La politica dei Centri di identificazione ed espulsione è sotto la lente di ingrandimento di molti. Oggi, in particolare, del dottor Vito Totire, medico del lavoro e psichiatra, nonché portavoce del circolo “Chico” Mendes che, criticandone l’operato e chiedendo una commissione d’inchiesta sui Cie, denuncia: “Ogni Cie, per il solo fatto di esistere, è un overdose contro la democrazia ed i diritti umani. Ora che l’Europa si è espressa sulla illegittimità del reato di clandestinità la situazione appare oltre che iniqua anche paradossale”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che porta a considerare i centro come dei moderni manicomi, è stato ciò che pochi giorni fa è accaduto al trentenne Kays, maghrebino, tossicodipendente, clandestino, ospite del Cie di Via Mattei.
Secondo quanto riporta il quotidiano L’Informazione di Bologna (e ricordato dal Totire), per calmare l’ospite del centro (che sembra non avere un carattere dei più pacati, essendo stato autore di episodi accesi all’interno del centro, come quando si è tagliuzzato e ha spruzzato il suo sangue rivendicando la dose di metadone) e convincerlo a prendere l’aereo che l’avrebbe rispedito a casa (è prevista per mercoledì la sua espulsione), un medico in servizio al Cie gli avrebbe somministrato 800 gocce, ovvero 40 milligrammi, di Tavor (un fortissimo ansiolitico, comunemente utilizzato per trattare l’ansia e l’insonnia) per sedarlo.
La dose non è di certo irrisoria, anche se va precisato che lo psicofarmaco somministrato non è sicuramente mortale, anche se potrebbe far insorgere dipendenza e provocare, di conseguenza, forti e dolorose crisi di astinenza.
Ma secondo Totire “ogni dose è una overdose. La dose consigliata dal produttore di lorazepam è 1-4 milligrammi, somministrarne 40 è fuori da ogni approccio di tipo terapeutico; è una metodologia che la critica alla prassi manicomiale ha sempre definito e denunciato come una forma di “contenzione chimica”, inaccettabile ed assurda non meno della contenzione fisica”.
Un tema noto, secondo il dottor Totire, che punta il dito contro le istituzioni, ree – a suo dire – di guardare a episodi simili con indifferenza. “L’indifferenza della Regione – afferma il medico – e degli enti locali; la indifferenza della Ausl, per non parlare dei governi e della classe politica. Ogni proposta ad includere il Cie nelle strutture da porre sotto la “sorveglianza” semestrale della Ausl sono caduti nel vuoto”.
Ma ciò che più recrimina e su cui insiste è la costituzione di una “commissione – prosegue Totire – di inchiesta regionale sui Cie dell’Emilia – Romagna col mandato di prendere in esame tutta la gestione degli stessi a cominciare dai trattamenti farmacologici, fino alle questioni di salute e sicurezza del personale che, certamente, come l’ultima denuncia dimostra, non si riconosce affatto nelle pratiche di contenzione”.