Secondo Mannheimer "il suo elettorato non bada a queste cose", mentre Cacciari definisce lo scontro come "un buon segno perché significa che il Pdl è disperato"
Letizia Moratti “ha perso la trebisonda, è agitata, disperata: buon segno”. Massimo Cacciari non ha dubbi: l’attacco che il sindaco ha rivolto a Giuliano Pisapia durante il confronto televisivo a Sky, è l’evidente “segno di nervosismo puro e semplice, agitazione che si è ormai impossessata del Pdl”. Un ottimo segnale, secondo l’ex sindaco di Venezia, al quale però Pisapia avrebbe dovuto reagire diversamente, non querelando. “Io avrei usato l’arma della presa per il culo, avrei detto che capiamo la difficoltà di Moratti, è lì solo grazie ai 20 milioni che ha messo sul tavolo per essere candidata, che sta lì grazie alla Lega e le direi di stare comunque tranquilla: ancora venti giorni e la mandiamo a casa”. Secondo Cacciari se “i milanesi non sono definitivamente rincoglioniti non lasceranno passare anche questo”.
Di opinione diametralmente opposta Renato Mannheimer. “L’elettorato della Moratti non bada a queste cose, probabilmente la voterà lo stesso”, dice il sociologo che “assolve” il sindaco. “Non credo sia stata una decisione sua, presa autonomamente; penso piuttosto sia stata consigliata, mal consigliata, da qualcuno” dello staff ma “il suo elettorato non bada a queste cose”. Secondo Enrico Finzi, invece, Moratti e il Pdl “stanno tirando la corda in modo esasperato e oltre un certo limite un oscuro senso di dignità finirà per cogliere persino l’Italia”, dice il sondaggista. Le false accuse rivolte dal sindaco a Pisapia segnalano che “c’è disperazione, molti di loro sanno di essere ormai arrivati alla frutta. La strategia della macchina del fango, dello sputtanamento dell’avversario è la metodologia di antica memoria fascista che persino gli uomini della Moratti praticano allegramente”, aggiunge Finzi. Tutto questo, a suo avviso, “si iscrive all’assoluta pochezza, nasconde la mancanza di risultati concreti ottenuti” e ha così spinto la Moratti ha “calunniare, dire il falso, diffamare Pisapia”.
C’è poi chi, come Nicola Piepoli, sostiene che per quanto possa rientrare in una strategia politica, l’attacco personale della Moratti a Pisapia “non cambia nulla ai fini elettorali: per mille voti che si spostano a favore del sindaco ce ne sono mille che si spostano a favore di Pisapia”, dice. “E’ la classica operazione a risultato zero, il solito fumo; aspettiamo di vedere le urne”.
Secondo Stefano Draghi “la Moratti comunque non vincerà al primo turno”, dice il professore di Metodologia delle Scienze sociali alla Facoltà di Scienze Politiche alla Statale di Milano nonché tra i maggiori studiosi delle metodologie per l’analisi dei dati elettorali e i sondaggi politici. “Ci si aspettava questa uscita di Moratti, era in difficoltà e si è attaccata a questo”, afferma Draghi. “E’ una mossa pensata, ragionata. Del resto loro sono in forte difficoltà, destinati al ballottaggio e il secondo turno la partita si apre perché quel deficit di notorietà che oggi Pisapia ha viene colmato al primo turno”. Secondo Draghi, dunque, “il problema è proprio che Berlusconi e Moratti sanno che il rischio al secondo turno è altissimo così puntano al primo”. Come vincere? “Visto il discredito di cui gode Moratti, sia nell’elettorato del Pdl sia in quello della Lega, l’unico modo è portare al voto il popolo berlusconiano che altrimenti starebbe a casa”, afferma Draghi. La cosiddetta “spirale del silenzio”: “Per riportarla alle urbe Berlusconi si è candidato e le sta provando tutte, ma per vincere al primo turno dovrebbero ulteriormente alzare lo scontro e i toni, cosa molto rischiosa perché c’è una soglia oltre la quale l’effetto è controproducente”.
Anche secondo Alessandro Amadori, psicologo e autore, tra l’altro, del testo “Duello finale. Berlusconi-Prodi, chi vincerà e perché”, l’attacco della Moratti potrebbe condurre a effetti “negativi” per il sindaco. L’attacco personale “o è ininfluente o negativo per lei”, dice. “Non è stata una mossa azzeccata. I milanesi hanno un gran bisogno di concretezza negli aspetti della vita quotidiana, l’aspettativa è un cambiamento concreto della quotidianeità”, aggiunge. “Vogliono una città Europea normale, non siamo nel 1994 al voto ideologico, questa volta a Milano il voto è sentito dalla cittadinanza perché vogliono la normalità”. Quindi, conclude Amadori, “ritengo che non sia sufficiente ascoltare una frase di Moratti per far cambiare idea a un elettore che aveva deciso di non andare a votare, anzi. Va ricordato che il 10% dei cittadini sceglierà solo il giorno del voto, il 5% di questi nel seggio con la scheda in mano e questa volta, ripeto, è considerata una tornata importante dai milanesi: vogliono una città normale”.
Marcello Foa è nel dubbio, la mossa della Moratti possa essere vincente o un boomerang. E si esprime sul sito de Il Giornale, il quotidiano di casa Berlusconi (leggi). Scrive Foa: “Se nelle prossime ore i suoi comunicatori non riusciranno a gestire alla grande il caso, spostando il focus del dibattito sulla credibilità personale di Pisapia, facendolo passare per un ex estremista rosso che ha sfiorato il terrorismo, Letizia rischia il boomerang, non tanto verso la base del Pdl, ma nei confronti degli elettori moderati, ma ancora indecisi e mai come ora cruciali”.