La provincia bulgara, come amano chiamarla alcuni, da oggi forse sarà un po’ meno rossa. Ma ormai è certo: a Ravenna Claudio Casadio, candidato di Pd, Sel, Idv, Pri, Rifondazione comunista-Comunisti italiani e Radicali laici socialisti, con il 62,05 per cento, subentra all’uscente Francesco Giangrandi come nuovo presidente della Provincia. Fabrizio Matteucci, sindaco in carica, ricandidatosi con la stessa coalizione di partiti del collega alla Provincia, continua a sedere comodo sulla poltrona più prestigiosa di palazzo Merlato, rieletto al secondo mandato. Questo il risultato decretato dalle urne e non c’è bisogno neanche del paventato ballottaggio.

Inutili le strategie in Comune di Foschini (Pdl-Lega nord) e del candidato civico Ancisi che avevano dato un segnale all’elettorato, annunciando una loro alleanza nel caso che i cittadini venissero richiamati alle urne. A Ravenna (Provincia e Comune) il grande vincitore è il Movimento 5 Stelle. Un risultato non di molto inferiore al 10 per cento fa sì che i grillini s’impongano come la nuova realtà della politica ravennate e indica che l’adunata di piazza con il loro leader ha avuto lo sperato effetto: calamitare attorno al suo movimento tutti quegli elettori che, stanchi della decennale oligarchia della sinistra, avrebbero ingrossato le fila dell’astensionismo. Eccolo il segreto del successo di un movimento che, visti i risultati, dovrà fare sempre più i conti con la gestione di un consenso crescente, scrollandosi di dosso quell’etichetta di antipolitica che già non gli piace più. Alla buona performance dei 5 Stelle si oppone la débacle di Fli: in Provincia i finiani con Baldrati non raggiungono neanche il 2 per cento, lo superano ma di poco in Comune con Palazzetti. Da non sottovalutare è anche la crescita della sinistra: in Provincia Sel e i due partiti comunisti assieme ottengono l’8,8 per cento.

Sempre in Provincia Claudio Casadio stacca Rudi Capucci, candidato di Pdl e Lega nord, di quasi 36 punti percentuali. L’ex sindaco di Faenza sapeva di giocare una partita facile. “I partiti del centro-sinistra hanno costruito tutti assieme questo risultato”, così commenta la vittoria aggiungendo: “Ora il nostro compito sarà rilanciare lo sviluppo come ci hanno chiesto gli elettori, accordandoci nuovamente la loro fiducia”. Il Carroccio, in Provincia, si ferma al 27 per cento scarso. Capucci si dichiara comunque soddisfatto: “Sconfiggere il Pd –afferma- sarebbe stato come riuscire a scalare una montagna altissima, noi l’abbiamo erosa. Dal quasi 70 per cento del 2006 il centro-sinistra è sceso al 62: questo indica che ci sarà una composizione diversa in consiglio comunale. A mio avviso il risultato della Lega sul territorio è buono: indica una complessiva tenuta e un consolidamento”. La Lega, che alle provinciali rispetto al 2006 è aumentata del 9,4 per cento, sembra guardare oltre un risultato certamente positivo: “Stiamo lavorando per il futuro – dichiara Capucci -, il nostro obiettivo rimane quello di creare una nuova classe dirigente. Ai primi posti della nostra agenda c’è sempre la Regione Romagna. Organizzeremo un referendum entro il 2015 e stiamo continuando a portare avanti una proposta di legge sulla riduzione delle province da discutere alla Camera”. La riflessione di Gianfranco Spadoni, terzo alle urne, parte invece da una constatazione generale: “Certo occorre prendere atto del fatto che lo scenario politico è cambiato, basti pensare al fenomeno dei grillini, coi quali bisogna fare i conti”. Pietro Vandini, il candidato dei 5 Stelle, si aggira col sorriso nelle sale del Comune. Sa che il suo risultato, superiore al 9,5 sia in Provincia che in Comune, è il segno di “una prova di forza notevole, considerando che a Ravenna –sottolinea Vandini- esistiamo da circa 6 mesi”. E aggiunge: “in piazza più che la presenza di Grillo è stata importante la nostra. La gente ha sentito una forte empatia con noi, perchè si è riconosciuta in persone normali. Questa è stata la chiave di volta che ci ha permesso lo stesso successo a Ravenna come in altre città, penso per esempio all’ottima prova di Bugani a Bologna”.

In Comune la proclamazione di Matteucci è attesa più a lungo. Solo attorno alle 23 il sindaco raggiunge i giornalisti nella sala preconsiliare. A quell’ora sono state scrutinate 128 sezioni su 165, ma i toni e la sicurezza ostentati sono già quelli del vincitore. Matteucci solido al 55 per cento e sicuro di non dovere affrontare il ballottaggio, cita una frase dell’allenatore Julio Velasco: “Chi vince festeggia e chi ha perso deve dare spiegazioni”. L’allusione è per il centro-destra che non è riuscito a fare paura alla grande coalizione messa in piedi dal sindaco. Il Pdl supera di poco l’8 per cento e la Lega nord non arriva al 5. Nereo Foschini, candidato del centro-destra si attesta complessivamente poco oltre il 21 per cento. Non basta per impensierire Matteucci, anche perché il candidato civico Ancisi deve accontentarsi di un 10,5 per cento. “È fallito di larga misura -commenta Matteucci- l’obiettivo del ballottaggio a cui avevano puntato il centrodestra e i grillini, che comunque ottengono un risultato in aumento rispetto alle regionali”. Quella di Matteucci è la cronaca di una vittoria annunciata, ma il sindaco riconfermato alla guida della città bizantina dovrà d’ora in avanti governare, tenendo presente che il larghissimo favore (69 per cento) ottenuto alle ultime elezioni è svanito e altre forze politiche stanno crescendo sul territorio, imponendosi come realtà non certo trascurabili.

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