Oggi aspettavo le prime proiezioni sul voto delle elezioni amministrative, sul mio divano, dopo aver dovuto annullare tutti i miei impegni a causa di complessi problemi di salute delle mie figlie. Leggevo i miei documenti, le mie carte, in previsione dei lavori parlamentari. Ero in tensione “politica”, soprattutto per l’avventura di Luigi de Magistris a Napoli, ma anche per quella di Giuliano Pisapia a Milano. In cuor mio temevo che ancora una volta sulla voglia di riscatto potesse avere la meglio il voto di scambio, o più semplicemente la disattenzione ed il disinteresse. Temevo per la meravigliosa città di Napoli, che non merita di essere sfruttata ancora.
Così, quasi distrattamente, ho ascoltato la prima proiezione che mi ha davvero fatto trasalire. A Napoli Luigi sta ottenendo, dati alla mano, un successo clamoroso: sia rispetto al PdL, che pensava di chiudere la partita al primo turno, sia, soprattutto, rispetto al Partito Democratico che quando già Luigi aveva dato la disponibilità alla candidatura, gli aveva contrapposto il prefetto Morcone, perdendo l’occasione di fare la cosa giusta almeno una volta nella vita. Successo clamoroso e a detta di molti imprevedibile quindi, così come quello di Giuliano Pisapia, che a Milano sta trionfando su una Letizia Moratti travolta da un crollo suo, personale, e da uno politico, quello del suo padrino, un Berlusconi che esce umiliato e distrutto da questi primi turni.
Nella città partenopea con molta probabilità la figura di Luigi de Magistris ha restituito alla politica la sua reale dimensione: fare il bene della comunità senza accordi sottobanco. Il prestigio di questa candidatura è indiscutibile, così come lo spessore di Luigi, che non ha perso quel suo grande senso di responsabilità nei confronti dei cittadini che gli avevano dato quasi mezzo milione di attestati di fiducia alle elezioni europee, e gli stanno dando fiducia oggi. Tutti quei voti non erano merito di qualcuno, di qualcosa, erano per quel che era e per quel che è lui, come persona. In quest’occasione, come ai tempi della toga, Luigi ha ricevuto schiaffi da destra e sinistra, ma la risposta dei napoletani mi sembra non lasci spazio a dubbi, e dimostra che a volte bisogna rinunciare alla partitocrazia per sostenere semplicemente i giusti e il nuovo.
Dopo le passerelle di Berlusconi e amici della cricca e dopo lo “scandalo” Cosentino, i napoletani hanno deciso di non cedere al compromesso e hanno voluto dare un voto che guardi al futuro. Staccare di circa 10 punti il candidato ufficiale del più grande partito di opposizione che gode anche dell’appoggio di Sinistra Ecologia e Libertà, è francamente un’impresa degna di un grande uomo e di un grande gruppo. Ma soprattutto si registra una grande presa di coscienza del popolo di centrosinistra a Napoli che ha bocciato Bassolino, Iervolino e affini, “prendendosi” di forza il candidato che realmente voleva.
A Milano, Letizia Moratti paga la sua politica anti-rom, le sue bugie sulle mafie in città e le sue diffamazioni televisive. Paga, la mamma di Batman, soprattutto il suo sponsor politico, un Silvio Berlusconi che se fosse nella pienezza delle sue facoltà intellettive dovrebbe dimettersi e dedicarsi ai nipotini: ai suoi nipotini, nel senso che dovrebbe pensare a fare il nonno, non fraintendetemi.
Il dato, oltre al trionfo di Luigi de Magistris e Giuliano Pisapia, è chiaro e netto: a Milano, dove Berlusconi ha messo la sua faccia in pvc, dove ha sostenuto la candidata del centrodestra, incredibilmente il voto ha ribaltato i sondaggi. Il che equivale a dire che oltre a non portare voti a Lady Diffamazione, Berlusconi l’ha addirittura affossata. Che la Moratti non fosse granchè gradita lo si era capito al comizio accanto al Duomo, quando solo in quaranta irriducibili si erano presentati sotto il palco nonostante la presenza di mezzo governo; triste, molto triste.
Continuo a seguire le proiezioni, con il cuore più leggero e con la certezza che, comunque vada, nell’ordine di scarti del 2-3%, oggi gli italiani un pezzo di storia l’hanno fatta, una buona dose d’orgoglio l’hanno tirata fuori e parte della dignità che pensavano di aver perso se la stanno riprendendo. Con forza e senza chiederla “per favore”.