Pochi diritti per gli omosessuali. Per questo l’Italia è al secondo posto tra i Paesi Ue meno tolleranti. Dietro Cipro e alla pari di Malta e Lettonia. Lo dice l’ultimo rapporto dell’associazione per i diritti dei gay Ilga-Europe, reso pubblico oggi in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia. E’ tutta l’Europa a guardarsi allo specchio: secondo il rapporto, nonostante i passi avanti fatti da quel lontano 1990, anno in cui l’Organizzazione Mondiale della Salute ha riconosciuto che l’omosessualità non è una malattia mentale, sono ancora troppe le discriminazioni sessuali nel vecchio continente.
In Italia manca da sempre una vera e propria legge contro l’omofobia. Il 23 maggio sulla norma è previsto un dibattito in Parlamento. E in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, le associazioni gay, lesbiche e transessuali hanno incontrato il presidente della camera Gianfranco Fini e il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, ha chiesto “risposte degne di una grande democrazia” e “sanzioni vere e piene contro le discriminazioni”, esorcizzando il rischio dell’ennesimo “testo di legge che sia uno specchio per eludere un problema”.
Proprio l’Italia ospiterà l’Europride 2011, il più grande evento Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) del continente, in programma dall’1 all’11 giugno a Roma. Ma secondo Ilga-Europe il nostro Paese è tra quelli che non stanno facendo nulla per migliorare i diritti degli omosessuali, alla pari, fuori dalla Ue, di Turchia e Ucraina. “L’omofobia e la transfobia sono odio, e l’odio è disgusto – dice Patanè -. E’ davvero possibile che in Italia l’odio e il disgusto continuino a essere la norma che esclude, discrimina, umilia e rinchiude milioni di persone e le loro famiglie nello specchio di una vita falsata e irreale?”.
Dall’Europa arriva la solidarietà del presidente dell’Europarlamento europeo Jerzy Buzek che, in occasione dell’apertura di una mostra sui diritti dei gay a Strasburgo, ha definito l’omofobia “deplorevole, perché denigra le persone e le priva dei loro diritti sulla base del loro orientamento sessuale”. La speranza è che i primi a raccogliere il messaggio siano i suoi compatrioti, visto che proprio nella sua Polonia gli organizzatori del gay pride di Varsavia del prossimo giugno si sono visti rifiutare la possibilità di ricevere visti gratuiti per i manifestanti provenienti da paesi vicini come Bielorussia, Ucraina e Russia. La scusa? “Regole interne della zona Schengen”, secondo quanto ha fatto sapere il ministro degli Esteri polacco.
D’altronde, secondo le associazioni per la parità dei diritti, più si va a est, o a sud nel caso dell’Italia, più diventa difficile lottare contro le discriminazioni sessuali. In Russia, ad esempio, i diplomatici Ue hanno un bel da fare per cercare di convincere le autorità di Mosca a concedere l’ok al primo gay pride nella storia del Paese, in teoria il 28 maggio. Intanto qualche giorno fa la Corte di giustizia Ue ha sancito che le coppie omosessuali dovrebbero vantare gli stessi diritti pensionistici di quelle etero, accogliendo il ricorso di una coppia gay tedesca.