“Se si ritiene che sia utile a stabilire ancora più nel dettaglio cosa accadde il 25 settembre 2005, ben venga”. Ma Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, il diciottenne ferrarese morto dopo due colluttazioni con agenti di polizia, aveva commentato a caldo: “Speravo che fosse abbastanza quanto era stato prodotto nel processo di primo grado”.
Si chiude così la seconda udienza bolognese del processo d’appello che vede imputati per omicidio colposo quattro poliziotti, Enzo Pontani, Paolo Forlani, Luca Pollastri e Monica Segatto (ancora assente in aula), già condannati a 3 anni e 6 mesi. A far pronunciare quelle parole alla madre della giovane vittima è stato l’accoglimento da parte della corte di alcune istanze delle difese. Tra queste, una perizia medico-legale (con due fotografie che riproducono tessuti cardiaci) e il confronto tra Gustavo Thiene, colui che rilevò le prove della compressione toracica a cui era stato sottoposto il ragazzo, e lo specialista Claudio Rapezzi, il consulente della difesa che parlò già nel precedente grado di giudizio di danni al cuore provocati dall’assunzione di ketamina.
Il faccia a faccia tra i due esperti ci sarà martedì prossimo, 24 maggio, sempre presso la corte d’Appello di Bologna, e non è escluso che al termine, se dovessero rimanere dubbi, venga disposta una nuova perizia per verificare se le cause della morte determinate in primo grado sono confermate. Inoltre, sempre tra le nuove acquisizioni della corte, presieduta da Daniela Magagnoli, c’è anche un articolo medico pubblicato sulla rivista specializzata Pub eMd sugli effetti della ketamina.
Altre richiese del collegio difensivo (tra cui risentire i carabinieri intervenuti il giorno dell’omicidio Aldrovandi e un sopralluogo in via dell’Ippodromo, dove si consumarono i fatti) sono state respinte perché ritenute dall’“esito improbabile”, “non decisive” e troppo “generiche”. Soddisfatti comunque i legali che rappresentano i quattro poliziotti. L’avvocato Giovanni Trombini dice infatti che “in primo grado erano stati compressi i diritti della difesa. Ora la situazione sembra cambiare tanto che il confronto tra i periti non era stato richiesto da noi, è stata una decisione autonoma della corte”.
Se la nuova perizia non dovesse essere disposta, i tempi di conclusione del processo d’appello non dovrebbero dilatarsi troppo arrivando a sentenza probabilmente prima dell’estate. Nel caso in cui fossero disposti ulteriori accertamenti, invece, il rischio è quello di arrivare alle porte dell’autunno. Si giungerà così a ridosso del sesto anniversario della morte di Federico Aldrovandi.
Nelle prime ore del mattino del 25 settembre 2005, infatti, una prima pattuglia della polizia intervenne a Ferrara, in via dell’Ippodromo, perché era stato segnalato un ragazzo in stato di forte agitazione. Ne giunse subito dopo una seconda e, negli scontri che seguirono, il ragazzo perse la vita. Ieri, nel corso della prima udienza, è stata data lettura della relazione che ricostruiva – in base alla sentenza già emessa – cosa accadde, i ritardi nel chiamare i soccorsi (sul corpo di Federico si riscontreranno 54 lesioni) e le omissioni in fase di indagine. Le prossime udienze già fissate, oltre a quella del 24 maggio, sono state calendarizzate per il 25 e il 30 maggio.