Abitare a Bologna, una volta, significava stare in un posto davvero all’avanguardia, significava conoscere e partecipare all’eccellenza italiana. Bastava dire “vivo a Bologna” per suscitare lo sguardo ammirato dei più attenti estimatori della democrazia progressista.
A quella visione – granitica e un po’ stereotipata – se ne oppone, oggi, un’altra ugualmente granitica e stereotipata: Bologna è lo specchio del declino.
Non so quando Bologna si sia risvegliata provinciale, eppure è successo. Ma è pur vero che in mezzo a queste due immagini ci deve essere qualcosa giusto?
Sono un po’ stanca di leggere articoli commemorativi del passato e immaginare teste che scuotono di riprovazione per lo stato presente: secondo me non è la strada più efficace per raggiungere qualche risultato o per invertire la rotta.
E se semplicemente cambiassimo il punto di vista? Se spostassimo il cannocchiale dagli anni 70 e ci liberassimo di qualche zavorra di luoghi comuni?
Mi piace guardare alla mia città com’è oggi e anche se sono tantissime le cose che non apprezzo, penso anche ai tanti che fanno ogni giorno qualcosa per migliorarla, alle iniziative dei singoli e delle istituzioni, all’impegno di molti per renderla una città mobile e plurale.
Bologna per esempio pullula di associazione e festival, i giovani trasformano la creatività personale in azione e anche ai singoli è demandata la responsabilità di farne una città bella e vivibile.
Così, invece di leggere epigrafi al tempo che fu, preferisco pensare a chi – senza essere nemmeno lontanamente in odor di pensione – coltiva il proprio orto urbano e ci ricorda che possiamo farlo tutti, a chi costruisce burattini e racconta storie per i bambini al Teatrino di Mangiafoco, al Parco della Montagnola che rinasce grazie a un folto numero di iniziative e a quello del Guasto e dell’omonima associazione o alle Comunicattive che da anni promuovono “un altro genere di comunicazione” .
Sono piccoli pezzi di un puzzle più grande che ognuno di noi può comporre. Sono l’esempio del fatto che Bologna non è una città morta e che le alternative esistono, solo che non sempre emergono. Ecco perché invito chi legge questo post a mandarmi segnalazioni sulle micro realtà che fanno bella questa città e che la vogliono migliorare e valorizzare oggi. Mi piacerebbe scriverne qui, su questo neonato blog, per dare voce non solo alla malinconia del tempo che fu ma anche alla concretezza delle cose che si fanno oggi.
Piangermi addosso non è mai stato nelle mie corde.
Ecco l’indirizzo: panzallaria73@gmail.com
Scrivetemi e segnalate!