Albert Huliselan Canepa, www.luttazzi.it
Cattiverie
L’Unità: “Scajola è tornato ad abitare nella casa con vista Colosseo”. Scajola: “Davvero?”
- 12:11 - Daily Crown: media, 'Camilla dietro il mancato incontro fra Carlo e il figlio Harry'
Londra, 2 ott. (Adnkronos) - Sembra che ci sia Camilla dietro il mancato incontro fra Carlo e il figlio Harry, che lunedì è arrivato a Londra per la consegna del premio WellChild, iniziativa benefica dedicata all'infanzia. Secondo una sua amica, la regina ha esortato il re, in cura per il cancro, a non vedere il duca di Sussex nel tentativo di evitargli inutili stress.
Parlando con il Daily Beast, la fonte ha affermato che Camilla "è stata la voce principale che ha esortato Charles a rallentare e a prendere le cose con calma. L'ultima cosa che vuole che lui faccia è stressarsi per un incontro con Harry". Camilla desidera inoltre che suo marito sia abbastanza in forma per partire per l'Australia prima della fine del mese, un viaggio per il quale si sta preparando godendosi un po' di tempo libero nella sua residenza in Scozia.
Il monarca, 75 anni, ha visto Harry solo una volta quest'anno, quando il duca è volato nel Regno Unito a febbraio dopo aver appreso della diagnosi di cancro di suo padre. L'amica di Camilla ha dichiarato che Carlo è comunque ansioso di seppellire l'ascia di guerra con il figlio, nonché di allentare la pressione sulla monarchia. "Il re ha un impulso istintivo verso la riconciliazione cristiana e la sua diagnosi di cancro non ha fatto altro che accentuarlo", ha affermato la fonte. "Vuole che questa questione venga risolta, non solo perché ama entrambi i suoi figli, ma perché è stata destabilizzante per la monarchia".
Anche Harry, all'inizio dell'anno, aveva chiarito di essere disposto a incontrare il padre per discutere la possibilità di una riconciliazione. A maggio, inoltre, aveva detto pubblicamente di essere deluso per non aver incontrato Charles durante il suo breve viaggio nel Regno Unito, ma aveva affermato di auspicare un incontro in futuro.
- 12:08 - Lavoro: Osnato (Fdi), 'disoccupazioni ai minimi dal 2007, ennesimo 'effetto Meloni''
Roma, 2 ott. (Adnkronos) - "Un altro dato economico molto significativo torna al livello antecedente la crisi finanziaria globale: quello di un tempo in cui l’Italia poteva contare su una congiuntura decisamente migliore di quella odierna. L’ennesimo ‘effetto Meloni’ è sul livello di disoccupazione, il cui minimo fa il paio col record degli occupati". Lo dichiara Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, presidente della commissione Finanze e responsabile economico del partito, commentando il dato Istat sul rapporto tra disoccupati e forza-lavoro, sceso al 6,2% ad agosto, 0,2 punti in meno di luglio e ai minimi dal 2007.
"I numeri suggeriscono che, rispetto al passato, ci sono più persone che lavorano e meno persone che, pur essendo in grado di svolgere una mansione, non cercano un impiego in quanto destinatarie di un sussidio. Senza fare nomi di movimenti politici, forse è il caso che i colleghi Cinque Stelle riflettano su questi dati - prosegue -. E che dire dei tanti pasdaran del salario minimo, incapaci di comprendere che per il nostro sistema economico sarebbe un autentico boomerang? Ma gli italiani possono stare tranquilli: con il centrodestra al governo, il lavoro c’è, chi produce ne crea di nuovo, e le politiche fiscali adottate lo valorizzano". "La prossima legge di bilancio proseguirà su questa strada di evidente successo", conclude Osnato.
- 12:07 - Mo: Gaza, '41.689 palestinesi uccisi da inizio guerra'
Gaza, 2 ott. (Adnkronos) - Sono almeno 41.689 i palestinesi uccisi e 96.625 quelli feriti dall'inizio della guerra di Israele nella Striscia di Gaza, lo scorso 7 ottobre. Lo rende noto il ministero della Salute, controllato da Hamas, dell'enclave.
