Cronaca

Prostitute dal centro in periferia e hinterland<br>Ecco il “colpo di scopa” della Milano sicura

Un dispositivo riservato della Polizia Locale rivela che per sei mesi le lucciole sono state sistematicamente dirottate dal centro ai quartieri esterni e nei comuni vicini. Rabbia e incredulità tra gli alleati leghisti

“Via le prostitute dalle strade”. Del centro. Gli slogan cari al centrodestra milanese devono fare i conti con un documento che testimonia come il vero obiettivo della giunta Moratti sia di togliere le lucciole solo dalle strade del cuore della città. La Milano di Letizia Moratti e del Pdl, negli ultimi sei mesi, ha sistematicamente “scaricato” una buona parte delle prostitute sui quartieri periferici e su ignari comuni dell’hinterland.

Tutto inizia a novembre del 2010, quando le tredici “ordinanze anti-degrado” emanate dal sindaco di Milano nel 2008 si traducono in altrettanti “dispositivi” del comando dei vigili. Si tratta di schede operative, documenti ad uso interno della polizia locale, che ilfattoquotidiano.it ha rintracciato e che riportano i tanti servizi assegnati in regime di straordinario per dare la caccia a immigrati, barboni, rom e ambulanti. Uno però è particolare. Il dispositivo “C51″ (scarica il file) mette in pratica l’ordinanza contro la prostituzione notturna (la numero 29) assegnando tre pattuglie, un commissario aggiunto e sei agenti, operativi tutti i giorni della settimana dalle 21 alle 4 del mattino.

Gli agenti, si legge nell’atto, dovranno comminare la multa stabilita dal sindaco di 450 euro alla meretrice e al cliente, compilare il verbale corrispondente e un foglio ad uso statistico interno che servirà ad aggiornare la “mappa delle criticità”. Perché in questo caso non si parla più di diritti, di sfruttamento della prostituzione o di criminalità ma di pura di geografia. Poche righe più sotto, infatti, il dispositivo esprime il proprio intento con disarmante chiarezza: “L’obbiettivo del servizio è il massimo contrasto possibile alla prostituzione in strada, con particolare riguardo per le zone centrali della città. La filosofia che governa l’intervento – recita l’ordine di servizio – è quella di spostare gradatamente la prostituzione su strada verso la periferia e, se possibile, oltre i confini comunali”. Occhio non vede, cuore non duole, almeno nei salotti buoni e nei punti più in vista della città.

In altre parole il problema delle prostitute non viene rimosso né messo sotto il tappeto. Viene direttamente sollevato e spostato altrove, dove gli occhi dei cittadini-elettori della “Milano bella da vivere” non guardano. A questo punto si capisce meglio anche la reazione irritata del vicesindaco, Riccardo De Corato, per la bocciatura delle ordinanze sindacali sprovviste di una data di scadenza decisa dalla Consulta lo scorso 8 aprile. “Le lucciole sono state dimezzate in un anno”, rivendicava lui commentando la sentenza e snocciolando i numeri di un successo che era ancora tutto da decifrare. Nei sei mesi di operatività dell’ordinanza, ricordava De Corato, sono state comminate ben 8.406 multe. Ma a quanto pare le sanzioni non hanno fatto il miracolo. Trans e prostitute non si sono volatilizzati, non sono tornati al loro paese e non si sono neppure ravveduti. Con l’ordinanza e le “azioni mirate di disturbo” della polizia locale sono stati semplicemente costretti a sloggiare altrove. Non tanto lontano. In periferia. Oppure nel giardino dell’alleato leghista e di tanti comuni amministrati dal centrodestra.

Dall’8 aprile le ordinanze “senza scadenza” a Milano come nel resto d’Italia sono ufficialmente sospese. Da fonti qualificate all’interno della Polizia Municipale si apprende però che il servizio di dissuasione della prostituzione prosegue sotto traccia, con servizi distaccati e in regime di straordinario. Resta poi in vigore la vecchia ordinanza firmata dall’allora assessore De Corato nel lontano 1998, che multa i clienti per divieto di sosta e occupazione della carreggiata. La guerra di strada, insomma, continua. E sotto elezioni, non c’è più alleanza che tenga.

LA REAZIONE DELLA LEGA – “Ecco perché le nostre strade si sono riempite come mai prima. Questo scaricabarile però dimostra che fa bene la Lega a correre da sola in tanti comuni come il mio, senza fare alleanze con il Pdl”. A parlare è Fabrizio Cecchetti, candidato sindaco della Lega Nord a Rho (comune dell’hinterland) e consigliere regionale. Giura che ne parlerà direttamente con Umberto Bossi proprio domani, quando il Senatùr arriverà in città per sostenere la sua candidatura a sindaco. Perché, a questo punto, il candidato leghista non ci capisce più niente. E neppure i suoi elettori. Restano tutti di sasso quando scoprono che la Milano di Letizia Moratti e del Pdl, negli ultimi sei mesi, ha sistematicamente “scaricato” una buona parte delle prostitute su ignari comuni dell’hinterland. L’effetto della notizia è dirompente. “Via le prostitute dalle strade. Con il sindaco della Lega si può fare” è lo slogan con cui Cecchetti sperava di far breccia tra la gente di Rho. Una città in cui le lucciole erano tante da indurre lo stesso Cecchetti a promuovere un’associazione dedita al taglio dei rami ai bordi delle provinciali per impedire alle nigeriane di appartarsi con i clienti. Una ronda armata di decespugliatore, come testimoniano le colorite foto di “Rho Sicura”. Ma oggi è un giorno triste per il candidato leghista. Mentre il suo programma elettorale promette ancora la linea dura contro le prostitute scopre infatti di essere stato messo con le spalle al muro dal suo stesso alleato. Un brutto segnale, in vista delle elezioni del 15-16 maggio.

di Thomas Mackinson