L'attrice romana non ha dubbi: bisogna votare. Per dire no al progetto atomico e alla privatizzazione dell'acqua. E il legittimo impedimento? "Una cosa vergognosa"
“Ragazzi, qui la cosa è molto seria. Ho capito che l’individualismo è il male atavico degli italiani, ma stavolta bisogna davvero darsi da fare. Tutti quanti”. La Ferilli c’è. Nel manipolo che Adriano Celentano può mettere in campo per convincere la gente a ricordarsi del 12 e 13 giugno, Sabrina prende volentieri il posto d’attacco.
Anche lei pro referendum?
E non da oggi. Già ai tempi della legge sulla fecondazione assistita mi sono spesa parecchio. Ci mancherebbe. È l’unica arma che ha il popolo per esprimersi sul lavoro del Parlamento. Uno strumento preziosissimo. Che va usato, sempre.
Però sembra impossibile che 25 milioni di persone decidano di fare lo sforzo decisivo. Non succede da vent’anni.
Lo farebbero tutti molto volentieri quello sforzo se solo capissero quel che sta succedendo davvero. C’è un rimbambimento collettivo, una confusione totale, un lavoro di disturbo molto ben organizzato che spinge gli individui verso l’inerzia.
Scopo finale?
Continuare a comandare loro, quelli che decidono tutto senza darsi nemmeno più la pena di cercare il consenso popolare. Ma guardate che è pazzesco, c’è un uomo politico che ammette di aver inventato un decreto solo per rimandare materie scottanti su cui gli italiani non possono esprimersi.
Nessuna sollevazione popolare, per ora.
E appunto che sto qui a parlare, a dire la mia. Che poi sono solo idee di una cittadina qualunque, però se ho capito io ce la fanno tutti. Vogliamo parlare del nucleare?
Sì.
Il nucleare è da abolire. Stop. Non è conveniente, non ha senso per l’Italia e soprattutto è un’eredità di morte che si passa di padre in figlio per un tempo indefinito. Altri Paesi ce l’hanno, d’accordo, e rischiamo anche qui che centrali non ne abbiamo. Ma dobbiamo fare in modo che tutti passino a energie più pulite, compatibili con la vita umana, mica peggiorare la situazione.
E l’acqua?
Guardi, mi viene da ridere. Tanti anni fa, al liceo, girava una barzelletta sul fatto che ci si voleva vendere pure l’aria. Oggi stare qui a ragionare sull’acqua del rubinetto invece che su tutto quello che serve davvero in Italia mi fa venire tristezza. Altro che.
Ci resta il legittimo impedimento.
Quello è il più vergognoso, ovvio. Non so neanche come spiegarlo. La furbata che si vuole fare a danno degli italiani è talmente palese che davvero uno si chiede: ma come ci siamo ridotti?
Persecuzione giudiziaria del premier, dicono.
Eh lo so, lo so. Non c’è neanche più gente capace di spiegare ai cittadini quel che succede. Anche l’opposizione fa fatica a bucare. Mancano persone preparate, idee forti, tutto scivola via.
Pessimista?
Non proprio. Qualche vagito c’è, sparute voci di cambiamento che escono da questi vent’anni di governi purtroppo lineari nel gestire sempre dall’alto le cose. Con prepotenza, riducendo alla passività il popolo.
Berlusconi è alla fine?
Non so cosa ci aspetta, ma l’unica differenza la faranno i cittadini assumendosi le proprie responsabilità. Ormai il tempo stringe: o salviamo il salvabile, o finisce male.
Allora tutti a votare?
Certo. Prima alle comunali, importantissime. E poi i referendum.
Se i giudici annullassero i quesiti lei ci starebbe a un gesto simbolico, a votare comunque come chiede Celentano?
Ma che scherza? Eccomi qua. Pronta.
Da Il Fatto Quotidiano dell’1 maggio 2011