- 12:07 - Mo: Pd a Tajani, 'serve iniziativa politica concreta, da governo gravi omissioni'
Roma, 2 ott. (Adnkronos) - "Siamo davanti a una sequenza di atti gravi che vanno condannati senza esitazioni, e le omissioni del governo sono molto pesanti” . Così il responsabile nazionale esteri del Pd, il deputato Peppe Provenzano, nel corso dell’audizione dei ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto alla Camera.
“La gravità degli eventi attualmente in corso e la sequenza di azioni e reazioni senza misura, con effetti drammatici in termini umanitari, devono essere condannate interamente. Per questo – ha aggiunto – pesano le omissioni del ministro Tajani, che nella sua relazione ha condannato l’attacco missilistico iraniano, i lanci di razzi di Hezbollah, come facciamo anche noi, ma ha dimenticato di condannare con nettezza le sistematiche violazioni del diritto internazionale che il Governo di Israele sta commettendo a Gaza, così come l’operazione di terra e i bombardamenti in Libano, e chiedere l’immediato ritiro delle truppe israeliane dal confine e il rispetto di tutte le risoluzioni Onu”.
Provenzano ha poi chiesto al governo una “chiara iniziativa politica per affrontare la crisi in Medio Oriente”, perché “non bastano nemmeno le sole condanne e non possiamo più ascoltare parole a cui non seguono atti conseguenti". Quanto sta accadendo in Libano – ha concluso – è cruciale per l’intera area ed è cruciale per il nostro Paese, che proprio in Libano ha saputo esprimere in passato un protagonismo politico per la pace attraverso la missione Unifil, a cui va garantita la massima sicurezza, e attraverso il contingente umanitario, anch’esso dimenticato nella relazione del ministro, che va sostenuto in questa fase con mezzi adeguati per garantirne la sicurezza e facilitarne l’evacuazione”.
- 12:05 - Caso Montante: oggi giorno del giudizio, ex paladino antimafia rischia 8 anni/Adnkronos
Palermo, 2 ott. (Adnkronos) - Rischia di finire in carcere oggi stesso, se la Corte di Cassazione dovesse confermare la sentenza di appello, l'ex paladino dell'antimafia Antonello Montante, arrestato nel 2018 per corruzione, mentre era tra gli uomini più potenti in Italia. Dopo sei anni e due processi, oggi toccherà ai giudici con l'Ermellino decidere se, come si legge nelle motivazioni della sentenza di appello, "grazie alle sue conoscenze istituzionali", Montante "raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l'uso". Non solo. Montante "si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all'uso". Poteva anche contare sui Servizi segreti. Ed era persino in grado di "condizionare la politica". Ecco perché l'8 luglio del 2022 Montante era stato condannato a 8 anni di carcere. Sei anni in meno del primo grado. I giudici d'appello parlavano di un "accordo corruttivo". Condannati, nel 2022 anche alcuni componenti del suo ''cerchio magico'', accusati a vario titolo di corruzione, rivelazione di notizie coperte dal segreto d'ufficio e favoreggiamento.
A 5 anni era stato condannato il capo della security di Confindustria Diego Di Simone (il gup gli aveva dato 6 anni e 4 mesi), a 3 anni e 3 mesi il sostituto commissario Marco De Angelis, (4 in primo grado). Assolti, invece, il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della guardia di finanza di Caltanissetta, che in primo grado aveva avuto 3 anni, e Andrea Grassi, dirigente della prima divisione dello Sco che aveva avuto un anno e 4 mesi.
Montante, secondo l'accusa, avrebbe compiuto una attività di dossieraggio per colpire gli avversari e avrebbe condizionato la politica regionale. I giudici d'appello, a firma della presidente Andreina Occhipinti, giudici a latere Giovambattista Tona e Alessandra Giunta, scrivevano così nelle motivazioni, depositate dopo oltre 500 giorni dal verdetto: "Dietro la coltre fumose della locuzione 'sistema', tanto spesso utilizzata anche in questo giudizio, nonostante sia più appropriata alla sintesi giornalistica che non all'analisi dei fatti tipici propria della giurisdizione, si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più trasparenti categorie della politica, dell'economia e delle istituzioni", scrivevano ancora i giudici della Corte d'appello di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza. E ancora: "Molte intercettazioni descrivono la 'fama' acquisita da Antonello Montante presso soggetti imputati, indagati o estranei ai fatti oggetto dell'indagine. Se ne ricava prova del fatto che in quegli ambienti e in contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacità di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici non tanto del territorio, ma della Regione e del Pese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa".
