"Merola? E chi è? Conosco un cantante che si chiama così". "Voi giornalisti mi parlate di ballottaggio? Dovete vergognarvi". "E' l'ora di finirla con le spartizioni". "Sono tutti d'accordo, sono Coop rosse o altro?". "Oggi siamo in guerra e dobbiamo scegliere noi tra democrazia e partitocrazia"
Ma prima di scendere e iniziare con il comizio, Grillo se la prende con due obiettivi: con il “palazzo” e con i suoi uomini da un lato e con i giornalisti. “Dovete vergognarvi”, sbotta quando gli viene posta una domanda sul ballottaggio. “Perché parlate di ballottaggio? Che cos’è il ballottaggio? Ma perché siete così ristretti nel vostro vocabolo? Noi stiamo cercando di cambiare generazioni che fanno politica”.
“Guardateli”, dice indicando i suoi referenti bolognesi, “sono giovani e incensurati. Trovarne di incensurati è stato un dramma. Io non rispondo a domande senza senso perché non abbiamo identità politica, per adesso siamo un programma buono che ci hanno copiato tutti”.
Eccola, l’antipolitica Grillo style, funzionale al passaggio alla politica vera e propria, quella che parla ai cittadini. E qua l’alzo zero è contro le stanze dei bottoni e coloro che le occupano, anche a livello locale e a iniziare al Partito Democratico, diventato nel linguaggio del comico genovese il “pd meno elle”. “I candidati a sindaco di Bologna? Non so chi siano. Conosco un cantante che si chiama Merola. Ma poi che dire? Sono tutti d’accordo: sono coop rosse o sono Impregilo, sono cemento, posteggi, supermercati, automobili. Arrivano, fanno raggruppamenti, fanno schede finte, liste finte, si accordano, partiti che vanno con il Pd perché sanno già che gli daranno tre consiglieri. Sono i famosi captive. In economia sono quelle aziende che lavorano per un’azienda sola. Sei fornitore della Fiat? E se la Fiat va male e decide di cambiare fornitore, tu hai chiuso e non hai mercato. Allora questi radicali, la sinistra, i socialisti, i verdi: tutta questa gente non ha più mercato e si accorda con il Pd senza che si riesca più a capire che cosa sia”.
Ok, ma la formula per cambiare Bologna? “Non lo so e non vengo a dirvi come dovete fare a Bologna, lo diranno loro che ci abitano. È questa la grandezza: loro verranno votati dai cittadini bolognesi perché sono cittadini bolognesi”.
E poi avanti con i progetti che potrebbero diventare anche a Bologna oggetto di pratica amministrativa. “Siamo già in 30 Comuni con 32 consiglieri in città importanti. Non lo sa nessuno. Abbiamo già fatto dei progetti per la raccolta differenziata a Treviso, sull’energia idroelettrica per riattivare i fiumi sotterranei e Bologna ne è piena. Sappiamo come elettrificare il traffico senza tram che vanno su gomma o mongolfiere su rotaie. Già con l’ibrido si potrebbe far funzionare il traffico pubblico con una fettuccia messa sull’asfalto, senza troller o fili sopra. Quando cambi itinerario sposti solo la striscia. Queste sono cose che abbiamo già in mente e che sono già state fatte. E poi ancora il car sharing o il telelavoro, il wi-fi in tutte le piazze pubbliche, l’efficienza degli edifici comunali. Questi sono progetti che prenderanno tutti. Ci hanno già copiato e siamo entusiasti che ci stiano copiando”.
Ma a questo punto, forse, si sta già parlando di politica, senza “anti”. E qua, quasi con un sospiro, Grillo afferma: “La politica è un passaggio successivo. Però io non sono in grado, non sono un politico, sono un comico”.
E da comico corre sul palco e inizia ad inanellare battute e stoccate a destra e sinistra: “Noi qui saremo poco più di duecento” scherza Grillo, riferendosi alla poca attenzione mediatica che a suo avviso gli viene offerta. “Sto girando l’Italia – continua – la gente mi abbraccia, non so cosa stia succedendo. È partito tutto da questa città e da questa piazza, con il V-Day del 2007”.
Arringa la folla con temi cari al suo Movimento, i soldi pubblici e la partitocrazia: “i partiti si dividono un miliardo di euro, vivono di soldi, la politica è soldi. Vanno sui tetti per essere solidali con operai e cassintegrati, ma nessuno ha donato a loro del denaro: rimborsi elettorali per la ricerca, per gli operai e per le scuole”. “L’unico vero referendum – continua – è quello dei nostri padri che hanno scelto fra monarchia e repubblica. Oggi siamo in guerra, e siamo noi a dover scegliere fra democrazia e partitocrazia”.
Si ferma un attimo: “devo calmarmi altrimenti mi viene un infarto. Ma a me chi lo fa fare di girare con un camper a presentare questi ragazzi? Quante possibilità di farcela hanno, con 4 mila euro per la campagna elettorale?” domanda alla piazza, che risponde con un boato.
Anche il presidente della Regione Emilia Romagna subisce un attacco dal comico genovese, a causa di una legge del 2004 che vieta più di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. Norma che interessa proprio Vasco Errani, ma anche il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. “E questo accade perchè le regioni non hanno recepito la legge nazionale. Nessuno dice nulla, nessuno ha alcun interesse a farlo”.
Poi si rivolge direttamente alle tante persone assiepate in piazza: “Voi è quarant’anni che aspettate che qualcuno faccia qualcosa. Mettete una croce sul simbolo e state a guardare. Ma con noi è diverso, siete voi ad essere attivi. Con pochi soldi, grazie alla Rete, perchè la politica senza denaro diventa una cosa meravigliosa”.
Prende il fiato per il finale: “Voglio cambiare questo Paese. Questo è il momento di mandarli a casa. Non abbiamo più nulla da perdere. Questi sono giovani, non hanno esperienza è vero, non sanno rubare, truccare bilanci, non sanno instaurare rapporti con la mafia. La loro inesperienza è il nostro valore aggiunto”.
I grillini vengono poi presentanti uno ad uno. È il turno del candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle, Massimo Bugani: “con 4 mila euro è dura fare campagna elettorale, ma grazie a questi ragazzi è più facile”. “Siamo qualunquisti – continua – o lo sono gli altri?” e via ad elencare tutti i progetti portati avanti nel corso degli ultimi anni e le idee per il futuro. “Ogni sei mesi domanderemo ai cittadini se il nostro lavoro gli va bene. Se diranno di no, saremo pronti alle dimissioni”. Giovanni Favia, invece, loda i ragazzi del Movimento, “veri combattenti che vogliono riprendersi Palazzo D’Accursio”.
Grillo prende nuovamente il microfono in mano, ma questa volta solo per una raccomandazione: “Per favore, lasciamo pulita la piazza, raccogliete tutto. Ve lo dico perché questo spazio verrà lasciato a gente (il comizio di Vendola alle 21, nda) che non sappiamo che cosa possa fare”.
di Antonella Beccaria, Nicola Lillo e il video di Giulia Zaccariello