Che cosa non va? Praticamente tutto. La Procura ha emanato un provvedimento di sequestro preventivo perché la struttura risulterebbe in contrasto del codice della navigazione e sarebbe priva dell’autorizzazione del Comune di Rimini a costruire. Le autorità giudiziarie rilevano quindi l’occupazione abusiva del suolo demaniale, la mancanza di autorizzazione paesaggistica – dato che il chiosco si trova a meno di 300 metri dalla costa – e quindi quella dei permessi di costruzione (la ex concessione edilizia). Insomma, al posto de “La Siesta” dovrebbe esserci una tabula rasa.
Il Comune riminese nell’estate del 2010 aveva emesso un’ordinanza di ripristino dei luoghi (per la sanatoria non c’erano i requisiti necessari), che il proprietario del chiosco non ha mai rispettato: ora si rischia un arresto fino a due anni e fino a 55 mila euro di multa. Ecco, dunque, che è arrivato il sequestro preventivo da parte della Procura.
In generale, rispetto a questa nuova serie di iniziative da parte degli inquirenti dopo quelle degli anni scorsi, le categorie economiche della città si dicono “preoccupate”. Preoccupate per la divergenza di vedute tra Comune e magistrati, in particolare, sui singoli e fondamentali dettagli dei permessi di costruzione.
“Imprenditori e cittadini accusati di abuso edilizio per avere eretto gazebo osservando scrupolosamente le disposizioni contenute nel regolamento comunale ancor oggi vigente non sono sereni”, è il monito di Cna Rimini. “Sappiamo – lamenta l’associazione per bocca del responsabile Turismo e Commercio locale, Ivano Panigalli – che esiste una ‘querelle’ fra Comune di Rimini e magistratura in merito alla legittimità di tettoie, verande e gazebo eretti con comunicazione al Comune, accompagnata da planimetrie e relazione tecnica”.
La magistratura ritiene, contrariamente al Comune, che per erigere i manufatti in questione serva il permesso di costruire con relative procedure collaterali, mentre l’amministrazione comunale ha previsto, fin dal 1989, una semplice comunicazione di conformità al regolamento per l’arredo urbano.
“Ora che le strutture ritenute abusive cominciano ad essere poste sotto sequestro, con ben più gravi possibili ripercussioni per quelle che sorgono sulle aree demaniali”, fa presente Cna, a stagione ormai avviata “gli esercenti rischiano di non poter utilizzare spazi che sono vitali per le attività turistiche anche con l’inevitabile danno d’immagine dovuto alla presenza delle bandelle rosse che cingono inevitabilmente la struttura sequestrata nel pubblico esercizio, alla stregua di una scena del crimine”.
L’udienza che deciderà le sorti del primo gazebo sequestrato è fissata per gennaio 2012. Per l’associazione si tratta di un nuovo problema: “Questi imprenditori, dapprima vessati dalle iniziative di projet financing, dalla mannaia dell’aumento smisurato dei canoni, dalla direttiva Bolkenstein che riguarda la durata delle concessioni, sono ora assoggettati a questa ulteriore incertezza”.
di Carlo Kovacs