C’è modo di fermare il tracollo nazionale?
Irish e Paola, di ritorno dalla Cina, mi hanno detto: “E’ stupefacente e spaventoso quello che stanno facendo lì. Dal punto di vista economico ci mangiano in 5 anni”. E giù a raccontare di un’efficienza mai vista, un’attenzione ai dettagli maniacale, le fioriere lungo i guardrail, le piazze senza una cartaccia, le strade asfaltate dalla sera alla mattina, la città da un milione di persone alimentata da fonti rinnovabili e costruita in meno di due anni.
I cinesi sono veloci, lì puoi già comprare un’utilitaria completamente elettrica. In pochi anni sono diventati il primo produttore mondiale di pannelli solari fotovoltaici, partendo da zero. La Cina vola, l’India vola, il Brasile e l’Indonesia pure. L’Italia zoppica e decide di cancellare i finanziamenti sul fotovoltaico, e in un mese migliaia di persone hanno perso il lavoro, decine di aziende hanno chiuso.
Un’Italia dove il governo strepita contro i francesi egoisti che ci lasciano soli a resistere allo tsunami extracomunitario e poi, in conferenza stampa con Sarkozy, il B. ammette che sono più generosi i francesi visto che è vero che accolgono ogni anno 5 volte gli extracomunitari che arrivano in Italia.
E non sto qui a intristirvi con osservazioni crude sulle capacità dell’opposizione.
Siamo alla frutta. C’è chi sostiene che siamo a un passo dal crollo, il famosissimo default economico. Cerco di non crederci e spero nella capacità di recupero di questo popolo di mangiaspaghetti. Ma non vedo all’orizzonte neppure una possibilità di tirare il freno.
E’ vero che nel nostro paese ci sono moltissime esperienze meravigliose, dai gruppi di acquisto, al mondo etico e solidale, le cooperative di autocostruzione delle case, aziende che hanno rivoluzionato i rapporti di produzione, un movimento culturale pieno di ingegni vitali in ogni campo, dalla musica alla scienza alla tecnologia. C’è veramente tanta gente valente che si impegna con onore nella sfida di fare qualche cosa di bello e di utile della propria vita. Ma tutte queste belle persone non riescono a fare un gioco di squadra.
Io invece credo ci sia una speranza che risiede nel fatto che siamo veramente una nazione anomala. Battiamo tutti record di corruzione, mancanza di libertà di stampa, governo schizofrenico e opposizione inamidata di antico. Ma siamo anche il paese dove si sperimentano con successo nuove strabilianti idee, invenzioni, tecnologie e modalità di progresso sociale.
Abbiamo Comuni che battono perfino i tedeschi nel riciclaggio e cooperative di investitori che gestiscono impianti fotovoltaici da fare invidia ai danesi. Abbiamo una fortissima finanza etica, centinaia di negozi del commercio equo e solidale, milioni di volontari che si danno da fare in Italia e in tutto il mondo. Abbiamo inventori, scienziati, gente di spettacolo che stanno producendo lavori eccezionali. E abbiamo uno straordinario numero di comici, professionisti e non (comici da bar, da ufficio, da tram), che conducono una spietata battaglia quotidiana contro la stupidità e la presunzione. Esiste un movimento progressista che si riconosce nella politica del fare, del costruire, della chiave inglese usata per montare i mulini a vento.
Il nostro problema è che ogni forma di organizzazione politica conosciuta è strutturalmente adatta a essere infiltrata da individui meschini e leader carismatici più o meno schizofrenici. Noi sappiamo che il modello partito è superato ma non siamo ancora riusciti a inventarne un altro. Spero che succeda, alla svelta.
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