Domani sera a Bologna una sorta di referendum tra i simpatizzanti del movimento che dovranno valutare il lavoro di Favia e Defranceschi. E non solo: sarà sempre il voto a decidere il loro stipendio
Una sorta di esame, fissato per domani sera alle 20.45, nella Sala Centofiori di via Gorki. Qui Favia e Defranceschi presenteranno l’attività politica degli ultimi sei mesi. Al termine dell’incontro i partecipanti, votando, potranno decidere se accettare le dimissioni o rifiutarle, dando quindi fiducia ai consiglieri per altri sei mesi. Quello del 2 maggio sarà il primo del secondo ciclo di incontri che Defranceschi e Favia portano avanti in ogni provincia della regione. “Voi, nostri elettori e sostenitori – si legge nel volantino di promozione dell’evento – potrete decidere: non siete soddisfatti del nostro operato? Votate NO, e mandateci a casa. Condividete il nostro lavoro? Votate SI per confermarci altri sei mesi”. Un sistema che di fatto trasforma il loro mandato da quinquennale a semestrale: “Non scappiamo col vostro voto, piazzandoci su comode poltrone per cinque anni. Vogliamo essere rieletti ogni sei mesi, rendere conto, trovare nuovi stimoli, suggerimenti, critiche”.
L’idea di introdurre una forma di valutazione dal basso delle attività politiche è nata proprio dal Movimento 5 Stelle bolognese, per poi diffondersi rapidamente tra gli altri Movimenti d’Italia. “L’ho proposta per la prima volta quando ero in consiglio comunale – racconta Favia – ma all’epoca le riunioni erano limitate agli attivisti per evitare il rischio di inquinamento del voto. In questo caso però i numeri sono molto più alti, e quindi gli incontri saranno aperti a tutti, basta dichiararsi elettore del Movimento all’entrata”.
Una provocazione. Ma non solo, perché se i due non ottengono almeno la metà più uno dei voti sono pronti a lasciare il loro posto a viale Aldo Moro. “Ci siamo presi un impegno solenne di fronte ai nostri elettori e siamo intenzionati a rispettarlo – continua Favia – Noi speriamo che questo sistema, già praticato in altre democrazie, venga istituzionalizzato anche nel nostro Paese. Ma quanti politici sarebbero disposti a far valutare il loro operato dai cittadini? La politica oggi non vive di sostanza, ma di gestione del consenso”. Concetto ribadito dal capogruppo in Regione Andrea Defranceschi, che si definisce un consigliere precario: “Lo facciamo perché ci sentiamo Co.Co.Pro. della politica. Siamo cittadini semplici prestati a quest’attività per un periodo limitato di tempo, e non siamo incollati a nessuna poltrona.”
Sottoposti al giudizio dei sostenitori non solo progetti di legge e interrogazioni, ma anche l’ammontare degli stipendi dei due consiglieri e l’utilizzo delle eccedenze. L’anno scorso, a inizio mandato Favia e Defranceschi, sempre attraverso il voto degli elettori, fissarono il loro compenso a 2500 euro, contro i 7000 euro medi di un consigliere in Regione. “Durante la relazione di lunedì– spiega ancora Favia – illustreremo, resoconti alla mano, come sono state gestite le eccedenze del nostro stipendio, in larga parte usate per sostenere le spese per i ricorsi dei diversi comitati che sosteniamo, e per eventuali spese legali”.