Nessuna risposta dalle agenzie stampa. Anche negli articoli dei più importanti giornali lo spazio è lasciato quasi tutto alle immediate dichiarazioni di solidarietà nei confronti del candidato Lettieri, “vittima di un’assurda aggressione”, da parte di tutte le fazioni politiche. Nessuna indagine che facesse capire cos’è davvero successo a Napoli. Nessuno sforzo per mettere in relazione gli episodi e dare un senso alla dinamica reale dei fatti.
Già, i fatti. Partiamo da questi. E’ un fatto, per esempio, che nella notte tra il 28 e il 29 aprile siano state dipinte diverse svastiche sui muri della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Federico II”, corredate dalla seguente frase: «Antifa vi buchiamo». L’altro fatto è che, la mattina del 29 aprile, cioè ieri mattina, tre studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia sono finiti in ospedale con gravi ferite da taglio: su una mano, su un braccio e su un polpaccio (eppure nessuna dichiarazione di solidarietà nei loro confronti dalle forze politiche!). Ferite ricevute, a detta degli studenti, da membri o simpatizzanti di Casa Pound di Napoli, che hanno aggredito con coltelli alcuni studenti impegnati a cancellare dai muri dell’università le scritte naziste. Ma come fanno gli studenti ad essere sicuri che i loro aggressori erano membri o simpatizzanti di Casa Pound? Perché ne hanno riconosciuto uno di loro, Tarantino, portavoce locale di Casa Pound, già candidato del Pdl alle elezioni comunali di Napoli, e più noto ai media per aver di recente festeggiato su Facebook i natali di Adolf Hitler.
Le agenzie stampa ed i giornali hanno parlato però di “scontri” tra due “opposte fazioni”, quindi di gruppi che si sarebbero fronteggiati alla pari. Vediamo. I feriti da armi da taglio stanno tutti da una parte, quella che i media hanno definito “la fazione di sinistra”, ovvero gli studenti che tentavano di cancellare i simboli nazisti dai muri. Anche il comunicato di Casa Pound, che mette comunque in risalto il fatto che il loro portavoce sia rimasto colpito nella colluttazione, non denuncia ferite da taglio tra i suoi membri. Quindi, una delle “fazioni” era andata ad “incontrare” l’altra armata di coltelli. Che ci sia stato o meno uno “scontro”, bisogna prima rispondere alla domanda: chi potrebbe aver avuto, sin dall’inizio, l’intenzione di usare violenza? E poi, può esserci “scontro” quando vi sono alcuni che aggrediscono con coltelli altri non armati? Uno “scontro” in cui ci sono aggressori ed aggrediti non può più definirsi “scontro”. L’uso di questo termine, quando non rappresentativo dei fatti, ha una funzione ben precisa: quella di distribuire equamente le responsabilità. Cioè tutti egualmente colpevoli.
E’ in questo clima che matura, dunque, la rabbiosa contestazione contro il candidato sindaco Lettieri. Che piaccia o no. I due fatti sono legati: l’aggressione armata contro gli studenti e la dura contestazione nei confronti di Lettieri, colpevole secondo i contestatori di aver incluso nelle sue liste anche soggetti che inneggiano a Hitler e con la passione per le lame. Non si è trattato, perciò, di una contestazione gratuita, improvvisa, impossibile da decifrare, come invece appariva leggendo i giornali nazionali.
Le aggressioni contro gli studenti napoletani, purtroppo, si sono ripetute anche questa notte in piazza San Giovanni Maggiore Pignatelli. Circa sette soggetti – di cui due a volto coperto – armati di mazze da baseball e lunghi coltelli hanno aggredito due studenti, non armati, che stazionavano nella piazza. Chissà se i giornali scriveranno ancora di “scontri” tra due “fazioni estremiste”, oppure se si decideranno di chiedere agli aggrediti la versione dei fatti?