Il problema dell’informazione sull’Unione Europea, di cui ho parlato nel post precedente, è per me duplice: da un lato se ne parla poco e male, ignorandone i successi e attribuendole “insuccessi” (o presunti tali) altrui. Dall’altro si fa da cassa di risonanza dei governi nazionali, che da sempre usano “Bruxelles” come capro espiatorio, senza minimamente mettere in prospettiva.
Prendiamo l’esempio, ancora caldo, del dibattito sull’immigrazione nordafricana e della boutade di Maroni sull’uscita dell’Italia dall’Ue. Non è un messaggio o una minaccia ai partner europei per strappare più “solidarietà”. È un messaggio ad uso e consumo interno dei media italiani. Infatti i miei amici italiani hanno recepito quanto segue: l’Ue è egoista perché ci molla da soli a gestire l’immigrazione; allora non serve a niente, tanto vale uscirne (un bel sillogismo!).
Per avere un’idea della situazione reale a partire dai giornali – lasciamo pure perdere la Tv – bisogna cercare con il lumicino. Per fortuna, in questo panorama desolante, si trovano ancora eccezioni (che confermano la regola). Ne prendo due del Fatto: l’articolo Perché la Ue non può aiutare Frattini e l’articolo di Giampiero Gramaglia da Bruxelles, che fotografa la situazione così: “Per i tunisini, le regole di Schengen non ne prevedono l’ingresso: non vanno accolti, ma rispediti. Giusto o sbagliato che sia, questa è la regola: magari va cambiata, ma bisogna farlo insieme, non con iniziative unilaterali. […] Ma le parole dell’Europa [e daje! Si riferisce alla Commissione europea e alcuni Stati, nda], che non saranno alate, ma sono concrete e, comunque, precise, ancorate ai patti che l’Italia ha firmato, alimentano nella maggioranza rancori dalle tinte elettoralistiche“.
Per finire, sarà la mia formazione di ingegnere, ma mi pare che non si possa capire un fenomeno senza averne chiare le dimensioni. Sapere che è “epocale” è un po’ pochino. Allora prendo da European Voice: secondo l’Unhr (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) 431 mila persone sono fuggite dalla violenza in Libia da febbraio a oggi. Di queste, 215 mila sono andate in Tunisia, 172 mila in Egitto e 23 mila in Niger. All’inizio del mese di aprile circa 8.000 erano ancora bloccate alla frontiera con la Tunisia, la quale ha una popolazione di 10,4 milioni di abitanti e un prodotto interno lordo di 6.061€ pro capite; l’Italia ha 61 milioni di abitanti e un Pil pro capite di 21.306€. Per quanto riguarda le domande di asilo (eh sì, c’è una bella differenza tra migranti e richiedenti asilo!), nel 2010 l’Italia non stava nemmeno nella top ten della classifica di numero di domande rispetto alla popolazione totale. In testa c’era Cipro (1320 domande per milione di abitanti), seguita dalla Svezia (990) e dal Belgio (765). L’Italia? Si fermava a 40.
Insomma, mi pare davvero difficile, almeno per ora, trovare riscontri oggettivi ai toni anti-Ue assunti di recente da esponenti leghisti anche di governo. Solo che – salvo eccezioni – quei toni sono stati amplificati dai media in maniera acritica, sortendo l’effetto desiderato: alimentare l’euroscetticismo per sentito dire.
Una migliore informazione sull’Europa e sull’Ue è fondamentale. Continuare con il pressappochismo attuale non può che portare acqua al mulino del populismo, il che equivale a continuare a ballare sul Titanic.
Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.