La prima stranezza è che alla vigilia di uno sciopero generale il segretario della Cgil Susanna Camusso discuta amabilmente con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, lo stesso che si prepara a contestare 24 ore dopo in piazza, bloccando il Paese. La seconda è che nella sala della Camera dei deputati dove si presenta il libro della deputata Pd Marianna Madia “Precari – Storie di un’Italia che lavora”, al tavolo dei relatori ci siano solo la Camusso, Tremonti e la giornalista Lucia Annunziata a moderare. Non si ricorda a memoria d’uomo la presentazione di un libro con l’autrice in platea, chiamata al tavolo solo quando Tremonti se ne va. La terza stranezza la fa notare l’Annunziata, dopo un’ora di interventi: “La parola ‘precari’ non è stata ancora pronunciata”. Ma poi il discorso cade sugli equilibri istituzionali tra Palazzo Chigi e Quirinale.
Il tema dei precari, che in teoria era alla base dell’evento, sembra interessare pochissimo sia alla Camusso che a Tremonti, l’una preferisce riconoscere al governo di aver investito molte risorse sulla cassa integrazione in deroga (di cui i precari praticamente non beneficiano). L’altro deve citare i suoi libri, ripetendo battute ormai lise e con qualche new entry nel repertorio, come la proposta di una Rai “con meno ballerine e più inglese”. Cioè che trasmette i film americani senza doppiaggio, così da formare le giovani generazioni a cui il governo ha tagliato i corsi di inglese a scuola (come gli fa notare la Camusso). Effetto collaterale: gli spettatori fuggirebbero tutti a Mediaset. Si discute diimposta patrimoniale, che per Tremonti servirebbe a poco “perché tutte le fortune sono all’estero” (ma come? lo scudo fiscale non le aveva riportate in Italia?).
La Madia prova a riportare, almeno nelle conclusioni, il dibattito sul tema. Cioè sui precari. Ma l’approccio è minimalista: “C’è un problema con le dimissioni in bianco che vengono fatte firmare alle giovani donne al Sud”. Tutto qui, nient’altro (e dire che nel libro della Madia di spunti ce n’erano). Non si parla neppure dello sciopero di oggi. Tranne che a fine dibattito, dopo i saluti, i baci, gli abbracci e le interviste ai Tg, la Camusso sorride: “Ah, e poi domani c’è uno sciopero generale…”.
Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2011