Sette pietre per tenere il diavolo a bada, sin dal titolo, è un disco ermetico “quanto uno scongiuro o una formula rituale“: a volte non è necessario capire il funzionamento delle cose quanto lasciarsi affascinare da esse e questo è un album affascinante, lo è stato per l’autore nei due anni che ci ha messo a scriverlo e lo è anche adesso che è finito. Dieci canzoni che hanno uno stile e un’eleganza ben marcati, una condivisione di momenti intensi ed espressivi narrati attraverso il canto popolare e la musica (anche) folkloristica.
Come è nato questo album e cos’è che ti ha ispirato nella stesura dei testi delle canzoni?
Le canzoni sono nate dalla necessità di confrontarmi con le mie radici di uomo del Sud e provare a usarle come filtro attraverso il quale guardare la realtà che mi circonda. Uno sguardo meridionale sullo splendore e la miseria del mondo.
L’album affonda le proprie radici nel canto popolare. Che importanza dai alle tradizioni? Quanto “ti senti italiano” nell’Italia di oggi? E quanto senti emotivamente l’anniversario dei 150 anni del nostro Paese?
Sono uno che potrebbe essere tacciato tranquillamente di revisionismo. So cosa ha rappresentato per il Sud Italia l’invasione e la rapina perpetrata in nome di alti ideali e dell’unità nazionale. So che gli eventi di allora hanno determinato in maniera inequivocabile la condizione di degrado, malaffare e arretratezza strutturale ed economica della nostra terra. Lo so anche se a scuola mi hanno insegnato un’altra storia. Non avrei nessun buon motivo per sentirmi italiano ma in questa Italia sono cresciuto e credo che questa Italia abbia bisogno di essere riscritta partendo innanzitutto dal raccontare come sono andate veramente le cose, perché è sulla verità che si basa la partecipazione.
Che rapporto hai con Internet? Quanto ti aiuta nel tuo mestiere? E come vedi la situazione musicale nell’Italia di oggi?
Uso Internet e spesso ne sono vittima, un po’ come tutti, credo sia un supporto in più per la condivisione delle informazioni anche se il pericolo dell’abbandono del sapere “analogico” non è da sottovalutare. C’è buona musica in Italia, tanta in Sicilia, quello che manca è la possibilità di veicolarla e promuoverla come si meriterebbe.
Cesare Basile sta presentando il suo nuovo lavoro discografico con un tour esclusivamente siciliano. È questa un’iniziativa nata nell’ambito de L’Arsenale, Federazione Siciliana delle arti e della musica, che vuole riscoprire e valorizzare la Sicilia tutta come un solo laboratorio di indipendenza e proposta culturale. “Il tour toccherà club, locali, associazioni, case private, bar di paese, cortili e crocevia: ovunque in Sicilia, ovunque sia possibile trovare o montare quattro tavole in croce davanti a un pubblico. Ovunque perché in Sicilia gli spazi per la cultura si inventano ovunque e quotidianamente grazie al lavoro di tanti che costruiscono per questa terra un presente diverso, una testimonianza civica dal basso e spontanea. Un tour che nasce dal ritorno, dalle radici, per una nuova e diversa appartenenza a una terra antica pronta a ridiventare bellissima”.
Queste le prossime prime date:
06-05 Mazzarino (CL)
07-05 Licata-AG (TBC)
13-05 Reggio Calabria (TBC)
14-05 Messina
21-05 Enna @ Alkemisa
27-05 Catania @ Sala Lomax
28-05 Chiaramonte Gulfi (RG) @ museo degli strumenti etnico musicali
Il tour proseguirà d’estate e per tutto il 2011 a cura di Locusta e Libellula Booking Agencies. Vive le Rock!