risultato importante. Quella di Bologna è sempre stata una sfida difficile per il centrodestra, ma nessuna battaglia è persa in partenza”.
Gasparri ha incontrato la stampa nella sede del partito in via Santo Stefano. Il vero protagonista, Manes Bernardini, però non si è presentato, ufficialmente impossibilitato da impegni dell’ultimo minuto. Un’assenza che pesa, e che certo non aiuta a ricucire una spaccatura che parte da lontano. Sulla faticosa e tardiva scelta del candidato sindaco da parte del centrodestra Gasparri ammette “qualche inadeguatezza“, ma poi minimizza e assicura il pieno sostegno a Bernardini che “ogni giorno che passa diventa sempre più bravo”. Bravissimo, certo. Salvo essere altrove. Così Gasparri torna sul campo che meglio gli si addice, quello delle stilettate agli avversari: “La sinistra in questi anni ha dato una pessima prova di sé e adesso il suo candidato sta facendo una campagna clandestina, lasciando la visibilità all’apparato. Ricordiamo anche che la sinistra ha usato questa città per far svernare dei leader come Cofferati”.
La giornata di campagna elettorale, per i candidati, era iniziata già di buon mattina alla sede della Cisl, con un confronto-monologo, nel senso che tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi, ma non l’uno contro l’altro. Così, i toni degli interventi sono rimasti pacati e l’unico ad attaccare personalmente alcuni degli avversari è stato Bernardini che ha definito la scelta di Merola “indifendibile” in quanto “dopo aver fatto parte del governo della città – ha detto il leghista – in veste di presidente del quartiere Savena per due legislature prima e di assessore all’urbanistica poi, ha già dimostrato di non avere fatto nulla per Bologna”. Il candidato di centrodestra, che non si è detto intenzionato a lasciare la sua carica di consigliere regionale qualora fosse eletto in consiglio comunale, ma poi ha espresso critiche anche sul programma elettorale di Aldrovandi osservando che “per realizzare tutto quello che ha promesso ci vorrebbero vent’anni mentre ha detto che dopo il primo mandato di cinque anni vorrebbe tornare a fare il nonno”.
Tra i temi caldi ovviamente quello dei trasporti. Tutti tranne Aldrovandi, che nel ricordare le linee guida del suo programma non lo menziona per niente, si sono detti contrari al Civis a favore dell’implemento delle linee di filobus. In particolare Virginio Merola, che inserisce il progetto dei filobus, anche in orario notturno, all’interno di una grande pedonalizzazione del centro storico che andrebbe da palazzo Re Enzo a piazza Aldrovandi includendo parte di Strada Maggiore e via San Vitale e la zona dell’ex ghetto. E proprio di Civis e People Mover ha parlato oggi Merola in una video intervista rilasciata al Fatto e online da domani.
L’incontro nella sede Cisl di via Milazzo è stato poi l’occasione, sempre per uno scatenato Aldrovandi, di annunciare la sua intenzione di rivedere la rassegna estiva di “Sotto le stelle del cinema” che si tiene da diversi anni in piazza Maggiore. “Il grande schermo in piazza è un’iniziativa molto costosa – ha detto – Sarebbe meglio differenziare la proposta”. Tra le alternative ipotizzate ci sarebbero i burattini e i concerti di band giovanili bolognesi. Proposta che riceve la bocciatura secca di Merola, che osserva come “sarebbe un errore rinunciare a un appuntamento così importante per la città”. Dello stesso parere Bernardini che però chiarisce che “i problemi di Bologna sono decisamente altri, e per le rassegne estive sono necessari sponsor privati”.
Insomma, chi aspettava risposte politiche è rimandato alla prossima puntata. La città, dopo 13 mesi di commissario prefettizio, forse non è matura per sentir parlare di cinema e burattini.