Emilia Romagna

Copre chi tentò di ucciderlo<br> In cella per favoreggiamento

È stato accusato di favoreggiamento personale nel suo tentato omicidio. Destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Bologna Mirko Margiocco su richiesta del pubblico ministero Lorenzo Gestri è un cittadino albanese, Edmond Sino, 33 anni, a cui lo scorso 18 gennaio avevano sparato sei proiettili calibro 7.65 in via Larga, estrema periferia del capoluogo.

L’ipotesi del sostituto procuratore e della squadra mobile è che la vittima sia a conoscenza di informazioni che possano consentire l’identificazione del suo aggressore, ma che non voglia rivelarle. La ragione starebbe presumibilmente nelle attività di narcotraffico che avevano fruttato a Sino mezzo milione di euro, inviato nel frattempo in Albania.

Conosciuto come personaggio di levatura medio-alta nel mondo della droga, il suo è un nome già noto alle forze dell’ordine che su di lui avevano indagato fino al 2007. Poi sembrava scomparso dalla circolazione perché probabilmente era prima tornato nel suo Paese d’origine per rientrare in Italia con un nome diverso.

Poi l’agguato del 18 gennaio, avvenuto intorno alle 23, in seguito al quale era stato arrestato per una serie di reati. Infatti, dopo essere stato raggiunto dai colpi d’arma da fuoco distribuiti a sinistra tra addome, braccio, fianco e gamba, aveva avuto la prontezza di far sparire in un paio di tombini i documenti falsi validi per l’espatrio che portava addosso. Aveva gettato anche alcuni di telefoni cellulari e schede sim.

Dopo essere arrivato al pronto soccorso (e qui si è temuto che il killer fosse tornato per finire il lavoro), era stato identificato alle impronte digitali come destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria albanese per una rapina in patria. Inoltre, era emerso che le generalità riportate sui documenti nel frattempo recuperati dai tombini non erano le stesse da quelle reali. Patente e carta d’identità, infatti, erano intestate a un cittadino romeno – e dunque comunitario – mentre la foto era di Sino.

Di qui, oltre all’arresto per il mandato albanese, erano già state formulate le accuse fabbricazione e possesso di documenti falsi, falsità materiale e spaccio di droga. Ora si aggiunge la nuova accusa, quella di favoreggiamento personale continuato nei confronti del suo potenziale assassino. Gli inquirenti ipotizzano che si tratti di un connazionale, ma finora Sino, portato al carcere della Dozza dopo un ricovero in ospedale di un paio di settimane, si è sempre rifiutato di collaborare.

a.b.