Il giorno in cui venne arrestato, il 14 maggio del 2018, Antonello Montante, si barricò nel suo appartamento. Nell'attesa distrusse oltre 20 pen drive e decine di documenti. Forse parte del suo archivio. Per i giudici "Vi fu una sistematica attività delle più influenti autorità nel sottolineare l'importanza" dell'impegno dell'ex Presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante "la rilevanza del suo ruolo, la necessità di dare ascolto alle sue proposte e alle sue iniziative". Poi i giudici ribadiscono che Montante, con l'aiuto di alcuni complici, anche loro condannati, avrebbe avuto "ripetutamente accesso" alle "banche dati Sdi per procedere ad interrogazioni non autorizzate su imprenditori, politici, amministratori, professionisti, editori, giornalisti, collaboratori di giustizia, persone sospettate di appartenere alla criminalità organizzata, un magistrato, i suoi familiari e la sua autovettura". Insomma, Montante, "era l'uomo potente che poteva garantire la possibilità di ottenere sostegno e favori, e l'accordo si basava sulla corrispettiva messa a disposizione da parte del pubblico ufficiale delle sue funzioni e da parte dell'imprenditore di ogni utile suo buon ufficio".
Inoltre, si leggeva nelle motivazioni che Montante "ha approfittato di opportunità che avrebbe potuto perseguire per coltivare ambizioni, interessi particolari e al contempo anche valori civici e obiettivi ideali e invece le ha piegate per pratiche di natura illecita, unitamente al dato della sistematicità delle condotte, impedisce delle circostanze attenuanti generiche e di qualsivoglia altra attenuante".
Un altro capitolo delle motivazioni era dedicato ai suoi rapporti con la famiglia mafiosa Arnone di Serradifalco, paese di origine di Montante. "Non voleva fare emergere pubblicamente i suoi rapporti con la famiglia Arnone", scrivevano i giudici della Corte d'appello di Caltanissetta. "Si può dare per certo che aveva intrattenuto rapporti di familiarità e di affari con la famiglia Arnone. Sebbene sul punto Montante non abbia mai fatto specifiche ammissioni sull'esistenza e sulla natura di questi rapporti e sebbene allo stato degli atti non vi sono nelle contestazioni da valutare imputazioni che prefigurino che questi rapporti siano trascesi nell'illecito penale, ciò che conta ai fini del presente del giudizio è che Montante aveva cercato in ogni modo di evitare che essi emergessero e fossero sottoposti alla pubblica opinione".
I giudici puntavano la lente di ingrandimento sul 'cerchio magico' di Montante. Tra questi c'è l'ex poliziotto Diego De Simone."Il primo appartenente a questa rete era Diego De Simone Perricone, già appartenente alla polizia di Stato, assunto dalla "Aedificatio Spa", su segnalazione di Montante, società che svolgeva servizi di sicurezza in favore di Confindustria nazionale. Di Simone Perricone, che non poteva più accedere alla banca dati si serviva di Marco De Angelis, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo". Secondo i giudici "molti dei dati rinvenuti nella 'stanza segreta' dell'abitazione di Montante provenivano da questa attività di accesso illecito". Gli accessi "venivano effettuati da Salvatore Graceffa, vicesovrintendente della Polizia di Stato, alle quali le richieste pervenivano da De Angelis". Montante, si leggeva ancora nella sentenza "raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l'uso", "ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine, l'uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro". E ancora, scrivevano i giudici "plurime fonti riferiscono che egli si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all'uso".
Montate era stato giudicato in primo grado con il rito abbreviato, così il Appello gli è stata comminata una condanna a 8 anni. E' stato in carcere per un anno e mezzo.
