Domande sulla vita privata alla selezione per un posto da direttore dell'istituto case popolari di Brescia. La denuncia arriva da Mirko Lombardi consigliere d’amministrazione di minoranza, per Sinistra ecologia e libertà, dell’ente presieduto da Ettore Isacchini, uomo del centrodestra
Hai mai avuto rapporti con persone del tuo stesso sesso? Oppure la tua attività nel settore si limita alla masturbazione? O magari soffri di impotenza, eiaculazione precoce, frigidità, vaginismo… E già che ci siamo, hai mai tentato il suicidio?
Sono domande che faremo fatica ad accettare dagli amici del cuore. Chissà come si sono sentiti, trovandosele di fronte, i candidati a un posto di direttore tecnico dell’Aler di Brescia, l’ex istituto case popolari che gestisce circa 10 mila alloggi tra città e provincia. “Alcuni di loro erano sconvolti”, racconta Mirko Lombardi, consigliere d’amministrazione di minoranza, per Sinistra ecologia e libertà, dell’ente presieduto da Ettore Isacchini, uomo del centrodestra. “Ho chiesto e ottenuto dall’Aler il test incriminato, e ho visto che la realtà superava l’immaginazione”. Un direttore tecnico deve saper progettare, seguire i cantieri, valutare gli appalti, dirigere il personale. Le domande contenute nel test psicoattitudinale Cba 2.0 (Cognitive Behavioural Assessment) esondano però negli aspetti più intimi della vita personale. Attualmente ha perdite di urina e di feci durante il giorno o durante il sonno? Il suo ciclo mensile è regolare? Ha mai avuto aborti? Vomita facilmente? Si droga, fuma, o forse beve “in maniera eccessiva fino ad ubriacarsi?”.
Non pago di addentrarsi nella profondità delle viscere, il test Cba va a toccare gli aspetti più delicati dell’esistenza umana. Com’erano i rapporti con i suoi genitori? Magari “pessimi e senza amore”? Oppure sono morti quando era piccolo? Quali traumi ha avuto nella sua vita? E ancora: ha problemi con il cibo, o con il sonno? Di che malattie soffre, e quali problemi psicologici pensa di avere? Di fronte a tanta scientifica invadenza, ai candidati deve essere sembrato un sollievo rispondere a domande sulla relazione con il fidanzato o la fidanzata, con l’opportunità di barrare caselle tipo “calda, serena, affettuosa” piuttosto che “non c’è amore, ma solo litigi e incomprensioni”.
Il tutto è aggravato dal fatto che ad avvalersi di questo strumento di selezione del personale è stata un’azienda pubblica, il Cispel, a cui l’Aler aveva affidato la selezione. Il Cispel è una filiazione di Confservizi, associazione di imprese ed enti di gestione dei servizi pubblici della Lombardia, presieduto da Giovanni Bordoli, consigliere del Pdl al Pirellone. Ora la vicenda deve prendere la strada della Procura della Repubblica, sostiene Mirko Lombardi, “per prima cosa a tutela dell’Aler stesso. Sono convinto che il questionario violi la legge contro la discriminazione sui luoghi di lavoro, in materia di orientamenti sessuali e stato di salute”.
E’ vero che i risultati del test, curati da una psicologa collaboratrice del Cispel, Mara Micheli, sono rimasti anonimi e all’azienda sono state consegnate soltanto schede di valutazione finale, ma questo non cancella il disagio di chi, in cerca di un buon posto di lavoro, si è trovato di fronte a una specie di seduta psicanalitica prestampata. Certo che ogni candidato sarebbe stato libero di alzarsi e andarsene, ma, afferma ancora Lombardi, “in tempi di crisi si può essere disposti a sopportare questo e altro”. Isacchini, il presidente dell’Aler di Brescia, raggiunto al telefono appare infastidito dal clamore del caso: “Non c’era nessuna volontà omofobica”, precisa, “comunque non sono né uno psicologo né un giudice, dunque mi riservo ulteriori valutazioni”.
Gli psicologi, invece, non hanno bisogno di molto tempo per offrire la loro. Il Cba “è un test che misura, in modo superficiale, soprattutto la tendenza alla depressione e all’ansia”, spiega Chiara Lupo, specialista in psicodiagnostica. “Fa effetto la natura delle domande, a cui è davvero antipatico dover rispondere in una selezione di personale”. Lo conferma Luigi Solano, docente di psicologia all’Università di Roma: “Il suo impiego mi sembra del tutto improprio, non solo per la violazione della privacy, ma anche perché nulla garantisce che il candidato risponda sinceramente a domande così private, in cui è evidente quali potrebbero essere risposte valutate negativamente”.
da Il Fatto Quotidiano del 12 maggio 2011