Il Fatto Quotidiano ha incontrato davanti a palazzo Garampi, sede del Comune di Rimini, i due candidati in corsa per la poltrona di sindaco. Andrea Gnassi, 42 anni, esponente del Pd e Gioenzo Renzi, 65, del Pdl e Lega nord. Quando i giochi sembravano fatti a favore di Gnassi, il Carroccio si è imposto tramite l’onorevole Gianluca Pini che ha voluto fortemente la candidatura di Renzi, fondatore di Forza Italia a Rimini, a discapito del compagno di partito, il pidiellino Marco Lombardi. Ora la sfida sarà più dura. Rimini è una terra storicamente rossa, ma Renzi piace a molti cittadini aldilà dell’appartenenza politica.
Un’indagine recente del Sole 24 Ore fissa a una media di 20 mila euro la dichiarazione dei redditi a Rimini, ma la città nel rapporto tra sportelli bancari e popolazione è seconda solo a Trapani ed è una delle prime per immatricolazioni di suv. Si può parlare di una cultura dell’evasione fiscale a Rimini? Se sì, come pensate che sia possibile porvi rimedio?
R: “Che ci sia l’evasione fiscale è fuori discussione. Un controllo può essere fatto dal Comune, riscontrando i dati in merito all’erogazione di servizi quali l’accesso alla casa e agli asili. Si può controllare se le dichiarazioni sono conformi alla realtà”.
G: “Qui c’è un sistema economico di accesso al credito da rivedere. La Banca di Rimini, il Credito di Romagna, la Cassa di Risparmio sono commissariate. Noi abbiamo bisogno di un credito per i piccoli-medi imprenditori, pertanto, come Comune, favoriremo il credito per la rendita d’impresa. Questo vuol dire andare dentro l’evasione fiscale, tutelando le imprese sane. Poi assumerei il protocollo sulla legalità che consente di proteggersi dall’infiltrazione mafiosa. Va anche rivisto il meccanismo degli appalti col criterio del massimo ribasso”.
Il commissariamento delle banche riminesi è dovuto a rapporti poco chiari con istituti di credito di San Marino. Riciclaggio e usura i reati contestati. Come intendete gestire i rapporti con la repubblica del Titano?
G: “Bisogna riannodare le fila di rapporti controversi dagli ultimi 50 anni. Occorre ripristinare un sistema di relazione, coinvolgendo anche Regione, Provincia e Comune. Auspico che questi enti aprano un tavolo di crisi aziendale sui 6000 frontalieri, colpiti da una tassazione una tantum che San Marino ha disposto come reazione ai tentativi di Tremonti di fargli rispettare le regole comunitarie sul credito”.
R: “La soluzione più semplice perché non vengano colpiti i frontalieri è arrivare a una tassazione unica. Quanto al mondo bancario, ritengo che debba fare investimenti improntati al finanziamento della logica d’impresa e al presidio del rischio. A tutto il resto, quando non vengono rispettate le regole, deve pensare l’organo di controllo che è la Banca d’Italia”.
Il manifesto “Cercasi sindaco” del comitato “Schiavi in riviera” chiede al futuro primo cittadino: “Si può parlare ancora di poche ‘mele marce’ per indicare le aziende che violano i diritti dei lavoratori? Come si risolve il problema?”
G: “Non è che fa tutto schifo, come sostengono alcuni… Il discorso va spostato su un altro piano: l’obiettivo è creare un patto sano fra imprese, lavoro e istituzioni, per costituire una filiera economica che non compete schiacciando i diritti dei lavoratori e abbassando la qualità”.
R: “Noi siamo tutti figli del lavoro irregolare. Da ragazzi abbiamo lavorato tutti negli alberghi e certamente non era in regola nessuno, però in questo modo è decollata la nostra economia turistica a impresa familiare. Oggi, nell’ambito di una competizione internazionale, deve riqualificarsi, rispettando le norme contrattuali del lavoro”.
La Lega nord sostiene che vi sia una sperequazione nello stanziamento dei fondi regionali a discapito della Romagna e fa della Romagna indipendente il suo cavallo di battaglia. Qual è la vostra opinione in merito?
R: “Sono a favore della regione Romagna con la soppressione delle 3 province. La riviera romagnola rappresenta una realtà con 40 milioni di presenze turistiche, l’85 per cento del turismo regionale. Mi sembra un dato di fatto che a Bologna la Romagna non è considerata per quello che realmente esprime. Si vede nelle risposte inadeguate alle nostre esigenze di migliorare la viabilità, il sistema aeroportuale e, a Rimini, la rete fognaria”.
G: “Nel mondo globalizzato di oggi ci si sta con i sistemi. Contano le reti, le relazioni. Bologna la riconosco come capoluogo regionale, nella misura in cui mi dà funzioni utili al mio Comune. L’Emilia-Romagna ha stanziato 500 milioni di euro per il fondo di non autosufficienza, 45 milioni per il nuovo pronto soccorso di Rimini. Questo è stato fatto con la Regione, così com’è. I campanili si alzano quando non ci sono progetti concreti su cui lavorare”.
