Otto persone rimangono senza lavoro, un centinaio gli animali trasferiti in altre strutture
In meno di 24 ore il canile comunale di Bologna è stato completamente sgomberato dai suoi inquilini a quattro zampe, e a mezzanotte di oggi, proprio allo scoccare del 1° maggio, le otto persone che vi lavoravano si ritroveranno disoccupate. È stato uno “sgombero” fulmineo. Proprio ieri, mentre le parti in causa discutevano in Prefettura a Bologna su come tenere aperto ancora qualche mese, il Comune, spiazzando tutti, ha iniziato il trasferimento degli animali in una struttura privata di San Giovanni in Persiceto, ufficialmente per non più di 4 mesi. Un trasferimento “blindato” dalla polizia municipale che ha presidiato per tutto il tempo la struttura, che si trova a Trebbo di Reno, in comune di Castelmaggiore. Ancora oggi, infatti, diversi volontari del canile che abitualmente, aiutano i lavotatori ad accudire i cani presidiavano i cancelli della struttura. Ieri c’erano stati anche momenti di tensione con chi voleva impedire il trasferimento.
Tutto è nato dalla decisione di risolvere il contratto da parte di Alberto Rodolfi, che con la sua società gestiva il canile dal gennaio 2010 (con scadenza a fine 2012). “Quando ho chiesto al Comune alcuni certificati che attestassero la messa a norma della struttura – racconta al Fatto Quotidiano Rodolfi, titolare della SRL “Centro protezione del cane” – mi hanno solo risposto che avrebbero provveduto. Ma non ho visto alcun documento”. Da qui la rescissione del contratto a dicembre 2010, rescissione che oggi a mezzanotte sarà esecutiva. Al Comune, che in queste ore ha sostenuto di essere a norma, Rodolfi risponde: “Lo provino con i documenti. Ho richiesto certificazioni su questioni come impianti elettrici e su quelli del gas”.
La struttura, dice un comunicato del Comune, dovrebbe riaprire già in estate. Sul motivo di questa lunga chiusura lo stesso Rodolfi azzarda un’ipotesi: “Forse per motivi burocratici non sono riusciti a bandire una gara d’appalto e per questo mi avevano chiesto ancora una proroga. Io – racconta Rodolfi – avevo detto che l’avrei concessa a patto che i miei lavoratori avessero delle garanzie sul loro futuro di lavoro dentro la struttura”. Del resto, come ricorda Paolo Ballabene, il veterinario coordinatore del canile, anch’egli licenziato, lui e i suoi colleghi negli ultimi anni erano passati di gestione in gestione senza mai perdere il lavoro. I sindacati Cgil avevano chiesto che venisse applicata anche stavolta la clausola sociale che impegna chi subentra nella gestione di un servizio del Comune di Bologna a mantenere gli stessi addetti.
La risposta del Comune è stato invece il blitz che per Palazzo d’Accursio è stato fatto “al fine di salvaguardare le prioritarie esigenze di benessere dei cani». In realtà questa è una mossa che può provocare forti danni emotivi agli animali: “Alcuni di loro erano qui da otto anni – racconta Francesca Gualducci, una degli otto licenziati – e da oggi saranno catapultati in un posto nuovo, con nuove persone ad accudirli”.
Fuori dal canile il gruppo di volontari, che fino a ieri portavano i cani a spasso, sembra spaesato. Ad alcuni di loro è stato portato via il “proprio” amico, con cui si era instaurato un rapporto forte: «Alcuni dei cani, prima molto aggressivi – raccontano – erano stati recuperati anche grazie a noi che li facevamo uscire e aiutavamo ad accudirli. Chissà se e quando a San Giovanni in Persiceto ci verrà data questa possibilità”.
Intanto non è ancora chiaro se questi quattro mesi serviranno al Comune anche per fare dei lavori nella struttura di Trebbo. Del resto, la prossima società che vincerà l’appalto (un appalto che per la ditta di Rodolfi arrivava a 390 mila euro) potrebbe, dopo questo grande clamore, chiedere garanzie e lavori di sistemazione. E per il prossimo sindaco potrebbe essere una grana in più.
Nel frattempo gli unici tranquilli in queste due giornate stanno pochi metri più in là, al gattile comunale. I mici resteranno nella struttura di Trebbo e potrebbero essere seguiti, momentaneamente, da un’associazione.
di David Marceddu