Fall out è una finestra sulla realtà di Chernobyl oggi, un viaggio attraverso le zone interdette bielorusse, fatto di paesaggi segnati dall’abbandono e volti di donne e uomini che raccontano con forza intatta i silenzi di ieri, i problemi di oggi e le paure per il domani.
A più vent’anni dall’esplosione del reattore nucleare, Chernobyl è ancora il nome della contaminazione, del disastro di un continente, e la prova vivente della manipolazione dell’informazione nella società contemporanea.
Le radiazioni non si vedono, non si toccano, non hanno odore ma le loro conseguenze sulle condizioni sanitarie, economiche e scoiali di 10 milioni di persone rimangono e rimarranno per molti anni attualità.
Tutto questo passa attraverso l’obiettivo di una x-pan, una di quelle macchine fotografiche che non ammette distanza: se vuoi uno zoom devi avvicinarti.
E proprio la vicinanza è uno dei cardini del film, che trasforma la soggettiva della fotoreporter che ha compiuto il viaggio nella soggettiva di chi guarda e viaggia come lei, quasi da solo, quasi abbandonato in un susseguirsi di volti nuovi e pezzi di un puzzle fatto di contraddizioni ma soprattutto di vite, segnate da Chernobyl che non è più luogo ma un fatto. Chernobyl non è passato.
Vedere tutto questo e raccontarlo… con la speranza che nessuna voce venga perduta e nessun volto venga dimenticato.
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