La giunta uscente ha previsto una spesa di circa 4 milioni di euro per un primo intervento sull’avamporto. Tutta l’opera ne costerà circa 10. Al nuovo sindaco toccherà il completamento dei lavori. Ma ce n’era bisogno?
R: “Ora sì, è un intervento necessario per la sicurezza dei pescherecci e delle barche da diporto, ma si sarebbe potuto spendere molto meno se l’avamporto si fosse costruito assieme alla darsena, come prevedeva il ministero della marina mercantile. È stata un’opera sbagliata dal punto di vista progettuale, come la diga mobile a ridosso del ponte di Tiberio, che costò 7 miliardi di lire”.
G: “Dobbiamo tornare ad essere una città sul mare, non solo una città di mare. È necessaria una riqualificazione dell’area del porto, concertata con i vari soggetti della sua consulta, perché torni a essere un luogo dell’identità di Rimini”.
Il piano generale del sistema fognario del 1972 prevedeva una progressiva separazione delle reti bianca e nera, mentre dopo quasi 40 anni la rete attuale è sostanzialmente una mista. Che cosa vi impegnate a fare per risolvere il problema degli scarichi delle fogne a mare?
R: “Non è pensabile che il nostro Comune si trovi ancora con 25 scarichi a mare. Per una città che ha al centro il turismo balneare la qualità delle acque è fondamentale. Il piano delle fognature va fatto a Rimini nord e sud con la separazione delle reti, ma le risorse non ci sono. Andremo avanti con stralci perché l’intera opera costa quasi 1 miliardo. C’è un ritardo di decenni che non si misura solo in termini di tempo, ma in opere ancora più costose, perché nel frattempo la città si è espansa con nuove costruzioni”.
G: “Se sarò sindaco metterò in pratica un progetto condiviso dal forum per l’ambiente, il consorzio di bonifica, il Comune, la Provincia, l’Asl ed Hera. Nella zona di Rimini nord, dal porto canale a Torre Pedrera, realizzeremo a brevissimo il completamento dello sdoppiamento della rete fognaria. A Rimini sud, le vasche di prima pioggia saranno aumentate da 5 a 22, quelle per la laminazione passeranno da 8 a 14 e verrà introdotto un sistema di pozzetti, che intercettano a mare il flusso già convogliato in condotta dalle acqua miste. Questi interventi saranno sostenuti subito da 15 milioni di investimento. Altri 43 milioni sono disponibili per il depuratore di Santa Giustina”.
Ora in parlamento è in discussione una legge sul fine vita che intende obbligare il degente al mantenimento delle funzioni vitali. A Rimini dal 15 settembre 2010 è operativo un registro dei testamenti biologici. Da che parte vi schierate?
R: “Vi sono delle ragioni etiche che vanno salvaguardate. La difesa della vita è sempre da tenere in considerazione, ma è un tema complesso, perché va riconosciuta anche la libertà individuale di decidere su un momento così delicato della propria esistenza”.
G: “Prendo a prestito le parole di Rosi Bindi che dice che non si può stabilire per legge la nascita e la morte. Non bisogna strumentalizzare come fa il governo un tema così sensibile, per coprire un vuoto dato dall’assenza di risposte che il Paese attende”.
Alla Scm il 6 settembre 2011 finirà la cassintegrazione a zero ore. Ancora 70 persone ne beneficiano e molti di loro non verranno riassunti. Che cosa può fare l’amministrazione comunale a sostegno dei lavoratori?
R: “Può adoperarsi perché si creino nuove possibilità occupazionali, cercando di aprire trattative con l’associazione degli imprenditori, per dare risposte a questa situazione di crisi”.
G: “Aprirò un tavolo di crisi aziendale per dare una risposta di prospettiva alle 70 famiglie. Comune, Provincia e Regione daranno il loro contributo. L’Emilia Romagna ha disposto risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga, in una quantità dieci volte maggiore a tutto il resto d’Italia”.
Le spiagge andranno all’asta con concessioni ventennali. Ritenete che sia un compromesso valido per evitare le sanzioni dell’Unione europea e salvaguardare l’impresa locale?
R: “Ritengo che bisogna fare una legge che contempli i diritti degli operatori e la loro capacità di non rendere precaria la gestione degli stabilimenti e che sia compatibile allo stesso tempo con la direttiva europea”.
G: “La demagogia dei 90 anni di concessione della Brambilla si è rivelata per quello che era: l’ennesima bufala pre-elettorale. La nuova disposizione prevede tra l’altro che i manufatti siano in possesso della concessione edilizia, che per la tipologia delle nostre spiagge è difficile da avere. Ora siamo preoccupati. Gli operatori chiedono risposte urgenti. Dopo questo annuncio spot a Rimini rimane un tremendo caos”.