Emilia Romagna - Cronaca

Camusso minimizza, poi torna indietro: “Siamo tutti più deboli”

Se a Bologna, città della divisione per eccellenza (e che ha visto due piazze separate per la Festa del lavoratori), Susanna Camusso ha minimizzato sulla spaccatura ormai consolidata, dal palco del Primo Maggio a Marsala (sede della festa nazionale) non può negare che “i sindacati divisi sono sindacati più deboli”. Il segretario generale nazionale della Cgil, ha deciso di dare così il via alla manifestazione del Primo Maggio, che unisce tutti i lavoratori italiani.

L’input, non negato dalla stessa Camusso, è stato evidentemente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano che ieri, in occasione delle celebrazioni della festa del lavoro al Quirinale, si è detto preoccupato per le divisioni tra i sindacati, invitando a maggiore coesione politica e sociale, senza omettere di lamentare che spesso i suoi richiami sono accolti con ipocrisia istituzionale sul lavoro.

“È ai fatti – ha detto Napolitano – e alle conseguenti responsabilità, che sempre meno si potrà sfuggire senza mettere a repentaglio quel qualcosa di più grande che ci unisce, quel comune interesse nazionale che non è un ingannevole simulacro, e senza finire per pagare prezzi pesanti in termini di consenso”.

“Abbiamo ascoltato il presidente della Repubblica – è il commento della Camusso alle parole di Napolitano – credo abbia assolutamente ragione. Insistiamo a dire che le differenze ci sono e non si superano facendo finta che non ci siano, ma dandosi nuove regole che permettano ai lavoratori di decidere. I temi della crisi del paese sono tutti là, le ragioni del nostro sciopero rimangono tutte vista la manovra finanziaria e le politiche che il governo si appresta a fare”.

La persuasione dell’esponente istituzionale super partes per eccellenza, deve aver sortito l’effetto desiderato, visto che la Camusso, nei giorni scorsi presente a Bologna in occasione dell’assemblea dei quadri e dei delegati della Cgil Emilia Romagna, aveva in qualche modo invitato i giornalisti che la incalzavano sulla questione, a placare le esagerazioni.

“Considero – aveva affermato rispondendo ai giornalisti che le chiedevano un commento sulle conseguenze possibili di una festa dei lavoratori separata all’ombra delle Due Torri – una sconfitta per il sindacato che non ci siano regole in Italia per la contrattazione, considero una sconfitta il fatto che non si possa votare gli accordi. È chiaro, tuttavia, che come sempre, dopo ogni divisione, bisogna lavorare per l’unità. Bisogna smettere di pensare che ogni avvenimento sia destinato a segnare tutto il resto. Se i rapporti tra noi e la Cisl e Uil non sono cambiati con gli accordi separati, non credo possa farlo una manifestazione”.

Parole che è impossibile dire trovino il pieno appoggio delle sigle sindacali “antagoniste”. Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, infatti, ha sostenuto, dallo stesso palco unitario, che “l’unità sindacale può essere utile, ma non è il fine”, approcciandosi con minore apprensione verso la debolezza evidenziata da Napolitano e avallata successivamente dalla Camusso.