“È presidente e maggiore azionista di Syntek capital group, società d’investimento attiva nel settore delle telecomunicazioni e dei media con sede a Monaco di Baviera”. Correva l’anno 2001 e Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti si raccontava così sul sito Internet del ministero dell’Istruzione. Lei, donna manager, “donna del fare”, chiamata al governo da Silvio Berlusconi, sfoggiava orgogliosa l’ultimo traguardo raggiunto in carriera. A un decennio di distanza, nella sua pagina online del Comune di Milano, la sindaca Moratti conferma: è ancora lei il socio principale nonché presidente dell’advisory board di Syntek. Solo che nel frattempo è successo di tutto.
Il gruppo fondato nel 2000 dalla moglie del petroliere Gianmarco Moratti si è trasformato in un buco senza fondo che ha inghiottito centinaia di milioni di perdite. Quasi peggio dell’Inter, gran passione dell’altro Moratti, Massimo. Anche lì i bilanci sono da tempo in rosso profondo, ma almeno la squadra ha fatto man bassa di trofei. Nel regno di Letizia, invece, si perdono quattrini e basta. E poi tocca al marito staccare l’assegno per far fronte al passivo.
Negli ultimi cinque anni l’avventura Syntek è costata una somma non inferiore ai 200 milioni di euro. I conti sballati della società con sede in Baviera hanno mandato a picco i bilanci della Securfin holdings, la società di famiglia di Gianmarco e Letizia Moratti. La stessa a cui fanno capo una serie di proprietà immobiliari in Italia e all’estero (Stati Uniti e Gran Bretagna), compresa la casa del sindaco in pieno centro di Milano e il castello di Cigognola, nell’Oltrepo Pavese.
Securfin holdings ha perso 11 milioni nel 2006, addirittura 112 milioni l’anno successivo, poi 45 milioni nel 2008 e altri 20 nel 2009, ultimo dato disponibile. Dal bilancio emerge che la holding targata Moratti vanta crediti per oltre 180 milioni nei confronti di una finanziaria olandese, la Golden.e, a sua volta esposta verso Syntek. Ma le probabilità di recuperare questi prestiti sono talmente ridotte che sono state iscritte all’attivo a valore zero.
Insomma, una situazione disastrosa. Mica male per una signora che ama sfoggiare le sue competenze manageriali. Proprio lei, l’erede dei Brichetto, una dinastia di assicuratori partiti da Genova alla fine dell’Ottocento. Certo, impegnata a fare il sindaco, forse Letizia Moratti avrà trovato poco tempo da dedicare alla sua Syntek. È un fatto, comunque, che nel suo ruolo di maggiore azionista e presidente dell’advisory board avrebbe comunque dovuto dare un occhio alla gestione aziendale e alla scelta degli investimenti.
A quanto sembra gli affari sono andati a rotoli sin da principio. L’iniziativa è partita troppo tardi per cavalcare a fine anni Novanta l’onda del boom della cosiddetta New Economy. In compenso è stata investita in pieno dalla crisi. Una delle operazioni meno fortunate (eufemismo) è però molto lontana dal mondo delle nuove tecnologie. Carte alle mano si scopre che la società controllata da Letizia Moratti è riuscita a perdere svariate decine di milioni con la Cargoitalia, una compagnia aerea per il trasporto merci. Nel 2008 Syntek ha messo in vendita l’azienda, passata al gruppo Leali con il supporto di Banca Intesa. Il conto finale è stato pesantissimo: 76 milioni di perdite. Un mezzo crac che ha lasciato il segno nel bilancio della holding.
Speranze di recupero? Pochine, al momento. E pensare che nel 2000, per lanciare la neonata Syntek, i Moratti chiamarono a raccolta una schiera di consulenti d’eccezione. Un vero parterre di grandi nomi della finanza internazionale. Scorrendo l’advisory board si incontrano personaggi come Antoine Bernheim, a lungo presidente delle assicurazioni Generali, l’avvocato Sergio Erede, titolare di uno degli studi legali più noti nella city milanese, Eckhard Pfeiffer, già numero uno di Compaq computer e molti altri ancora.
Nell’elenco spunta anche il nome di Sonja Kohn, banchiera con base in Austria che dopo la sua esperienza in Syntek è stata travolta dal crac di Bernard Madoff. Era lei, questa l’accusa, a vendere in Europa i prodotti finanziari del bancarottiere americano, protagonista di uno dei crac più clamorosi della storia di Wall Street. La Kohn, così come gran parte degli altri consulenti, ha da tempo rotto i rapporti con Syntek. Motivi d’immagine: meglio tenere le distanze da una società che perde soldi a rotta di collo. Così, alla fine, il cerino acceso è rimasto a Letizia Moratti. E il marito paga.
da il Fatto quotidiano del 13 maggio 2011