Il due maggio è un lunedì mattina come gli altri.
Un ragazzo su tre di chi è stato il giorno prima a ballare al concerto del primo maggio sulle note di Immunità, ed è tornato probabilmente carico di speranze ma anche di odio per Berlusconi, rimarrà a casa con i genitori, si alzerà tardi, darà una mano malvolentieri nella farmacia del padre, unico lavoro protetto visto che altre ambizioni sembrano irrealizzabili, oppure cercherà lavoro, o studierà in una biblioteca di Philadephia grazie al finanziamento americano di una ricerca di archeologia etrusca che nella propria terra nessuno voleva finanziare, o guadagnerà un pugno di euro per un’attività precaria in scadenza a fine maggio, che non gli consente neanche un fido per comprare un telefonino (sono tutte storie vere).
Il due maggio, molti di quelli che non hanno lavorato il giorno prima continueranno a non lavorare. Secondo le statistiche sono il 42% degli italiani, altro che 8% di disoccupazione. Milioni di italiani semplicemente non lavoreranno perché non ne hanno veramente bisogno, si siederanno in giardino, se ne andranno in giro a bighellonare, faranno shopping, controlleranno se la propria rendita è stabile e consente loro di tirare avanti, ereditando la casa dei nonni che stanno morendo, senza cambiare neanche mai quartiere, non dico città.
Tra costoro, ci sono anche i non-lavoratori per scelta, quelli che hanno scelto un stile diverso di vita e credono nella “decrescita felice”, diversi ma uniti nella stessa lotta dei rentier di professione, per non parlare delle donne che sono tornate a farsi mantenere dai mariti, o degli emigranti italiani di ritorno che dal nord, dove avevano un lavoro precario ma nuovo, sono tornati al sud, magari nella gelateria di famiglia (altra storia vera).
Mia moglie, insegnante di liceo, quest’anno grazie alle moleplici attività supplementari (laboratori pomieridiani) è riuscita… a guadagnare di meno, perché ha superato l’aliquota di pochi euro e le tasse le fanno guadagnare meno se lavora di più: sarà sicuramente incentivata ad impegnarsi di più l’anno prossimo, grazie ai ministri che si riempono la bocca con il “merito”.
L’incredibile convergenza di questi anni tra forze politiche apparentemente opposte fa sì che l’Italia sia dominata da famiglie e classi sociali immobili. Per mandare via i vecchi che bloccano il ricambio, poi, servono decenni di lotte seguite con feticismo indomito da Dagospia e tanti tanti soldi. Per Geronzi, 16 milioni di euro di liquidazione. Nei quartieri alti, chi viene licenziato riceve una bella eredità, altro che precarietà. Intanto i politici rispetto a 50 anni fa guadagnano di più ma sono meno laureati, come da statistiche recenti. Segno che la laurea non serve, che i politici sono sempre più ignoranti, o che il Parlamento si è aperto al popolo…Scegliete voi, ascoltando i talk-show.
Buon 2 maggio a tutti.
Vignetta di Arnald. Per ingrandire clicca qui