Nel frattempo, prosegue, seppure a ritmo rallentato, anche il cosiddetto Maxi processo di Caltanissetta che vede alla sbarra 30 imputati. Già in quattro non fanno pi parte del dibattimento per intervenuta prescrizione. A questo punto ci si chiede se l’associazione a delinquere contestata a Montante reggerà oggi in Cassazione. Perché la decisione influirà anche sul maxiprocesso. Tra gli imputati l'ex Governatore Rosario Crocetta e altri politici tra cui l'ex assessora regionale Linda.
Ma ci sono ancora dei misteri attorno a questa inchiesta. Nel processo devono ancora essere ascoltati gli investigatori della Squadra Mobile di Caltanissetta. E già la prescrizione è alle porte per tanti altri imputati accusati da associazione a delinquere. L’unico reato che rischia di rimanere in piedi è quello della corruzione.
Nel 2021 Montante si fece interrogare per quasi per quattro udienze. Una ventina d’ore di interrogatorio, qualche centinaio di pagine di verbali. L'ex imprenditore aveva negato tutti gli episodi e gli addebiti da capo dell’associazione a delinquere con cui l’ex paladino antimafia avrebbe commesso i reati di corruzione e di accesso abusivo ai sistemi informatici. "No, assolutamente no", aveva ripetuto per diverse volte. Alla fine dell'udienza, a porte chiuse, il suo legale disse: "Montante ha fatto presente che tutti i presidenti di Confindustria facevano richieste di informazioni a Diego Di Simone (ex capo della Security di Confindustria nazionale, coimputato al processo, ndr) e poi lui faceva un resoconto sulla base di quello che aveva trovato ma la sua fonte di informazioni non la diceva a nessuno". (di Elvira Terranova)
- 12:03 - Mo: Meloni, 'rafforzare mandato Unifil, al lavoro per sicurezza cittadini e militari italiani'
Roma, 2 ott. (Adnkronos) - L'obiettivo è la "stabilizzazione del confine israelo-libanese attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701". Così la premier Giorgia Meloni, parlando della crisi in Medio Oriente nel suo intervento in apertura del Consiglio dei ministri.
"In questo quadro, l'Italia ha invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un rafforzamento del mandato della missione Unifil al fine di assicurare la sicurezza del confine tra Israele e Libano in attuazione delle vigenti risoluzioni dell'Onu" ha proseguito la presidente del Consiglio, secondo la quale "è altrettanto urgente giungere a un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi in linea con la risoluzione 2735".
"Nella riunione di ieri - ha inoltre spiegato Meloni ai ministri - abbiamo anche discusso della messa in sicurezza dei cittadini italiani e dei militari del contingente Unifil. Il tavolo di Governo è stato convocato in forma permanente per monitorare costantemente l'evolversi della situazione e adottare tempestivamente le misure necessarie", ha concluso.
- 12:01 - Dc: Battistoni (Fi), 'Merloni grande italiano, sua eredità vive'
Roma, 2 ott. (Adnkronos) - “La scomparsa di Francesco Merloni è una grave perdita per l’Italia, per le Marche e per il riferimento che la sua vita professionale ed imprenditoriale ha rappresentato non solo per l’economia nazionale, ma per il tessuto sociale del Paese e delle Marche che ha contribuito a far crescere rendendolo più forte e coeso. Con lui se ne va uno degli ultimi grandi capitani di industria che ha valorizzato l’eccellenza italiana, che ha portato le Marche e la sua Fabriano ad essere conosciute e apprezzate a livello nazionale e nel mondo, trasformando una piccola provincia italiana nella capitale degli elettrodomestici e di una nuova cultura nel fare impresa". Lo afferma il commissario regionale di Forza Italia delle Marche, Francesco Battistoni.
“È stato anche -ricorda- un politico di prim’ordine ricoprendo l’incarico di ministro del Lavori pubblici che ha guidato con tenacia e passione, la stessa che ha sempre riposto nella conduzione del suo Gruppo. Merloni è stato un grande italiano ed è stato un esempio virtuoso della capacità imprenditoriale dei marchigiani che ha contributo a esportare in Patria e fuori. Ci mancherà il suo genio e la sua passione ma la sua eredità vive grazie ai suoi insegnamenti e alla sua famiglia”.