Via libera a “Super-Mario”, come lo chiama affettuosamente la Bild-Zeitung, il quotidiano scandalistico tedesco. Oggi il cancelliere Merkel ha finalmente dato l’ok per la candidatura di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea. Ma a Berlino non mancano le polemiche. A fomentarle, ancora una volta, sono i liberali dell’FDP che sostengono Angela Merkel nella coalizione di governo. “Le qualità e il curriculum di Draghi non sono messi in discussione”, ha spiegato oggi ad Handelsblatt online Volker Wissing, presidente della commissione finanza del Bundestag. “Quello che chiediamo è che la decisione sul candidato italiano sia accompagnata da un pacchetto complessivo di riforme per assicurare la stabilità dell’euro. Dobbiamo garantire ai mercati finanziari che i paesi dell’area euro si sentono legati da una cultura della stabilità che dura nel tempo”.
Una reazione fuori luogo secondo i socialdemocratici dell’SPD, il maggior partito di opposizione. “L’uscita dei liberali rischia di danneggiare l’immagine del banchiere italiano”, ha spiegato a Handelsblatt Joachim Poß, capogruppo dell’SPD alla Camera. “Draghi è molto preparato: conosce la politica, l’amministrazione e l’attività bancaria. Non c’è alcun motivo per dubitare della sua volontà di stabilizzazione”. Poß rincara la dose e si scaglia anche contro la CDU, il partito della Merkel, colpevole di aver fatto prevalere, nelle ultime settimane, “ragioni nazionalistiche, che appaiono assurde”. L’esitazione della Merkel su un personaggio con un profilo così elevato sarebbe stata “catastrofica”. “Almeno in questa situazione l’istinto politico del cancelliere ha fallito”, continua il capogruppo SPD. “Per questo possiamo essere solo contenti del fatto che ora abbia corretto il tiro. Quello che è successo nei mesi scorsi non è nulla di cui il nostro paese possa andare fiero”.
La Germania si è opposta a lungo alla candidatura di Draghi anche perché, come riporta oggi il settimanale Die Zeit, “sembrava difficile comunicare ai tedeschi che, per la direzione dell’istituzione che vigila sull’euro, si sostiene un candidato di un paese altamente indebitato del sud Europa”. Oltre al pregiudizio nazionale ha pesato anche la possibilità che, alla direzione della BCE, si candidasse il presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca) Axel Weber. Ma lo scorso febbraio Weber ha dichiarato di non essere interessato al posto di Jean-Cleaude Trichet e per Draghi le probabilità di una nomination tedesca sono subito salite, fino a quando, all’inizio di aprile, Angela Merkel ha fatto sapere che la Germania non avrebbe presentato alcun candidato, perché l’italiano Draghi poteva essere considerato come “il più tedesco di tutti i candidati rimasti in corsa”.
Impressione confermata oggi anche nel lungo ritratto di Mario Draghi pubblicato da Handelsblatt. “Draghi è un pragmatico ed è equilibrato: difficile dire se sia un falco o una colomba”, si legge sulla versione online del quotidiano economico tedesco. “Un banchiere della BCE l’ha definito in modo chiaro unitalienisch (non tipicamente italiano). Ha la capacità di analizzare i problemi in modo analitico e diretto, senza preoccuparsi delle persone che stanno attorno ai problemi. Una qualità che molti politici non hanno”.
L’unica pecca sul curriculum di Draghi sarebbe il suo passato da manager di Goldman Sachs. La banca che “viene accusata di aver aiutato la Grecia a nascondere i suoi debiti con operazioni di cosmesi contabile”. Ma alla fine, si sa, nessuno è perfetto. Nemmeno Super-Mario Draghi.