La tensione torna a salire in Egitto. Gruppi di salafiti e di copti si sono scontrati ieri sera al Cairo ingaggiando una vera e propria battaglia attorno ad una chiesa cristiana che, secondo fonti mediche, ha lasciato sul terreno 12 morti e oltre 230 feriti. L’esercito ha annunciato che 190 persone sono state arrestate e verranno processate da tribunali militari. Nuovi scontri fra estremisti musulmani e cristiani copti sono scoppiati anche oggi, causando altri cinque feriti. Gli autori dei violenti scontriscoppiati in nottata al Cairo sono “una minoranza criminale” e saranno giudicati immediatamente e condannati “con le pene più severe”, ha affermato il ministro della Giustizia egiziano, Abdel Aziz El Ghenzy.

Gli incidenti di ieri sera sono avvenuti nel quartiere periferico di Embaba attorno alla chiesa di Saint Mina. Non è ancora ben chiaro che cosa abbia innescato i disordini. Il ministro dell’interno Mansour el Essawi ha parlato in tv di un matrimonio contestato tra un musulmano e una cristiana. Diversi testimoni invece hanno riferito che centinaia di salafiti hanno circondato la chiesa dove a quanto sembra era stata rinchiusa una donna convertitasi all’Islam. E’ stato chiesto insistentemente che la donna fosse fatta uscire ma le guardie proposte alla sorveglianza del luogo di culto si sono rifiutate. Ne è seguito un alterco sempre più acceso che, secondo testimoni, è degenerato in una sparatoria arrestata solo da polizia e militari con i gas lacrimogeni.

Gli scontri sono stati condannati dalle autorità religiose musulmane. “Non hanno nulla a che vedere con la religione”, ma sono atti di “brigantaggio”, ha affermato una fonte dell’università di Al Azhar, la massima autorità del mondo sunnita, alla cui condanna si è unito anche il Mufti d’Egitto Ali Jomaa.

Gli incidenti di ieri sera rappresentano una preoccupazione in più per le autorità egiziane che, dopo le proteste popolari che lo scorso febbraio hanno portato alla caduta del presidente Hosni Mubarak, stanno cercando di riportare il paese alla normalità. I rapporti tra musulmani e cristiani in Egitto hanno conosciuto momenti di gravi tensioni. La minoranza copta, che rappresenta il 10 per cento degli 80 milioni di abitanti del paese nord-africano, lamenta di essere discriminata per motivi religiosi. Uno dei motivi di maggiore attrito tra le due comunità, inoltre, sono proprio le conversioni di cristiani all’Islam.

Le proteste anti-Mubarak dello scorso febbraio sembravano avere appianato le divergenze quando musulmani e cristiani si erano ritrovati fianco a fianco sulla piazza Tahrir, al Cairo, per chiedere al raìs di lasciare il potere. Le contestazioni anti-regime avevano persino fatto dimenticare la strage di capodanno ad Alessandria d’Egitto, dove un’autobomba era esplosa tra il 31 dicembre e l’1 gennaio davanti a una chiesa alla fine della messa di mezzanotte, provocando 23 morti. L’attentato era stato attribuito ad estremisti islamici.

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