Oggi è il 3 maggio, ma non per noi. Questa data, nel 1993 è stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come la Giornata mondiale della libertà di stampa, dando seguito ad una raccomandazione adottata dall’Unesco nel 1991. La raccomandazione era quella di mantenere alta l’attenzione sugli attacchi all’indipendenza dei media. Non esiste un termometro per misurare il condizionamento dell’informazione. Esistono però degli organismi nati per esprimere giudizi sul grado di libertà e di autonomia.

“La pesante concentrazione dei media e l’interferenza governativa sul mercato pubblico continua a mantenere l’Italia in una situazione di parziale libertà”. E’ il giudizio espresso dall’istituto internazionale che, ironia della sorte, si chiama Freedom House (Casa della Libertà, come l’attuale Pdl), e che ha declassato l’Italia, anche nel Rapporto 2011, tra i paesi parzialmente liberi, dietro nazioni come Namibia, Ghana, Mali, Jamaica.

La stampa libera – scriveva il romanziere Albert Camus più o meno cinquant’anni fa – può, naturalmente, essere buona o cattiva, ma è certo che senza libertà non potrà essere altro che cattiva”. Francamente che la libertà di informazione in Italia sia buona o cattiva è poco importante; anzi, dovendo scegliere, preferiamo la versione “cattiva” in quanto dura e inflessibile con il potere politico ed economico piuttosto che “buona”, buonista, accondiscendente, sottomessa. Ma è certo, per tornare alla citazione del drammaturgo francese, che la nostra è tutt’altro che libera.

Può mai esserlo in un Paese nel quale il presidente del Consiglio è il proprietario delle principali emittenti televisive private e controlla, nella sua qualità di capo di governo, anche quelle pubbliche?
Può mai esserlo se nel servizio pubblico permane tuttora una logica spartitoria tra le forze politiche?
Può mai esserlo se negli anni undici giornalisti sono stati assassinati da mafie e terrorismi e tanti sono costretti a vivere sotto scorta mentre qualcuno vorrebbe strozzarli perchè la loro denuncia rovina l’immagine del Paese?
Può mai esserlo se a qualcuno (sempre lo stesso) è concesso di telefonare in diretta nelle trasmissioni e mandare in onda videocassette a reti semiunificate insultando magistrati o giornalisti senza poi dar loro alcun diritto di replica?
Può mai esserlo se si pagano figuranti per recitare un copione al fine di convincere gli spettatori che un governo ha sistemato tutti i terremotati in case con giardino e garage quando in realtà sono tanti quelli ancora parcheggiati in caserme e alberghi lungo le coste?
Può mai esserlo quando si raccolgono milioni di firme per un referendum e poi si cerca in tutti i modi di boicottarlo ed indurre la gente ad andare al mare piuttosto che ad esercitare un diritto costituzionale?

Oggi è il 3 maggio, giornata della libertà di stampa nel mondo. E’ una ricorrenza importante ma, qui da noi, c’è ben poco da festeggiare.

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