Al Qaeda conferma: Osama Bin Laden è morto. L’ammissione arriva in un comunicato datato 3 maggio e intitolato ‘Hai vissuto come un uomo buono, sei morto come un martire’. Il messaggio, firmato dalla ‘direzione generale di Al Qaeda’ è stato diffuso oggi dai forum jihadisti e ripreso dal sito di monitoraggio Usa, Site. Per i talebani, la scomparsa dello sceicco è “una maledizione” che si abbatterà sugli “americani e i loro alleati” con nuovi attacchi terroristici. “Non vivranno mai in sicurezza fino a quando il nostro popolo in Palestina non avrà la sicurezza – minacciano -. I soldati dell’Islam, gruppi e individui, continueranno ad agire senza stanchezza o noia, senza disperazione o resa, senza debolezza o stagnazione”. Il sangue di Bin Laden “non andrà sprecato”. Al Qaeda ha anche esortato il Pakistan alla rivolta e annunciato che diffonderà un messaggio audio dello sceicco registrato sette giorni prima della morte. “Si è rifiutato di lasciare questo mondo prima di condividere con la nazione islamica la gioia suscitata dalle rivolte di fronte all’ingiustizia e agli ingiusti” recita il testo. Nel messaggio, Bin Laden esprimerebbe le sue congratulazioni e darebbe consiglii a quanti stanno combattendo nel mondo arabo. L’audio, fanno sapere i talebani, si chiude con una poesia letta dallo sceicco e dedicata alle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa. Il testo inneggerà all’“orgoglio espresso dai rivoltosi, affrontando i tiranni con la verità” e ancora si legge: “Dipende solo dalla volontà personale una morte da schiavo o da uomo libero”. Negli undici paragrafi del comunicato si chiede infine che i corpi delle altre vittime del blitz che ha portato alla morte dello sceicco vengano riconsegnati alle famiglie. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, commenta che lo sceicco è stato sepolto in maniera “rispettosa” al contrario delle vittime dell’11 settembre 2001. Obama intanto ha incontrato alla base militare di Fort Campbell, in Kentucky, e decorato personalmente i membri dei Seals che hanno ucciso Bin Laden: “Grazie da tutta l’America. Avete fatto un buon lavoro, abbiamo tagliato la testa ad Al Qaeda”.

Ma pare che l’organizzazione progettasse da tempo un nuovo attentato per celebrare, alla sua maniera, il decennale dell’11 settembre. Stavolta il gruppo terrorista aveva in mente di manomettere dei treni in alcune località americane non ancora specificate, facendoli deragliare in modo spettacolare, magari mentre percorrevano un ponte o un viadotto. E’ quanto emerge dai primi documenti sequestrati nel compound pakistano dove viveva ed è stato ucciso Bin Laden. Secondo il sito della Abc, comunque, da una prima analisi di queste informazioni non emergono le prove di un pericolo specifico e imminente, di un complotto ai danni della sicurezza americana. Tuttavia, è chiaro come il gruppo che faceva capo a Bin Laden manteneva le sue aspirazioni omicide. Soprattutto rimaneva concentrato nello studio di attentati nel settore dei trasporti, in quelli che gli esperti di terrorismo chiamano ‘soft target’. In particolare, è stato riscontrato che nel febbraio 2010 al Qaeda stava contemplando la possibilità di portare avanti un’operazione contro dei treni proprio in occasione del decennale dell’11 settembre, quindi fra qualche mese. Si pensava semplicemente a manomettere i binari in modo da provocare un deragliamento tragicamente spettacolare, magari lungo un viadotto o un ponte, in modo da amplificare sui media l’effetto terrorizzante per la popolazione americana e occidentale.  Ad ogni modo, il portavoce della Dhs, il Dipartimento della Sicurezza Interna, Matt Chandler ha ricordato che si tratta di un primo rapporto “ancora sommario e che potrà essere soggetto di cambiamenti”. Per cui “malgrado ci sia un alto livello di vigilanza, non ci sono gli estremi per un allarme”.

“Non abbiamo alcun elemento per pensare a una minaccia terroristica imminente alla nostra rete ferroviaria, tuttavia – ha aggiunto Chandler – vogliamo avvisare i nostri partner del presunto complotto”. Quello che però è certo e che il ritrovamento di questi documenti conferma come lo sceicco del terrore fosse ancora al centro delle attività terroristiche. Secondo Richard Clarke, consulente della Abc sul tema dell’antiterrorismo, questi documenti dimostrano come Bin Laden fosse ancora la guida di al Qaeda e come avesse ancora il ruolo di vagliare e approvare gli attentati, proprio come fece l’11 settembre del 2001.

Ma nei 2,7 terabite di dati scoperti nel rifugio dello sceicco c’è dell’altro. Secondo fonti dell’intelligence Usa, tra i documenti trovati ci sarebbero elementi utili per stringere il cerchio attorno al numero due, il medico egiziano Ayman al Zawahiri. La situazione è però “fluida” e il presunto erede alla guida di Al Qaeda potrebbe già essersi spostato altrove.

Di oggi la notizia che la Cia aveva una base operativa in un edificio di Abbottabad, in Pakistan, da dove per mesi sono partite le missioni di sorveglianza del compound dove il leader di Al Qaeda è stato ucciso. Lo riporta il Washington Post, citando ufficiali americani. La casa sotto copertura era la base delle operazioni di intelligence dove la Cia riceveva informazioni da fonti pachistane e da altre fonti per per tracciare il profilo degli occupanti del compound e le normali attività che lì si svolgevano quotidianamente. La sorveglianza del covo di Bin Laden, dopo la sua scoperta nell’agosto scorso, si intensificò a tal punto – riporta il Washington Post – che la Cia chiese al Congresso americano di stanziare decine di milioni di dollari per utilizzarli in riprese video da satellite e registrazioni di voci all’interno del compound. La base operativa ad Abbotabad non è stata usata durante il raid durante il quale è stato ucciso Bin Laden e da allora è rimasta chiusa.

Oggi invece nella città è scattata la fase due dell’operazione statunitense: una quarantina di persone sono state arrestate perché sospettate di essere simpatizzanti di Al Qaeda. Le forze Usa stavolta avrebbero coinvolto i servizi segreti pachistani, l’intelligence militare e la polizia di Abbottabad, dopo le polemiche successive all’uccisione dello sceicco sulla diffidenza degli Stati Uniti nei confronti del Pakistan. “La presenza militare Usa sul territorio dovrà essere ridotta al minimo essenziale”, è l’ultima risposta dell’esercito pakistano, come si legge in un comunicato diffuso dal servizio stampa del generale Ashfaq Parvez Kayani. Ieri infine l’Onu ha chiesto la divulgazione completa delle notizie sul blitz americano (leggi la cronaca).

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