Almeno undici detenuti e sette agenti. E’ questo il bilancio delle vittime della rivolta scoppiata ieri in una prigione di Baghdad, gestita dall’Unità per la lotta al terrorismo del ministero degli Interni iracheno, e durata sei ore. I detenuti morti nell’ammutinamento erano tutti sospettati di appartenere ad al Qaeda.
Secondo le prime ricostruzioni fornite dal portavoce della sicurezza generale, Qassim al-Moussawi, gli scontri sarebbero iniziati durante l’interrogatorio dell’estremista Huthaifa al-Batawi, conosciuto come l”emiro di Baghdad’. Gli agenti intendevano scoprire i dettagli di eventuali attentati preparati per vendicare la morte di Osama Bin Laden. Ma l’uomo si è impossessato dell’arma di un tenente e, dopo averlo ucciso, ha liberato una decina di prigionieri. Così è scoppiato l’ammutinamento in cui sono rimasti uccisi il capo dell’Unità antiterrorismo per il settore di Karrada, il generale Moayed al Saleh, e alcuni agenti e ufficiali. Conquistate armi e granate, i detenuti si sono diretti verso i cancelli della prigione. Quando cinque di loro hanno preso un veicolo della polizia e tentato la fuga, gli agenti hanno risposto al fuoco, uccidendo i rivoltosi. L’altro gruppo di ammutinati si è invece asserragliato in uno dei settore del carcere. Dopo più di sei ore di scontri, la rivolta si è conclusa all’alba – piena notte in Italia -, quando tutti i detenuti sono stati uccisi.
Al-Batawi, a capo dell’ammutinamento, era accusato di aver preso parte al sanguinoso raid alla cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza nella capitale irachena, il 31 ottobre scorso, in cui sono morte 46 persone. Le forze di sicurezza del Paese si aspettavano una vendetta da parte degli appartenenti ad al Qaeda e avevano già rafforzato le misure di sicurezza in diversi punti di Baghdad. Anche il ministro degli Esteri, Hoshyar Zebari, durante una visita in Tunisia sabato, aveva detto di ritenere “probabile” nuovi attentati in Iraq dopo l’uccisione dello sceicco.